STATI UNITI

Bilancio di guerra
THEO GUZMAN*

Foreign Policy non è esattamente un foglio della resistenza irachena. Ma nel suo ultimo numero pubblica un dossier da cui emerge un bilancio davvero impietoso della guerra in Iraq attraverso un'analisi condotta prendendo come punto di riferimento la gestazione e la nascita del governo di transizione e i suoi primi cento giorni: elevatissimi costi umani, economici, politici, di immagine a fronte di risultati poco incoraggianti. In termini di feriti e vite umane perdute (da poco è stata superata la soglia psicologica dei mille soldati morti), i militari americani hanno registrato ad oggi una media di 747 vittime durante i primi tre mesi del governo ad interim di Allawi. Erano stati 482 durante l'invasione (20 marzo¡1 maggio) e 415 durante l'occupazione (da maggio fino al 28 giugno, giorno del passaggio dei poteri). Al 22 settembre, si contavano nelle forze della coalizione 1.175 decessi, 1.040 dei quali americani (a partire dal 19 marzo 2003). L'alleanza dei willing ha poi sofferto un danno nel numero, visto che 8 paesi hanno lasciato, più o meno alla chetichella, la coalizione. Alcuni limitandosi a ritirare gli uomini (Filippine), altri (Costarica) chiedendo di essere cancellati dalla lista.

Quanto ai contractor non iracheni, stranieri non in divisa in Iraq per affari, se durante i 14 mesi dell'occupazione si era registrata una media di 7,6 decessi al mese, adesso siamo a una media di 17,5 nei tre mesi del nuovo governo. Al 22 settembre erano almeno 154 i contractor, religiosi o lavoratori civili non iracheni morti nel paese: 52 gli americani. Quanto alle vittime civili irachene, il dossier sembra fare riferimento alle stime dell'iraqbodycount la cui stima attuale è compresa tra 12.976 e 15.033.

Sulla resistenza irachena, la rivista riporta la stima del Pentagono secondo cui i combattenti all'interno del paese sarebbero quadruplicati dal novembre 2003 al settembre 2004: da 5mila a 20mila unità. Secondo i britannici la stima sarebbe per difetto e si potrebbe arrivare a 40-50mila uomini (secondo altre fonti la forbice sarebbe tra 100 e 200mila unità). A questi andrebbero comunque aggiunti gli oltre 20mila guerriglieri uccisi o arrestati tra il maggio 2003 e l'agosto 2004.

Quanto ad Al Qaeda, sempre secondo FP, avrebbe in Iraq un migliaio di fedelissimi. Il dossier si sofferma anche sulla perdita di credibilità dell'Amministrazione a causa della guerra. Sondaggi in otto paesi arabi ed europei rivelano la sensazione generale che la guerra abbia peggiorato la sicurezza globale mentre 52 americani su cento disapprovano il modo in cui Bush sta conducendo un conflitto molto criticato, nota la rivista, anche da ex autorevoli militari statunitensi. Ma non deve andar meglio con la truppa se il 52% accusa un morale piuttosto basso, aggiunge FP, mentre gli effetti del conflitto cominciano a farsi sentire su un sempre maggior numero di famiglie di soldati Usa.

I conti economici sono alti: il Congresso ha approvato stanziamenti per 151 miliardi di dollari per l'Iraq ma si sta prefigurando un altro assegno pari ad altri 60 miliardi. L'economista Doug Henwood ha stimato che il conto della guerra sarà pagato da ogni americano con un esborso di oltre 3.400 dollari. Il suo collega James Galbraith, dell'Università del Texas, ha detto che, se nel breve la guerra potrà anche rivelarsi un affare, lo scotto da pagare arriverà sui tempi lunghi, con un'espansione del deficit commerciale e un rischio elevato di inflazione. Un cattivo effetto della guerra, nota comunque FP, si nota già nell'andamento del prezzo del barile.

Infine i costi sociali, dal momento che le necessità del Pentagono si riflettono nei forti tagli alla spesa pubblica interna americana. L'impietoso rapporto di Foreign Policy, un vero e proprio sommario dei risultati nefasti della guerra, accenna anche ad altri problemi: ai già citati danni ai civili iracheni (e menzionando una stima di soldati iracheni morti durante l'invasione che oscilla tra i 4.895 e i 6.370) ma anche ad altri elementi, come gli effetti dell'uranio impoverito, l'aumento della criminalità comune in Iraq, l'impatto psicologico e così via. Si può leggere e scaricare da Internet all'indirizzo: http://www.fpif.org/papers/0409iraqtrans.html.

* Lettera22

testo integrale tratto da"Il Manifesto" -  6 ottobre 2004