Serre, cariche per la discarica - COMMENTO
Che errore
reprimere la gente indifesa
La
monnezza
Sono
due i problemi legati ai rifiuti in Campania:
la
camorra e le istituzioni.
Entrambi
puntano al business
Non basta
che il ministro Ferrero sbatta la porta o che il collega all'ambiente
Pecoraro Scanio prenda una posizione forte, perché quello che è successo
ieri è un vero e proprio tradimento: c'era stato un patto venerdì tra il
senatore Sodano, presidente della commissione rifiuti, il prefetto di
Salerno e il commissario Bertolaso per rimandare la discussione a sabato
mattina a mezzogiorno, la popolazione di Serre era tornata a casa
lasciando al presidio una trentina di persone che sono state
vigliaccamente caricate alle 8 di mattina. Si tratta di una popolazione
che per 5 mesi ha manifestato in modo nonviolento. Avrebbero potuto
occupare l'autostrada o la ferrovia e invece hanno scelto di rimanere
pacificamente sulla loro terra a difenderla, ed è questo livello di
civiltà e consapevolezza che ci dà speranza.
Quello che è successo a Serre è gravissimo oltre che assurdo: attaccammo
Berlusconi per il decreto Matteoli e venerdì il governo Prodi ha fatto lo
stesso, affidando al Commissariato all'emergenza rifiuti poteri tali da
baypassare la legge e la magistratura, che vietano di installare una
discarica in un'area protetta, a maggior ragione dopo l'ordinanza del
Tribunale di Salerno che ne ha bloccato la costruzione. Siamo di fronte
allo Stato che schiaccia lo Stato. Ma quello che sta avvenendo è
soprattutto il trionfo delle lobby economiche, con il presidente degli
industriali campani Lettieri, dopo il decreto legge, che incita alla
costruzione dell'inceneritore ad Acerra.
Non si risolve il problema rifiuti con la repressione della popolazione,
ma affrontandolo sotto un duplice aspetto. Il primo è la camorra, che da
oltre due decenni ha capito che munnezza è uguale a ricchezza, riciclando
nel territorio campano i rifiuti tossici delle lavorazioni del nord
Italia. Prima il triangolo delle morte era concentrato nei territori di
Nola, Acerra e Marigliano, ora si sono spostati nella cosiddetta «Terra
dei fuochi», cioè Giugliano, Cardito, Caivano e Marigliano, dove
bruciano incessantemente rifiuti di ogni genere, rendendo l'area casertana
una terra malsana per la salute, tra diossina, metalli pesanti e
microparticolati che infestano latte e verdura, rovinando persino
un'industria fiorente come quella casearia.
L'altra faccia del problema si chiama invece istituzioni, che hanno scelto
di fare dello smaltimento dei rifiuti un business selvaggio in mano alle
lobby economiche private. Solo così si spiegano 14 anni di emergenza
continua senza mai arrivare a una soluzione seria, con circa 2 mila
miliardi di vecchie lire spesi per produrre 6 milioni di tonnellate di
ecoballe, che sono più che altro una balla perché di «eco» non hanno
nulla. Bruciate o seppellite finiscono per rovinare territorio e salute.
L'unica via di uscita è la raccolta differenziata casa per casa, il
riutilizzo dei rifiuti e l'adozione di tutti gli strumenti possibili per
una campagna di informazione che educhi al consumo responsabile. Nella
liberista america, a San Francisco, viene recuperato il 73%
dell'immondizia. Se l'obiezione è che qui non c'è la cultura allora
rispondo che in 14 anni e con tutti i soldi che hanno sperperato avremmo
già avuto dei cittadini responsabili, se qualcuno si fosse preoccupato di
questo. Quello che serve è un paese che investa in un modello
radicalmente diverso, che disincentivi l'utilizzo della plastica, degli
imballaggi inquinanti, dell'usa e getta, invece utilizziamo i soldi del
Cip 6 inseriti nelle bollette che paghiamo all'Enel per finanziare
inceneritori anziché fonti rinnovabili, con un impianto enorme come
quello di Acerra che ci costa 254 milioni di euro.
testo
integrale pubblicato da "Il Manifesto" - 13 maggio 2007