20 marzo, un altro mondo L'universo pacifista non resta muto e attonito. «Contro la guerra e contro il terrorismo» è un'unica parola d'ordine, non due. di LORIS CAMPETTI * ... Don Luigi Ciotti resta a
lungo in silenzio prima di rispondere alla richiesta di un commento sulla
strage di Madrid. E' un buon metodo, poco praticato nella sfera della
politica e molto di più in quella sociale: «L'orrore
e il dolore non devono soffocare la ragione. Alla violenza si deve sempre
dire no, da qualunque parte provenga. Non
entro nel merito dei responsabili di questo crimine, le indagini non sono
di nostra competenza. C'è bisogno di una seria ricerca della verità e di
una corretta informazione». Non per fare il profeta di sventure, ma non
si può escludere che non mancherà chi tenterà di strumentalizzare i
fatti per attaccare chi si oppone alla guerra, gli dico. «Nessuno
- risponde Ciotti - usi questi vili attentati per giustificare e generare
altre violenze. 190 vittime non possono
essere violentate una seconda volta al fine di strumentalizzare la realtà
e attaccare chi è seriamente impegnato in percorsi non violenti, in
difesa della legalità e della giustizia sociale. Siamo pacififisti ma non
pacifici, nel senso che non restiamo e non resteremo con le mani in mano».
Che significato assume allora la mobilitazione del 20 marzo? «Le violenze
in Spagna danno più forza alla manifestazione del 20, cammineremo tenendo
negli occhi e nel cuore le vittime dell'attentato e non faremo sconti a
nessuno, anche nel nostro paese». ... * testo parziale tratto da "Il Manifesto" - 12 marzo 2004 |