DIARIO PACIFISTA
«Ho
deciso di dimettermi
perché non credo più alla mia America»
di
Giulietto Chiesa
Caro Segretario di Stato, le scrivo per dimettermi dal servizio Esteri
degli Stati Uniti e dalla mia carica di consigliere politico
nell'ambasciata di Atene, a partire dal 7 marzo. Lo faccio con l'animo
oppresso (...). Sono stato pagato per capire linguaggi e culture
straniere, per aiutare diplomatici e scienziati, politici e giornalisti, a
persuadersi che gli interessi statunmitensi e i loro fondamentalmente
coincidono (...). Non lo credo più. Le politiche che mi si chiede di
sostenere sono incompatibili non solo con i valori americani, ma anche con
gli interessi americani (...). sacrificare gli interessi globali alle
esigenze politiche di casa non è certamente cosa nuova, o problema solo
americano. Ma non abbiamo mai assistito ad una tale, sistematica
distorsione dell'intelligenza, a una tale sistematica manipolazione
dell'opinione pubblica americana dai tempi della guerra nel Vietnam.
La tragedia dell'11 settembre ci ha resi più forti che mai, raccogliendo
intorno a noi una vasta coalizione che, per la prima volta, ha permesso di
lanciare una sistematica lotta contro il terrorismo. Ma, invece di trarre
vantaggio da questo successo e costruire su di esso, questa
amministrazione ha scelto di fare del terrorismo uno strumento di uso
domenstico (...). Noi diffondiamo un terrore e una confusione
sproporzionati nelle menti dei nostri concittadini, collegando
arbitrariamente problemi che non hanno tra loro relazione, come il
terrorismo e l'Iraq (...).
Signor Segretario io ho un enorme rispetto per il suo carattere e la sua
abilità (...) ma la sua lealtà al presidente è andata troppo oltre.
Noi stiamo sottoponendo a tensioni insopportabili
un sistema internazionale di leggi, di trattati di organizzazioni (...).
Mi dimetto perché non riesco più a riconciliare la mia coscienza e la
mia professionalità nel rappresentare questa amministrazione».
Ho ricevuto questa lettera da un amico, un professore dell'Università del
Vermont. La firma è di John Brady Kiesling, diplomatico di carriera che
ha servito in diverse ambasciate Usa, da Tel Aviv, a Casablanca, a Erevan.
Il segretario è Colin Powell.
testo integrale tratto da "La Stampa" - 28 marzo
2003