Le
donne rassegnate alla violenza
di
Chiara Saraceno
Il
rischio di subire un qualche tipo di violenza da un uomo - a casa o fuori
- sembra far parte della normalità femminile. Quasi una donna tra i 16 e
i 70 anni su quattro ha subito violenza sessuale.
Spesso prima dei 16 anni, anche se solo per una minoranza (5% di tutte le
donne, pari a circa un milione) si è trattato di stupro o tentato stupro.
Quasi una donna su 5 ha subito violenze fisiche. E il 40% ha subito
violenze di tipo psicologico (minacce, insulti, restrizioni della libertà
e così via). Nell’anno precedente all’intervista le donne che hanno
sperimentato qualche tipo di violenza sono state oltre il 5%, con una
particolare concentrazione tra le giovanissime e le giovani. La maggior
parte delle violenze subite sono state di tipo sessuale, seguite da quelle
fisiche. E sono avvenute sia all’interno delle pareti domestiche e da
parte di appartenenti alla cerchia familiare e affettiva, sia
all’esterno. Sono i dati che emergono da una ricerca svolta dall’Istat
nel 2006, utilizzando i criteri condivisi a livello internazionale per
definire i diversi tipi di violenza.
Certo, questi dati includono anche le violenze «lievi», lo schiaffo o la
tirata di capelli «occasionale». Ma non includono le molestie verbali,
le telefonate oscene, l’essere seguite per strada, gli atti di
esibizionismo, che pure contribuiscono non poco alla sensazione di
accerchiamento e generale insicurezza che la maggior parte delle donne ha
sperimentato una o più volte nel corso della propria vita proprio perché
donna. La maggioranza delle vittime, inoltre, ha subito più episodi di
violenza. Ciò è avvenuto con più frequenza quando l’aggressore è il
partner o ex partner. Partner ed ex partner sono anche i maggiori
responsabili di stupri e tentati stupri, oltre che di violenze fisiche. E
le violenze subite nella sfera domestica sono in maggioranza gravi. Come
testimoniato da altri studi oltre che dalla cronaca nera, per le donne non
vi è davvero uno spazio sicuro, né pubblico né privato, quando è
abitato anche da uomini, cioè quasi sempre. E lo spazio privato, delle
relazioni private e intime è spesso il più rischioso.
Si tratta per lo più di violenze non denunciate, anche le più gravi. È
questo, forse, il dato che colpisce di più. Oltre il 91% degli stupri non
è denunciato. Per gli altri tipi di violenza, sessuale, fisica o
psicologica, le percentuali di mancata denuncia sono ancora più alte. E
se l’aggressore, specie sessuale, è il partner (marito, fidanzato,
convivente) le denunce si riducono ulteriormente, anche oggi, non solo nel
passato. Non si tratta solo del timore di ritorsioni. Piuttosto sembra vi
sia un’accettazione più o meno rassegnata che la violenza fa parte, può
fare parte, delle relazioni uomo-donna. Solo il 18% delle donne che ha
subito violenza sessuale in famiglia, infatti, considera tale violenza un
reato (di più se è un ex marito o ex partner a farla). Il 44% lo
considera qualche cosa di sbagliato ma non penalmente rilevante e il 36%
una sorta di fatalità.
D’altra parte, la stessa famiglia non sembra fornire indicazioni utili a
cogliere la gravità ed eventuale pericolosità della violenza subita. Il
tasso di denuncia è basso, infatti, anche tra chi si è confidata con i
famigliari, mentre sale sensibilmente (quasi al 50%) tra chi si è rivolta
a qualche operatore istituzionale - medico, avvocato, poliziotto,
assistente sociale. Ma sono poche a farlo. E più di un terzo delle donne
non ne parla con nessuno.
È questo il danno secondario prodotto dalla violenza (maschile), specie
privata, familiare: molte donne la considerano vuoi inevitabile, vuoi uno
scotto da pagare; quando addirittura non se ne attribuiscono la colpa.
Comunque da tacere. Tra le vittime di questo danno collaterale possiamo
certamente mettere la moglie che subisce le violenze quotidiane del
marito, o gli perdona quelle occasionali, ma anche la ragazzina costretta
a farsi toccare dai compagni, e anche quella che cede al desiderio del suo
ragazzo di riprendere un momento di intimità, salvo scoprire che per lui
si tratta di un trofeo da esibire su Internet. Anche questo silenzio delle
vittime mostra quanto sia ancora lunga la strada della parità tra uomo e
donna nel nostro Paese
testo
integrale pubblicato da "La Stampa - 22 gennaio 2007