"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"

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Barcellona pizzo di Gotto

di Marco Travaglio

     Dieci giorni fa, a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), abbiamo ricordato il 14° anniversario della morte di un giornalista coraggioso, Beppe Alfano, ucciso dalla mafia nel 1993. La sala del convegno, con Sonia Alfano (figlia di Beppe) e l’avvocato della famiglia Fabio Repici, don Luigi Ciotti, Carlo Lucarelli, Giuseppe Lumia, rigurgitava di gente. Più volte s’è rischiato lo scontro fisico, nella beata indifferenza delle forze dell’ordine, fra il pubblico che voleva ascoltare e un gruppo di fascisti e di membri di una strana confraternita venuti apposta per disturbare e insultare. L’odore di mafia si respirava dappertutto, anche nella sala. S’è parlato molto del presente e del futuro. Soprattutto della pratica di scioglimento del consiglio comunale avviata sotto il governo Berlusconi con un’ispezione ministeriale. Bene, l’ispezione s’è conclusa il 24 luglio con una relazione finale di 150 pagine firmata dal prefetto Antonio Nunziante e dai suoi tre collaboratori (un ufficiale dei Carabinieri, uno della Finanza, un funzionario di Polizia), semplicemente devastante sul “pesante e convergente quadro di possibile e probabile capacità di penetrazione della locale organizzazione di tipo mafioso nel tessuto connettivo e nei gangli dell’amministrazione comunale”, insomma una “realtà molto inquietante» dove il boss Salvatore di Salvo è “di casa al Comune” grazie ai buoni uffici del vicepresidente del consiglio comunale, che si chiama Marchetta ed è imputato di mafia (il boss, in una telefonata intercettata, lo chiama affettuosamente “ragazzo”). Barcellona, patria di Emilio Fede, ha 17 consiglieri comunali su 30 nei guai con la giustizia (ben al di sopra della pur ragguardevole media del Parlamento). Ma il sindaco di An Candeloro Nania, cugino del senatore di An Domenico (che nel comune a conduzione familiare ha potuto costruirsi una villa abusiva), assicura che il suo “è un presidio di legalità”. E’ lo stesso sindaco che ha abbracciato in pubblico un suo fan arrestato per detenzione e vendita di esplosivi e s’è mostrato in giro con pregiudicati. Nella sua giunta-modello siedono un assessore imputato per riciclaggio ed estorsione e un altro denunciato per appropriazione indebita e minacce. Poi c’è il vigile urbano che fa gli accertamenti anagrafici per la ricerca latitanti che è pregiudicato, e ha pure un fratello diffidato e accusato di associazione per delinquere finalizzata ad omicidi; il terzo fratello è consigliere comunale. Non basta. I suoi uffici il Comune li affitta per 27.800 euro l’anno da Rosario Cattafi, avvocato sospeso dall’Ordine, già indagato per la strage di Capaci, già arrestato nelle indagini sull'autoparco della mafia a Milano, già coinvolto nell’inchiesta di La Spezia sul traffico d’armi. Per questi e altri gravissimi motivi, i quattro ispettori chiedevano al governo Prodi di azzerare e commissariare l’amministrazione barcellonese. I giornali scrivevano che il Viminale aveva pronto il decreto di scioglimento. Ma poi il sindaco Nania fece sapere di aver avuto udienza al Viminale e spiegato ad alti funzionari che il suo comune è un faro di legalità. A quel punto Sonia Alfano e i suoi familiari han chiesto al Comune di astenersi dal celebrare messe in suffragio di Beppe, per non ammazzarlo una seconda volta. Ora trapela la notizia che il governo ha deciso di non commissariare il Comune di Barcellona. Sonia, infaticabile, ha scritto a Prodi e al ministro dell’Interno Amato tutto il suo sconcerto: “Il settimanale Centonove ha riferito che la procedura di scioglimento sarebbe stata sacrificata sull’altare di un accordo sottobanco fra esponenti vicini a quell’amministrazione e importanti esponenti dell’attuale maggioranza. Nessuno l’ha smentito. Il sen. Nania, in un comizio domenica, ha affermato di aver ricevuto personalmente dal Viminale confidenze secondo le quali il ministro stesso non reputa sussistere i presupposti per lo scioglimento, ma che non è detto che egli riesca a respingere le poderose pressioni di personaggi che ambirebbero allo scioglimento per bieche convenienze politiche. Nessuna smentita.

testo integrale pubblicato da  "L'Unità" - 20 gennaio 2007