ECUMENISMO
L'INCONTRO
«Il
mondo in attesa della nostra unità»
Le
parole del Papa al primate anglicano Williams:
insieme
testimoni di Cristo e del Vangelo.
Restano
le divergenze etiche
Da Roma
- Salvatore Mazza
La ricerca dell'unità
deve restare un impegno prioritario, perché «il mondo ha bisogno della
testimonianza della nostra unità, radicata nel nostro amore comune e
nella nostra obbedienza a Cristo e al suo Vangelo». La visita in Vaticano
del Primate anglicano Rowan Williams ha offerto a Giovanni Paolo II una
nuova occasione per insistere su uno dei temi per lui più urgenti. Un
impegno che non dev'essere mai abbandonato nonostante le «nuove difficoltà
che stanno crescendo sulla strada verso l'unità» e che «non riguardano
soltanto questioni disciplinari ma si estendono a toccare questioni di
fede e di morale», in quanto è proprio «la fedeltà a Cristo che ci
impone» di proseguire su questa strada.
Giovanni Paolo II, apparso in buona forma, ha ricevuto l'arcivescovo di
Canterbury nella sua biblioteca, intrattenendosi in colloquio privato col
suo ospite per una decina di minuti. Poi, quando le porte si sono aperte,
alla presenza del seguito del Primate (la moglie Jane e otto prelati
anglicani) è venuto il momento dei discorsi e del tradizionale scambio
dei doni. Giovanni Paolo II ha ricevuto la croce di Canterbury, mentre a
Williams il Pontefice ha donato la stessa croce pettorale che riceveranno
tutti i cardinali e i presidenti delle Conferenze episcopali il prossimo
16 ottobre in occasione del 25° anniversario dell'elezione di Papa
Wojtyla. Potrebbe, questa nuova croce, sostituire quella che il Primate
porta, e che «è quella - ha detto l'arcivescovo di Canterbury - che lei
mi ha donato quando sono stato eletto. La porto - ha aggiunto - come segno
di un compito condiviso, quello di portare la croce di Cristo al mondo».
«Santità - ha detto ancora Williams nel congedarsi - è stato un piacere
incontrarla. È stato per me un privilegio enorme».
Era, questa, la prima volta che Williams incontrava Giovanni Paolo II, da
quando nel luglio scorso è stato chiamato alla guida della Chiesa
d'Inghilterra. Prima di lui Papa Wojtyla aveva incontrato per sei volte a
Roma il suo predecessore George Carey, e due, nel 1983 e nel 1989, Robert
Runcie. Incontrando ieri pomeriggio i giornalisti, Williams ha voluto
affermare la propria «ammirazione» per il Pontefice: «Siamo consapevoli
- ha detto - che sta lottando per la sua salute. Egli è animato da uno
spirito interiore indomabile. Lo ammiriamo perché la sua visione del
mondo nasce dall'esperienza della sofferenza».
Quanto allo stato delle relazioni ecumeniche, il Primate ha posto in
evidenza come «siano stati raggiunti alcuni accordi basilari sulla
teologia del ministero cristiano e il principio di un accordo su dove
poggi l'autorità, il cui esercizio - ha concluso - rimane ovviamente un
punto di discussione ulteriore».
testo integrale tratto da
"Avvenire" - 5 ottobre 2003