Sono
circolati nella giornata di ieri su diversi organi di informazione -
e circoleranno presumibilmente anche oggi - brevi citazioni
decontestualizzate (e talvolta interpretazioni non proprio fedeli e
relativi commenti) estratte da un voluminoso e complesso documento
(circa 60 pagine) presentato ieri alla stampa dal “Pontificio
Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti”. Si
tratta di un’”istruzione” intitolata “Erga migrantes caritas
Christi” (La carità di Cristo verso i migranti). Approvato il
primo maggio scorso da papa Giovanni Paolo II, il documento si
articola in quattro parti (per un totale di 104 punti numerati) -
con relativa introduzione, premessa e conclusioni - e di una
successiva sezione in sei capitoli riservata all’”ordinamento
giuridico e pastorale” seguita da 81 note di riferimenti a fonti e
materiali pertinenti. Nonostante gli ampi interventi esplicativi del
presidente del Pontificio Consiglio, il cardinale Stephen Fumio
Hamao, di monsignor Agostino Marchetto, segretario del Consiglio, e
di padre Michael Blume sottosegretario, l’interesse di alcuni
mezzi d’informazione è sembrata incentrarsi su pochi passaggi
suscettibili di letture che possono “fare notizia” soprattutto
se presentati in maniera molto sbrigativa. La MISNA, anche per la
sua natura di agenzia di stampa missionaria, anziché proporre
virgolettati mutili o punti di vista parziali, ritiene utile mettere
a disposizione dei suoi lettori la versione integrale di quei punti
che, in forma riassunta o frammentata, sembrano aver suscitato, per
lo meno in alcuni, maggiore curiosità e, a quanto pare, qualche
perplessità. Sotto il titolo “Quattro
attenzioni particolari” figurano i seguenti punti:
61)
“Ad evitare comunque fraintendimenti e confusioni, considerate le
diversità religiose che reciprocamente riconosciamo, per rispetto
ai propri luoghi sacri e anche alla religione dell'altro, non
riteniamo opportuno che quelli cattolici chiese, cappelle, luoghi di
culto, locali riservati alle attività specifiche della
evangelizzazione e della pastorale siano messi a disposizione di
appartenenti a religioni non cristiane, né tanto meno che essi
siano usati per ottenere accoglienza di rivendicazioni rivolte alle
Autorità Pubbliche. Gli spazi di tipo sociale, invece - quelli per
il tempo libero, il gioco ed altri momenti di socializzazione -
potrebbero e dovrebbero rimanere aperti a persone di altre
religioni, nel rispetto delle regole seguite in tali spazi. La
socializzazione che ivi avviene sarebbe in effetti un'occasione per
favorire l'integrazione dei nuovi arrivati e preparare mediatori
culturali capaci di favorire il superamento delle barriere culturali
e religiose promuovendo una adeguata conoscenza reciproca.”
62)
“Le scuole cattoliche poi, non devono rinunciare alle loro
caratteristiche peculiari e al proprio progetto educativo,
cristianamente orientato, quando vengono in esse accolti figli di
migranti di altre religioni.Di questo andranno chiaramente informati
i genitori che volessero iscrivervi i propri figli. Al tempo stesso
nessun bambino dovrà essere obbligato a partecipare a Liturgie
cattoliche o a compiere gesti contrari alle proprie convinzioni
religiose. Inoltre le ore di religione previste dal programma, se
effettuate con carattere scolastico, potrebbero liberamente servire
agli alunni per conoscere una credenza diversa dalla loro. In queste
ore si dovrà comunque educare tutti al rispetto senza relativismi
delle persone di altra convinzione religiosa.”
63)
Per quanto riguarda poi il matrimonio fra cattolici e migranti non
cristiani lo si dovrà sconsigliare, pur con variata intensità,
secondo la religione di ciascuno, con eccezione in casi speciali,
secondo le norme del Cic (Codex iuris canonici) e del Cceo (Codex
canonum ecclesiarum orientalium). Bisognerà infatti ricordare, con
le parole di Papa Giovanni Paolo II, che: "Nelle famiglie in
cui ambedue i coniugi sono cattolici, è più facile che essi
condividano la propria fede con i figli. Pur riconoscendo con
gratitudine quei matrimoni misti che hanno successo nel nutrire la
fede sia degli sposi sia dei figli, il Sinodo incoraggia gli sforzi
pastorali volti a promuovere matrimoni tra persone della stessa
fede".
64)
“Nelle relazioni tra cristiani e aderenti ad altre religioni
riveste infine grande importanza il principio della reciprocità,
intesa non come un atteggiamento puramente rivendicativo, ma quale
relazione fondata sul rispetto reciproco e sulla giustizia nei
trattamenti giuridico religiosi. La reciprocità è anche un
atteggiamento del cuore e dello spirito, che ci rende capaci di
vivere insieme e ovunque in parità di diritti e di doveri. Una sana
reciprocità spinge ciascuno a diventare "avvocato" dei
diritti delle minoranze dove la propria comunità religiosa è
maggioritaria. Si pensi in questo caso anche ai numerosi migranti
cristiani in Paesi con maggioranza non cristiana della popolazione,
dove il diritto alla libertà religiosa è fortemente ristretto o
conculcato.”
