Può esistere in certi casi una forma di «opposizione» che è visibile, reale,

 ed una che è invisibile, immaginaria

Un delirio chiamato nemico

Chi soffre di una distorsione del pensiero dovuta alla parte della mente governata dalla paura riduce il mondo e le sue dinamiche ad un personaggio cattivo che invece non c’è e si sente facilmente circondato solo da nemici. Questo fantasma entra nelle vite dei singoli ma anche delle comunità È un meccanismo che può guidare la politica Talvolta il nemico-fantasma appartiene anche agli Stati, serve all’unità. Lo aveva capito Bismarck nel 1870 quando, verificando la contrapposizione interna, decise di dichiarare guerra alla Francia

di Vittorino Andreoli

Esiste un nemico visibile, intessuto di carne, e uno invisibile e senza un volto, che semmai proviene dall'immaginazione, da quella parte della mente governata dalla paura. Il nemico immaginario è frequente e nel delirio persecutorio si giunge anche a ridurre tutto il mondo e la sua dinamica ad un personaggio cattivo che non c'è. Chi soffre di una simile distorsione del pensiero si sente facilmente circondato solo di nemici.
Questo fantasma entra nella vita del singolo, ma anche delle comunità. È il meccanismo che guida spesso la politica, in particolare quando mancano idee per amministrare al meglio la res publica e allora serve un "nemico" per fare esattamente il contrario di quanto egli dice e fa. Le orme del nemico permettono di agire, per opposizione: un'opposizione preconcetta e totale.
Il nemico-fantasma appartiene anche agli Stati: basta ripensare al nemico tedesco per l'Italia fino a pochi anni orsono, o all'ebreo per l'Islam ma, per un lungo periodo , anche per il cattolico.
Talora avere il nemico nazionale serve a rafforzare l'unità dello Stato. Lo aveva capito Bismarck nel 1870 quando verificando la contrapposizione interna, al limite della guerra civile, decise di dichiarare guerra al nemico storico, la Francia. Vinse la guerra e unificò la Germania a spese della Francia, che venne distrutta e dovette pagare debiti di guerra tali da averne affondata l'economia.

