CO.DI. Coordinamento Disabili

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BARCELLONA P.G. – Intervista al fondatore, Aparo

 

IL CO.DI. SI RACCONTA

di Lory Sottile

«Fino a quando nel mondo ci sarà una sola persona che soffre, nessuno ha il dovere di pensare solo a sé stesso», da questo principio nasce il lavoro di quanti si adoperano per far scoprire il piacere della vita anche a coloro con qui  questa non è stata molto generosa.

Un compito  alquanto arduo se si pensa a tutti i sacrifici e gli ostacoli a cui si va incontro, ma allo stesso tempo naturale se si pensa, invece, che doveroso farlo. E’ giusto che la mano destra aiuti alla sinistra a lavarsi e solo così entrambe potranno  lavare il viso. E infatti, proprio dalla solidarietà può nascere la soddisfazione di aver fatto qualcosa di importante  nel proprio cammino. Pertanto prima della chiusura del 2003, anno del disabile, ci è sembrato appropriato volgere lo sguardo ad un esempio di generosità che abbiamo la fortuna di avere proprio sul nostro territorio: il CO.DI.

 

Signor Aparo, com’è nata l’idea di creare questa associazione come centro d’incontro aperta a tutti coloro che ne hanno bisogno?

Era il 1990 qunado mi fu chiesto di interessarmi al mondo dei disabili, firmando delle richieste da presentare al Municipio. Sapevo che quel progetto non aveva possibilità di successo e allora decisi di impegnarmi veramente a fondo in questa causa per fare qualcosa di concreto. Il 16 febbraio dello stesso anno nacque il CO.DI.. Dopo tredici anni sono ancora qua affiancato da tanti validi collaboratori e dalla presidentessa Caterina Lanza.

 

Ormai è da tanti anni che operate in un vasto territorio che va da Patti a Villafranca. In che modo l’amministrazione comunale ha risposto all’iniziativa e quindi alle vostre richieste?

L’amministrazione ci ha dato i locali in cui tuttora si trova il centro, ma siamo ben lontani dal ritenerci soddisfatti. Tralasciando che ormai avremmo bisogno di un nuovo spazio in cui operare, ci chiediamo perché deve essere sempre il CO.DI. a sollevare il Municipio per qualunque altra cosa di cui il disabile necessiti. “La spina nel fianco” è ormai il nomignolo che mi hanno affibbiato al Comune. Ma almeno mi é valso qualche successo. Certo, capisco che spesso da Roma vengono tirate le redini e allora il Municipio è costretto a stringere sul CO.DI., ma non per tutto c’è

È bisogno di soldi, è anche questione di buon senso. Si pensi ad esempio alle cabine telefoniche: non costa nulla metterle un po’ più basse affinché, almeno per una telefonata, il disabile possa sentirsi una persona indipendente. Eppure ho dovuto telefonare io personalmente alla SIP in modo che a Barcellona venissero collocate almeno due cabine accessibile a tutti.

 

E cosa ci dice a proposito delle strutture presenti sul territorio? Si sono in effetti abbattute le barriere architettoniche di cui tanto si discute?

Volete sapere qual è il colmo? All’ufficio invalidi di Barcellona manca l’ascensore. E questo significa che un invalido non può, da solo salire in questo ufficio fatto proprio per lui. E con questo credo di aver detto tutto! Comunque potrei continuare dicendo ad esempio che ho scritto perfino al vescovo, lamentandomi dell’inefficiente scivolo per disabili che c’è a Tindari, ma ancora non ho ricevuto nessuna risposta. Per quanto riguarda, invece, i parcheggi per portatori  d’handicap non ci si può lamentare del loro numero dal momento che ce ne sono abbastanza, ma in molti casi sono usati da furbi approfittatori. Questo non è giusto!

 

Siete collegati a qualche associazione religiosa o a una particolare parrocchia?   

No. La nostra è un’associazione laica. Certo, la maggior parte siamo cattolici, ma vogliamo essere aperti e tolleranti nei confronti delle altre regioni, tanto che tra di noi ci sono persone di diverse confessioni.

 

Ci parli un po’ del centro. Quali sono le iniziative che vengono portate avanti?

Beh, in questi tredici anni abbiamo svolto molte attività, dalla semplice pizza del sabato sera ai diversi viaggi in Italia e all’estero. E credetemi, non è facile organizzare un viaggio per disabili. Siamo stati a Malta, in Trentino, a Milano, a San Giovanni Rotondo,  a Napoli e a Roma dove abbiamo perfino incontrato il Papa. Inoltre abbiamo inaugurato un laboratorio di pirografia e nel 1998 abbiamo provato anche a pubblicare un giornalino. Adesso abbiamo inserito un progetto che permette di svolgere il servizio civile anche all’interno  CO.DI..

 

Quando si parla del mondo dei disabili, di solito si pensa subito ad una realtà ben lontana dalla nostra. Ma come si vive veramente all’interno del CO.DI.?

Si vive una vita assolutamente normale. I membri del gruppo vengono accompagnati dal parrucchiere, dall’estetista o dove chiedono di andare. Vengono fatti giochi, conferenze  e perché no, anche spiccioli pettegolezzi . Inoltre è già capitato a qualcuno di trovare proprio all’interno del centro il compagno o la compagna della propria vita. Insomma, niente  di insolito rispetto alla cosiddetta “normalità”.

 

Sta per arrivare il natale . Come vi state preparando a tale ricorrenza?

Stiamo già preparando un presepe elettrico. Anzi ogni anno  lo posizioniamo vicino alla finestra così da essere sempre visibile per chiunque volesse visitarlo.     

 

Bene, dopo aver parlato dell’organizzazione del centro e dei suoi rapporti con le istituzioni pubbliche , c’è ancora qualcosa  che vorrebbe dire all’intera comunità?

Si vorrei dire che necessita sempre maggiore sensibilizzazione nei confronti dei disabili e poi vorrei invitare chiunque avesse problemi di salute ,a rivolgersi a noi per ricevere gratuitamente reti ortopediche, sedie a rotelle e quant’altro possiamo mettere a disposizione.

 

E noi, non possiamo far altro che apprezzare la generosità di chi ha fatto della solidarietà un imperativo categorico a cui consacrare tutta la propria esistenza  e augurare al CO.DI. di continuare a realizzare i propri obiettivi. Già tanti sono stati i successi ottenuti, ma quello più ambito  sarebbe far capire a tutti che il CO.DI. non è un “parcheggio” per quella gente che non trova spazi in società, ma piuttosto un punto di partenza per vivere una vita degna di essere chiamata tale.

testo integrale tratto da "Comunità - Mensile di cultura e società",  Il giornale di Barcellona e Terme Vigliatore  - dicembre 2003 - www. giornalecomunita.it