Diario Vaticano


La Santa Sede preoccupata da altri possibili interventi armati

di Marco Tosatti


LA frase più inquietante l'ha pronunciata il 20 marzo il cardinale Roberto Tucci, il teologo gesuita per oltre vent'anni organizzatore dei viaggi pontifici e adesso presidente della Radio Vaticana: cioè una delle persone più a conoscenza delle «segrete cose» nei Sacri Palazzi. La frase, datata 20 marzo 2003, giorno in cui le bombe cominciavano a cadere su Baghdad, era: «Credo che quando si conoscerà tutto si vedrà che praticamente questa guerra era stata già decisa, qualunque fosse il risultato delle ispezioni dell'Onu. Questo è grave, secondo me».

Ciò spiega tanta durezza vaticana, nei mesi passati, verso l'Impero? Probabilmente sì, anche se la vita - per i sopravvissuti alle stragi compiute in Iraq - va avanti e la saggezza della Santa Sede ne prende atto, ha risposto il cardinale Sodano a chi gli chiedeva se riteneva possibili nuove guerre nell'area. Però nei giorni scorsi John Bolton, sottosegretario Usa al disarmo, ha incontrato in Vaticano il «ministro degli Esteri» del Papa, Jean-Louis Tauran. Cortese - non cordiale - il colloquio ha fatto emergere chiari i punti del disaccordo futuro fra Sacri Palazzi e Casa Bianca.

Gli Stati Uniti non hanno intenzione di rinunciare, a favore delle Nazioni Unite, a un ruolo egemone nella politica planetaria, né a un posto privilegiato nella «ricostruzione» dell'Iraq. E sono decisi a estirpare il terrorismo là dove pensano che venga generato e protetto. Una minaccia neanche tanto larvata di nuovi interventi militari. La teoria, espressa con sconcertante franchezza, ha lasciato molto preoccupati i diplomatici in talare, conoscitori profondi di quella polveriera che è l'area mediorientale, e convinti che esasperare il già esacerbato risentimento arabo e musulmano sia estremamente rischioso. Per tutti.

testo integrale tratto da "La Stampa" - 13 aprile 2003