HOREB  N. 44 - 2/2006  

Il Dio della vita

Editoriale  

Da quello che ascoltiamo, ogni giorno, dai telegiornali o leggiamo sui giornali, abbiamo l’impressione di essere assediati dalla morte: guerre, stragi, delitti mafiosi, macchine accartocciate sulle strade, delitti nello spazio familiare… Si ha l’impressione che sia impossibile uscire da questa logica di morte per respirare aria altra.

Contro questa spirale di morte, la Bibbia, al di là delle logiche umane che pure vengono raccontate, ci dice che Dio, quello che noi cerchiamo, e di cui abbiamo parlato nel quaderno precedente, è il Dio della vita, creatore della vita e custode appassionato di ogni esistenza. Questo ci sembra il canto fermo di tutta la Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse. La morte è estranea all’intenzione originaria del Creatore: «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza» (Sap 1,12-14). La morte, quindi, non è una scelta di Dio, anzi è una scelta contro Dio, è opera diabolica: «La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo, e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono» (Sap 2,24). È chiaro, allora, che non si può fare appello a Dio quando si scatenano guerre e strategie di morte, di violenza, ma queste opere denotano un’appartenenza al diavolo, a colui che vuole dividere dal progetto di Dio.

Il «Signore, amante della vita» (Sap 11,26), nel Figlio suo Gesù si fa seme gettato sotto terra, che marcendo, spacca la terra, l’ambito della morte, ed esplode come vita, come spiga. Fuori metafora: Gesù raggiunge l’uomo nella sua sventura, nel cuore della morte, si propone come amore fedele e donando la sua vita, apre all’uomo la via della vita e della resurrezione, non solo sottraendolo da un destino di morte, ma restituendogli la pienezza e la dignità che spesso le condizioni precarie o ingiuste dell’esistenza gli sottraggono. L’uomo che si lascia toccare e si lascia coinvolgere in una relazione personale con lui, sperimenta che dagli spazi della sua esistenza segnati dalla morte, erompe la vita. Fa l’esperienza di ritrovarsi vivo e, animato dal Vivente, diventa capace di porre gesti di vita.

E si pongono gesti di vita non solo quando biologicamente si dà la vita a una nuova creatura, ma anche quando nelle varie relazioni umane, fratturate da odio, intolleranza, incomprensione, animati dal respiro di Dio, si diventa capaci di porre gesti di amore, di perdono e di accoglienza e si pone l’altro nelle condizioni di vivere con dignità.

Dentro questa prospettiva si muove la monografia del presente quaderno.

Essa è introdotta da una riflessione antropologica sull’identità della persona come progetto di vita: progetto non di matrice individualistica, bensì aperta alla relazione dialogica con l’altro e quindi alla trascendenza (G. Schillaci).

Dalla concezione della persona come progetto di vita all’esperienza di Dio amante  della vita: è la seconda parte della monografia. Tre articoli evidenziamo tre aspetti complementari: la misericordia come recupero rigenerante delle creature umane dai propri fallimenti esistenziali (A. Neglia); la libertà come chiamata responsabile a scegliere la vita per saper abitare la terra nella prospettiva dell’Alleanza, cioè dell’amore (D. Candido); il dono della vita nuova nel Figlio Gesù come vita di relazione interpersonale ed ecclesiale (R. Toni).

L’accoglienza del Dio della vita è dinamismo rigeneratore della realtà e in particolare di quelle realtà complesse che portano dentro di sé il peso e i condizionamenti della storia. La terza parte della monografia focalizza l’attenzione su alcune di queste realtà. Sulla Chiesa: il suo movimento di rinascita post-conciliare è certamente debitore alla sensibilità umana e pastorale di Papa Giovanni che la volle madre, ma anche misericordiosa e amica con tutti gli uomini (A. Alberigo). Sulla “vita consacrata”: la sua rigenerazione nello Spirito passa attraverso la proposta vera e reale di uno stile di vita alternativo e profetico, vissuto nella compagnia umana e fraterna degli uomini (E. Palumbo). E all’interno della “vita consacra”, in particolare del Carmelo femminile, si pone in risalto l’esperienza di una donna, Madre Crocifissa Curcio, fondatrice della Suore Carmelitane Missionarie di S. Teresa di Gesù Bambino, recentemente beatificata, la quale ha speso tutta la sua vita per la cura e la promozione di chi dalla vita ha ricevuto dispiaceri e ferite profonde (C. Cicconetti). Sul  dialogo interreligioso: qui sono innegabili i condizionamenti delle religioni, ma la testimonianza di Francesco d’Assisi, di Charles de Foucauld e del vescovo di Algeri Henri Teisser ci insegnano che il dialogo è possibile se ci si impegna a comprendere l’altro senza pregiudizi (p.s. Annunziata di Gesù). Sul carcere: la testimonianza di un operatore volontario evidenzia che anche questi luoghi possono essere umanizzati e favorire la ripresa di relazioni autentiche e vitali (A. Lapira).

A conclusione della monografia, l’indicazione di siti web concernenti alcune associazioni e comunità finalizzate alla promozione della vita (G. La Malfa).

Per la rubrica “Guardando oltre”, curata da M. Assenza, una riflessione a partire da esperienze del quotidiano per riconciliarci con lo stupore e la bellezza che sono al “fondo” della vita.

Il quaderno si chiude con gli “Itinerari”. Per “Educare al pluralismo religioso”, una riflessione sull’importanza dell’insegnamento della conoscenza delle religioni nella scuola (B. Salvarani). Per “Teatro e Spiritualità”, una riflessione su alcune opere teatrali che affrontano il tema della vivibilità nella nostra convivenza civile (L. Grandi). Per “ricerche sul Carmelo”, in occasione del Centenario della morte di Elisabetta della Trinità, una riflessione sull’attualità del messaggio della mistica carmelitana (A. Dierna).

 

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