Così
l’Europa incoraggia la famiglia
di
Chiara Saraceno
Che
cosa occorre perché le persone siano incoraggiate a fare famiglia, ad
assumere responsabilità durature verso altri? Il modo in cui si risponde
a questa domanda dà forma alle politiche familiari nei diversi paesi. Se
ne discute nella Conferenza nazionale sulla famiglia, da oggi a sabato.
Nei paesi scandinavi la risposta va nella direzione di un rafforzamento
dei diritti individuali, delle pari opportunità tra i sessi ma anche tra
i bambini a prescindere dall’origine familiare. Da qui la forte
incidenza dei servizi sulla spesa dedicata alla famiglia: per sostenere
l’occupazione femminile e facilitare la conciliazione tra responsabilità
di cura e partecipazione al mercato del lavoro, ma anche per garantire ai
bambini pari risorse sociali ed educative, e alle persone non
autosufficienti un diritto alla cura non mediato solo dalla solidarietà
familiare. Vi sono anche congedi di maternità e genitoriali generosi, con
incentivi per la condivisione da parte dei genitori. La spesa per assegni
per i figli è relativamente contenuta e le imposte sono rigorosamente su
base individuale. Ricerche recenti hanno segnalato che questo approccio
insieme universalistico e individualistico non ha indebolito affatto la
solidarietà tra le generazioni. E sembra un buon sostegno al desiderio di
avere più di un figlio.
Nei paesi francofoni l’attenzione è concentrata sul sostegno al costo
dei figli. Qui, ma anche in Austria, Olanda e Inghilterra, la quota più
alta della spesa per le famiglie è riservata agli assegni continuativi e
alle spese fiscali. In Francia tuttavia questa politica di sostegno
monetario è stata integrata da facilitazioni dell’accesso
all’alloggio per i giovani e dal forte sviluppo di servizi differenziati
di cura per la prima infanzia, per aiutare le madri a conciliare
responsabilità familiari e lavorative. Anche il caso francese sembra
avere successo sul piano sia d’una maggiore parità tra uomini e donne,
sia del sostegno alla scelta di avere figli. Meno successo mostrano il
caso olandese e austriaco, che hanno politiche nei confronti degli anziani
non autosufficienti più generose. E l’Inghilterra, nonostante un forte
investimento nelle politiche di contrasto alla povertà dei bambini, è
uno dei paesi in cui l’incidenza della povertà nelle famiglie con un
solo genitore (donna) è più alta, a causa anche delle asimmetrie di
genere nel mercato del lavoro e di un sostegno tardivo alla conciliazione
lavoro-responsabilità familiari.
La Germania occidentale è stata il paese che più coerentemente ha
sostenuto il matrimonio, più che la filiazione. Il sistema fiscale dello
splitting favorisce chi è sposato, a prescindere dal fatto che abbia
figli. Negli anni è stata introdotta un’assicurazione obbligatoria per
la non autosufficienza. Il sistema di detrazioni e assegni è stato
riformato per consentire un riconoscimento più efficace ed equo del costo
dei figli. È stata aumentata l’indennità per il congedo genitoriale
per non scoraggiare le donne lavoratrici dall’avere figli e incoraggiare
i padri a prendere una parte del congedo. È stato anche avviato un
programma di creazione di nidi per i più piccoli. Il tradizionale
privilegio del matrimonio fondato su una forte asimmetria nei ruoli di
genere è stato così intaccato, modificando anche gli equilibri su cui si
basava la pratica della sussidiarietà.
Politiche e obiettivi in parte diversi, tuttavia accomunati dalla
consapevolezza che le politiche della famiglia sono innanzitutto politiche
di equità e di sostegno all’autonomia delle donne, ma anche delle
generazioni. E hanno a che fare molto più con i rapporti tra le
generazioni che non con la forma legale della coppia. Dopo l’ubriacatura
ideologica su che cosa sia la famiglia che ha travolto il dibattito
pubblico in queste settimane, è sperabile che dal confronto europeo nella
Conferenza nazionale la politica italiana tragga qualche conseguenza
pragmatica, che la faccia uscire dal novero dei paesi che sulla famiglia
fanno molti discorsi, ma pochissime politiche efficaci
testo
integrale pubblicato da "La Stampa - 24 maggio 2007