Io non so se Saddam Hussein sia un nemico di fatto o di fantasia per gli Stati Uniti che lo hanno già combattuto nella Guerra del Golfo. Neppure so se esistano le prove di azioni concepite contro gli Stati Uniti. Conosco soltanto che Saddam Hussein è una vera calamità per il popolo iracheno, il quale dipende da un regime autoritario e sanguinario, fondato sulla forza. Un popolo che non conosce la democrazia ma la miseria, pur avendo la dotazione per godere di uno sviluppo omologabile a quello dei vicini emirati del petrolio. E per questo popolo provo un senso di pena e la rabbia dell'ingiustizia. Non accetto però che venga bombardato dagli Stati Uniti d'America magari con l'appoggio del mio Paese. Auspico piuttosto che l'Onu agisca con gli strumenti che sono quelli della collaborazione politica internazionale, affinché questo popolo possa giungere all'autodeterminazione.
Non credo che il sospetto che si tratti di uno Stato fornito di armi chimiche di distruzione di massa sia una prova sufficiente e un elemento su cui giustificare un "delirio". E per delirio s'intende qui la lettura in una unica direzione del mondo e l'utilizzo di prove che al non delirante, o allo psichiatra che lo cura, appaiono ingenue e paradossali.
È indubbio che le Torri gemelle sono crollate a New York e che si è ritenuto responsabile Osama Bin Laden per il quale si è distrutto quel che restava di un Paese distrutto, l'Afganistan. E' indubbio che ora si corre a bombardare un altro nemico, ritenuto a lui alleato e poi se ne cercherà un altro ancora, la Corea del Nord, anch'essa colpevole di avere armi di distruzione di massa.
Insomma il tema centrale della prova dell'esistenza del nemico è centrata sul possesso di armi chimiche e allora bisogna avere il coraggio di soffermarsi su questo tema. A riguardo del quale non si capisce come possa essere sostenuta la suddetta posizione da una potenza che è armata fino ai denti, possiede un arsenale di guerra incomparabile, potenzialmente disponibile senza le inibizioni della guerra fredda del passato quando gli Stati Uniti si opponeva ad un'Urss altrettanto armata.
Nel 1968 Seymour M. Hersh pubblicò un libro: Chemical and Biological America's Hidden Arsenal (tradotto in Italia da Laterza con il titolo "La guerra chimico-biologica", che però letteralmente significa "Arsenali chimici e biologici nascosti in America"), da cui risulta in maniera documentata che le armi chimiche sono state inventate in America e poi ampiamente usate nella guerra del Vietnam. Ma vogliamo lasciare la parol a a Hersh: «Le istituzioni scientifiche civili sono state coinvolte nelle ricerche militari secondo un piano accuratamente prestabilito: nel 1960 l'esercito spendeva 42 milioni (di dollari) per la ricerca sulla guerra chimico-biologica… Nell'estate del 1960, alcuni ufficiali prepararono un elenco di richieste per mettere al corrente le organizzazioni civili della necessità e degli obiettivi di ricerca del Chemical Corps, nel tentativo di incoraggiare le domande di collaborazione e di finanziamento. Furono più di trecento i rappresentanti di società non governative e università che parteciparono al primo convegno indetto dal Pentagono sui problemi della ricerca nel campo della guerra chimico biologica, e furono presentati oltre duemila progetti… Nel 1965 un centro di ricerca dell'università di Pennsylvania… si era procurato due contratti per un totale di 845.000 dollari come contributo al finanziamento annuale delle ricerche. I progetti Summit e Spicerack furono presentati dal direttore dell'istituto dottor Carl C. Chamber , come ricerche a "scopo difensivo", ma presto si venne a sapere che le cose stavano in maniera del tutto diversa. Nell'ambito dell'università, l'istituto era probabilmente il più importante collaboratore del Chemical Corps; il suo lavoro consisteva anche nell'individuare quali fossero nel Vietnam i possibili bersagli di attacchi coi defoglianti… Una persona che aveva partecipato alle manifestazioni di protesta in Pennsylvania disse che, per un certo periodo, era stato esaminato anche il carbonchio come arma della guerra batteriologica… L'università di Yale, anch'essa indicata fra quelle che fanno ricerche sulla guerra chimico-biologica, rilasciò una smentita immediata che fu riportata entusiasticamente dallo "Yale Daily News" (Ecco un titolo "Yale dichiara di non essere coinvolta nella ricerca per la guerra"). Pochi giorni dopo alcuni funzionari ammisero che una parte delle ricerche fondamentali sui virus, fatte "allo scopo di avere una migliore conoscenza di certe malattie" erano state pagate da Fort Detrick (il più importante complesso militare di ricerca e di produzione delle armi chimiche e batteriologiche)… Il Pentagono, interpellato sui contratti stipulati con le università, si espresse in questi termini: "Le ricerche ci forniscono delle risposte a proposito delle questioni sollevate dalla necessità di garantire la sicurezza del nostro paese contro attacchi di sorpresa o, per lo meno, di poterne minimizzare gli effetti. Per questo ogni università e ogni cittadino è obbligato a collaborare. Il ministero della difesa non può non considerare che un attacco di sorpresa è possibile; che potrebbe essere sferrato col minimo sforzo, con una spesa minima e una segretezza superiore a quella dell'attacco a Pearl Harbor"… Il Pentagono ha fatto decine di contratti con l'istituto di ricerca di Stanford, che andavano da quelli per i sistemi di disseminazione dei gas per mezzo di razzi, a quelli per la ricerca di sistemi rivelatori di agenti biologici… Il laboratorio aeronautico Cornell di Buffalo, nello Stato di New York, associato alla università Cornell, lavorò anche per il Pentagono su un programma di sperimentazioni a lungo termine sul "lancio di proiettili chimici" che prevedeva l'analisi complessiva dei diversi fattori collegati con le caratteristiche del vento, le zone di operazione e il tipo di munizione impiegata e la misura della concentrazione e grandezza delle particelle diffuse per mezzo di adeguate campionature… Molti laureati e molti tecnici e professori che fanno parte integrante della facoltà hanno la doppia e contemporanea funzione di ricercatori operanti individualmente o in gruppo in questi istituti, e di membri dell'università stessa…».
Non c'è bisogno di commenti, se non forse che tutti i luoghi indicati secondo l'attuale strategia di Bush dovrebbero essere considerati "punti sensibili" da abbattere. Dove il Paese preso in considerazione questa volta è l'Iraq.
Si potrebbe soltanto aggiungere che l 'America, ancora una volta, colpisce se stessa, e anche ora fa guerra alle creature che essa stessa ha generato. Uno strano destino, tipico di chi facilmente dimentica la storia e che tende a delirare sul nemico. E il delirio sostituisce la realtà, per esempio quella del ruolo di questo Paese nell'armare Israele nella lotta in Medio Oriente.

Un ultimo dato interessante proviene da un'indagine condotta nel 1967 da una rivista americana. Rivelò che su 1800 tra scienziati e ingegneri l'81% era favorevole all'uso di gas non letali contro l'uomo e il 65 per cento espresse lo stesso parere per gli agenti contro le coltivazioni agricole. Il 35 per cento degli intervistati dissero che nel Vietnam si sarebbero potuti usare, in certi casi, agenti letali chimici e biologici. Infine l'89 % delle risposte era favorevole alla continuazione dei programmi di ricerca, sviluppo e produzione in questo settore.
A me pare che se decidono per la guerra gli Stati Uniti dimenticano storia, buonsenso e morale.

testo integrale tratto da "Avvenire" - 25 febbraio 2003