CASO KELLY
L'Iraq-gate
comincia a uccidere
di GIULIETTO
CHIESA
Morte di un ispettore. Quando fu
scelto, o si offerse, nella missione che lo avrebbe portato in Iraq, alla
ricerca delle armi di distruzione di massa, il dottor Kelly non poteva
immaginare che avrebbe finito il suo lavoro a faccia in giù in un bosco
non lontano da Harrowdown Hill. Adesso è già un incrociarsi di accuse.
Chi ha usato chi? E' stato Kelly, indignato o deluso, o semplicemente per
autodifesa, a rivelare alla Bbc che era stata Downing Street a «mettere
il pepe» nelle relazioni degli ispettori, esperti di armi di distruzione
di massa, per rendere più digeribile la guerra al pubblico britannico? E'
lui la «fonte», oppure è stato solo «una delle fonti»? In ogni caso
è accertato, anche da parte del ministero della difesa britannico, che
questo incontro c'è stato. La Bbc - con il suo giornalista Andrew
Gilligan - ha raccolto quella frase irresistibilemente leggera e terribile
al tempo stesso, perché certificava (e certifica) che qualcuno ha
truccato le carte per fare la guerra, per ammazzare della gente, in nome
del potere senza nome.
David Kelly è la prima vittima civile occidentale (se si accettuano i
giornalisti morti laggiù per coprire una guerra bugiarda) dell'Iraqgate.
Naturalmente non sappiamo chi l'abbia ucciso. Tutte le ipotesi sono
possibili, sia quelle che portano a sospettare che si sia voluto chiudere
quella bocca, per impedirgli di dire di più, sia quelle che suppongono un
attacco definitivo al prestigio del premier Tony Blair.
Qualcuno potrebbe avere pensato anche che, ammazzando il povero Kelly, si
sarebbe potuto infliggere un duro colpo alla stessa Bbc: con la solita
tesi, che già emerge, del giornalista spregiudicato che si prende gioco
di una mite persona, non abituata ai clamori della stampa e ai flash dei
fotografi, per trasformarla in un siluro politico contro il governo.
Lasciamo le ipotesi agl'inquirenti. Non confortati, di certo, dalla
notizia che il ministero della difesa britannico condurrà un'inchiesta
parallela, per conto proprio. Sarà interessante sapere chi metterà le
mani per primo sul diario di Kelly, e cosa ne resterà dopo che quelle
pagine - sempre che esistano ancora - saranno state sfogliate.
Di certo si può trarre una semplice conclusione. Tutto, attorno a questa
guerra non conclusa, si sta tingendo di nero, di sporco, da entrambe le
parti dell'Atlantico. A Washington, si dice, sta per cadere la testa del
fedelissimo Tenet, capo della Cia che non cadde nemmeno per l'11
settembre. Tutta la vicenda è uno scaricabarile dai contorni luridi, che
dice molto sul livello cui è ormai giunta la politica ai vertici del
potere mondiale (se per potere mondiale s'intende quello che decide le
guerre).
Povero Kelly. Commesso viaggiatore di armi, che non voleva vendere, non
avendole trovate. Morto, sicuramente, per averlo detto a qualcuno.
testo integrale tratto da "Il
Manifesto" - 19 luglio 2003