Seguono,
sotto il titolo “Migranti
musulmani”, altri quattro passaggi che hanno richiamato
l’attenzione dei mezzi d’informazione:
65)
“A questo proposito emerge oggi, specialmente in alcuni Paesi, in
percentuali elevate o in aumento, la presenza di immigrati
musulmani, verso i quali questo Pontificio Consiglio porta pure la
sua sollecitudine. Il Concilio Vaticano II, a tale riguardo, indica
l'atteggiamento evangelico da assumere e invita a purificare la
memoria dalle incomprensioni del passato, a coltivare i valori
comuni e a chiarire e rispettare le diversità, senza rinuncia dei
principi cristiani. Le comunità cattoliche sono dunque invitate al
discernimento. Si tratta di distinguere, nelle dottrine e pratiche
religiose e nelle leggi morali dell'Islam, ciò che è condivisibile
da quello che non lo è.”
66)
“La credenza in Dio, Creatore e Misericordioso, la preghiera
quotidiana, il digiuno, l'elemosina, il pellegrinaggio, l'ascesi per
il dominio delle passioni, la lotta all'ingiustizia e
all'oppressione, sono valori comuni, presenti anche nel
Cristianesimo, peraltro con espressioni o manifestazioni diverse.
Accanto a queste convergenze, ci sono anche delle divergenze, alcune
delle quali riguardano le acquisizioni legittime della modernità.
Tenendo in considerazione specialmente i diritti umani, auspichiamo
perciò che avvenga, da parte dei nostri fratelli e sorelle
musulmani, una crescente presa di coscienza che è imprescindibile
l'esercizio delle libertà fondamentali, dei diritti inviolabili
della persona, della pari dignità della donna e dell'uomo, del
principio democratico nel governo della società e della sana laicità
dello Stato. Si dovrà altresì raggiungere un'armonia tra visione
di fede e giusta autonomia del creato.”
67)
“ In caso poi di richiesta di matrimonio di una donna cattolica
con un musulmano - fermo restando quanto è espresso al numero 63,
pur tenendo presenti i giudizi pastorali locali - per il frutto
anche di amare esperienze, si dovrà fare una preparazione
particolarmente accurata e approfondita durante la quale i fidanzati
saranno condotti a conoscere e ad "assumere" con
consapevolezza le profonde diversità culturali e religiose da
affrontare, sia tra di loro, sia in rapporto alle famiglie e
all'ambiente di origine della parte musulmana, a cui eventualmente
si farà ritorno dopo una permanenza all'estero. In caso di
trascrizione del matrimonio presso un Consolato dello Stato di
provenienza islamico, la parte cattolica dovrà però guardarsi dal
pronunciare o dal firmare documenti contenenti la shahada
(professione di credenza musulmana). I matrimoni tra cattolici e
musulmani, avranno comunque bisogno, se celebrati nonostante tutto,
oltreché della dispensa canonica, del sostegno della comunità
cattolica, prima e dopo il matrimonio. Uno dei servizi importanti
dell'associazionismo, del volontariato e dei consultori cattolici,
sarà quindi l'aiuto a queste famiglie nell'educazione dei figli ed
eventualmente il sostegno verso la parte meno tutelata della
famiglia musulmana, cioè la donna, nel conoscere e perseguire i
propri diritti.”
68)
“Per il battesimo dei figli, infine, le norme delle due religioni
sono come si sa fortemente in contrasto. Il problema va posto quindi
con grande chiarezza durante la preparazione al matrimonio e la
parte cattolica dovrà impegnarsi su quanto la Chiesa richiede. La
conversione e la richiesta del Battesimo di musulmani adulti esigono
pure una ponderata attenzione, sia per la natura particolare della
religione musulmana che per le conseguenze che ne derivano.”
Come
è evidente anche da queste piccole sezioni, il documento affronta
temi di particolare attualità e complessità; per riassumerne lo
spirito che lo informa, il cardinale Fumio Hamao aveva così
concluso la sua presentazione ai giornalisti: “La
Chiesa non guarda solo a se stessa, ma al mondo intero, contemplando
il volto di uomini e donne, di ogni colore, razza, nazionalità e
religione. Con la nuova Istruzione "Erga migrantes Caritas
Christi", la comunità ecclesiale è convocata a prendere
sempre più coscienza della sua missione universale nel mondo e
nella storia, davanti a Dio e agli uomini, fiduciosa che i migranti
saranno, alla fine, strumento di unità e di pace, in un mondo
sempre più unito e solidale.” (a
cura di Pietro Mariano Benni)