Diario pacifista
E già si preparano a un'altra
guerra nel nome della pace
di Giulietto Chiesa
LA guerra l'hanno fatta (e la
stanno facendo) e già fanno finta che sia finita, o che stia per finire.
Hanno fretta di dimenticarla perché se ne vergognano.
Così, dopo avere fatto un errore e una mostruosità, ecco che si
accingono, per ipocrisia, per cattiva coscienza, a commetterne un altro.
Già, perché non c'è un solo dato che ci induca a pensare che, dopo
questa, ci sarà una pace. Né giusta, né ingiusta. La guerra contro
l'Iraq ha destabilizzato tutto il Medio Oriente, tutto il mondo arabo,
mezzo mondo. A Washington i super falchi (che sono ormai stormi) stanno
progettando un governo coloniale che sarà più «americano» di quello
afghano. Onu e Europa sono a brandelli. Il G-8 è ormai un G-4.
La «distruzione creativa», inventata da Paul Shumpeter, si è tradotta
in distruzione semplice. Il «creativo» verrà dopo. Ma il futuro
dell'Iraq sarà «americano», dice Paul Wolfowitz, ficcando il pugnale
nella schiena dell'unico maggiordomo che ha servito la colazione
all'imperatore.
E allora quale pace ci aspetta? Di quale ricostruzione vanno biascicando
in Italia, a destra e a sinistra, quelli che contano tanto quanto il tre
di picche?
Non le vedono le masse che manifestano in tutte le capitali arabe? E
pensano davvero, dopo che l'Iraq ha dimostrato di andare alla sconfitta
certa, ma senza arrendersi, che l'occupazione militare Usa risolverà il
problema?
Non si sono accorti nemmeno che gli sciiti del Sud non hanno mosso un
dito. Le previsioni erano che si sarebbero sollevati. Perché non l'hanno
fatto? Ma semplicemente perché da Teheran è venuto l'ordine perentorio:
non aiutare gli Stati Uniti. E perché quest'ordine? Perchè l'Iran sa
perfettamente di essere il prossimo bersaglio di una lunga guerra. Così
come lo sospetta la Siria, che lancia appelli alla guerra santa.
Così si sta preparando la prosecuzione della guerra, mentre il Papa fa
appello alla Pacem in Terris, alla testa, quasi da solo, dei milioni di
italiani che, in grande maggioranza, invocano la pace.
testo integrale tratto da
"La Stampa" - 7 aprile 2003