"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
LO SPIRITO DEL CONCILIO di Pietro ScoppolaSarebbe facile porre l´accento nel discorso del Papa a Verona sui temi consueti e quasi obbligati, quali la denuncia dei guasti della secolarizzazione o il valore della famiglia e la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale. Queste cose ci sono e probabilmente non potevano non esserci. Ma molto più interessante è cercare di individuare gli elementi di novità in cui si esprime la complessa personalità di Papa Ratzinger. E anzitutto colpisce che il Papa si presenti per proporre una "riflessione" e dunque un contributo, un apporto di idee, una riflessione appunto, che lascia aperto lo spazio al dialogo e alla ricerca. Ma soprattutto quel che caratterizza il discorso è un fortissima carica religiosa e di fede: l´incipit del discorso è una potente affermazione della fede della Chiesa nella risurrezione di Cristo, che «non è affatto un semplice ritorno alla nostra vita terrena» – come troppo spesso anche fra i credenti si pensa – ma il «salto decisivo» verso una vita nuova che inaugura «una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo». viene voglia di dire: finalmente la Chiesa parla della fede nella sua dimensione più intima e profonda! Basti un citazione nella impossibilità di una analisi approfondita: «Per parte mia vorrei sottolineare - è da notare il porsi del Papa fedele fra i fedeli - come la fede nel Dio dal volto umano porti la gioia nel mondo: il cristianesimo è infatti aperto a tutto ciò che di giusto, vero e puro vi è nelle culture e nelle civiltà, a ciò che allieta consola e fortifica la nostra esistenza». Vi è qui anche la premessa per un ripensamento di quell´incondizionato giudizio negativo sull´illuminismo che pure si legge nelle parole del Papa, un giudizio critico che andrebbe articolato e sviluppato. Il discorso del Papa dunque si sviluppa entro questa logica religiosa e tende, vorrei dire a riequilibrare quell´accento prevalente posto sul rapporto fra fede e ragione che aveva caratterizzato suoi precedenti interventi. Anche in questo discorso il tema del rapporto fra fede e ragione, un tema caro a Papa Ratzinger, non è assente e torna anzi con un suggestivo accenno a Galileo e alle scienze matematiche: ma è fortemente equilibrato da un primato dell´amore che emerge con forza dalle parole del Papa, con una suggestiva apertura alla dimensione esistenziale della esperienza religiosa e alle responsabilità e al ruolo della Chiesa di fronte alle «sterminate moltitudini dei poveri della terra». È solo nel contesto di questa dimensione intensamente religiosa che vanno collocati i consueti temi cui facevo accenno all´inizio e destinati, purtroppo, a richiamare il massimo di attenzione e di polemiche. E varrebbe invece la pena, a mio avviso, di cogliere la novità profonda che il discorso del Papa contiene per quanto riguarda il tema della presenza dei cattolici nella vita pubblica e in particolare politica: una novità che in qualche modo è un ritorno alle posizioni montiniane e del Concilio Vaticano II. Un Concilio, sia detto fra parentesi, che anche nell´intervento di apertura del cardinale Tettamanzi sembra finalmente riproposto a punto di riferimento dominante. Perché un ritorno? Difficile dimenticare il rilevo che durante il pontificato di Giovanni Paolo II aveva acquistato il motivo della Chiesa "forza sociale": una formula che esprimeva ed esprime indubbiamente una realtà storica ma dentro la quale rischiano di perdersi fondamentali distinzioni. Ora nelle parole del Papa quelle distinzioni tornano con tutta chiarezza: altro il ruolo della Chiesa e del suo magistero, altro il ruolo dei fedeli laici che torna ad essere definito con le parole antiche e dimenticate che avevamo letto nella Gaudium et spe e che oar riascoltiamo con intima soddisfazione. Io penso che se la cultura laica sarà disposta a leggere questo discorso nella sua propria dimensione religiosa sarà possibile approfondire con frutto quel confronto di cui c´è oggi estremo bisogno, Non dovrebbero essere sottovalutati ad esempio i riferimenti al ruolo che la coscienza religiosa è chiamata a svolgere rispetto alla democrazia, la cui crisi è orami sotto gli occhi di tutti e che ha bisogno di essere innervata da forti tensioni ideali. E penso anche che questo discorso possa segnare un punto di svolta per una nuova stagione del cattolicesimo italiano al di là delle strumentalizzazioni cui abbiamo assistito e assistiamo quotidianamente. Avevamo immaginato e sperato che, finita la Dc, l´uso della religione in politica sarebbe venuto meno, E viceversa abbiamo visto e vediamo un moltiplicarsi di sigle in cui la nostalgia per un passato ormai irrecuperabile - quello appunto della unità politica dei cattolici nella Dc - si coniuga con un vuoto di cultura e di proposta politica. Vi è strisciante la tentazione di riproporre la religione come forza sociale, come elemento aggregante anche sul piano politico. Siamo tornati per certi aspetti alle antiche polemiche fra i cattolici della presenza e i cattolici della mediazione. Credo che l´invito alla responsabilità e alla libertà dei laici che viene dalle parole del Papa possa contribuire ad aprire una stagione nuova per il cattolicesimo italiano testo integrale pubblicato da "La Repubblica" - 20 ottobre 2006 |