FONTE: MISNA
VATICAN CITY  15/5/2004 2:02

OTTO PUNTI INTEGRALI DEL DOCUMENTO

 “ERGA MIGRANTES CARITAS CHRISTI” 

a cura di Pietro Mariano Benni

Church/Religious Affairs, Standard

Sono circolati nella giornata di ieri su diversi organi di informazione - e circoleranno presumibilmente anche oggi - brevi citazioni decontestualizzate (e talvolta interpretazioni non proprio fedeli e relativi commenti) estratte da un voluminoso e complesso documento (circa 60 pagine) presentato ieri alla stampa dal “Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti”. Si tratta di un’”istruzione” intitolata “Erga migrantes caritas Christi” (La carità di Cristo verso i migranti). Approvato il primo maggio scorso da papa Giovanni Paolo II, il documento si articola in quattro parti (per un totale di 104 punti numerati) - con relativa introduzione, premessa e conclusioni - e di una successiva sezione in sei capitoli riservata all’”ordinamento giuridico e pastorale” seguita da 81 note di riferimenti a fonti e materiali pertinenti. Nonostante gli ampi interventi esplicativi del presidente del Pontificio Consiglio, il cardinale Stephen Fumio Hamao, di monsignor Agostino Marchetto, segretario del Consiglio, e di padre Michael Blume sottosegretario, l’interesse di alcuni mezzi d’informazione è sembrata incentrarsi su pochi passaggi suscettibili di letture che possono “fare notizia” soprattutto se presentati in maniera molto sbrigativa. La MISNA, anche per la sua natura di agenzia di stampa missionaria, anziché proporre virgolettati mutili o punti di vista parziali, ritiene utile mettere a disposizione dei suoi lettori la versione integrale di quei punti che, in forma riassunta o frammentata, sembrano aver suscitato, per lo meno in alcuni, maggiore curiosità e, a quanto pare, qualche perplessità. Sotto il titolo “Quattro attenzioni particolari” figurano i seguenti punti:

 61) “Ad evitare comunque fraintendimenti e confusioni, considerate le diversità religiose che reciprocamente riconosciamo, per rispetto ai propri luoghi sacri e anche alla religione dell'altro, non riteniamo opportuno che quelli cattolici chiese, cappelle, luoghi di culto, locali riservati alle attività specifiche della evangelizzazione e della pastorale siano messi a disposizione di appartenenti a religioni non cristiane, né tanto meno che essi siano usati per ottenere accoglienza di rivendicazioni rivolte alle Autorità Pubbliche. Gli spazi di tipo sociale, invece - quelli per il tempo libero, il gioco ed altri momenti di socializzazione - potrebbero e dovrebbero rimanere aperti a persone di altre religioni, nel rispetto delle regole seguite in tali spazi. La socializzazione che ivi avviene sarebbe in effetti un'occasione per favorire l'integrazione dei nuovi arrivati e preparare mediatori culturali capaci di favorire il superamento delle barriere culturali e religiose promuovendo una adeguata conoscenza reciproca.”

 62) “Le scuole cattoliche poi, non devono rinunciare alle loro caratteristiche peculiari e al proprio progetto educativo, cristianamente orientato, quando vengono in esse accolti figli di migranti di altre religioni.Di questo andranno chiaramente informati i genitori che volessero iscrivervi i propri figli. Al tempo stesso nessun bambino dovrà essere obbligato a partecipare a Liturgie cattoliche o a compiere gesti contrari alle proprie convinzioni religiose. Inoltre le ore di religione previste dal programma, se effettuate con carattere scolastico, potrebbero liberamente servire agli alunni per conoscere una credenza diversa dalla loro. In queste ore si dovrà comunque educare tutti al rispetto senza relativismi delle persone di altra convinzione religiosa.”

 63) Per quanto riguarda poi il matrimonio fra cattolici e migranti non cristiani lo si dovrà sconsigliare, pur con variata intensità, secondo la religione di ciascuno, con eccezione in casi speciali, secondo le norme del Cic (Codex iuris canonici) e del Cceo (Codex canonum ecclesiarum orientalium). Bisognerà infatti ricordare, con le parole di Papa Giovanni Paolo II, che: "Nelle famiglie in cui ambedue i coniugi sono cattolici, è più facile che essi condividano la propria fede con i figli. Pur riconoscendo con gratitudine quei matrimoni misti che hanno successo nel nutrire la fede sia degli sposi sia dei figli, il Sinodo incoraggia gli sforzi pastorali volti a promuovere matrimoni tra persone della stessa fede".

64) “Nelle relazioni tra cristiani e aderenti ad altre religioni riveste infine grande importanza il principio della reciprocità, intesa non come un atteggiamento puramente rivendicativo, ma quale relazione fondata sul rispetto reciproco e sulla giustizia nei trattamenti giuridico religiosi. La reciprocità è anche un atteggiamento del cuore e dello spirito, che ci rende capaci di vivere insieme e ovunque in parità di diritti e di doveri. Una sana reciprocità spinge ciascuno a diventare "avvocato" dei diritti delle minoranze dove la propria comunità religiosa è maggioritaria. Si pensi in questo caso anche ai numerosi migranti cristiani in Paesi con maggioranza non cristiana della popolazione, dove il diritto alla libertà religiosa è fortemente ristretto o conculcato.”

Seguono, sotto il titolo “Migranti musulmani”, altri quattro passaggi che hanno richiamato l’attenzione dei mezzi d’informazione:

65) “A questo proposito emerge oggi, specialmente in alcuni Paesi, in percentuali elevate o in aumento, la presenza di immigrati musulmani, verso i quali questo Pontificio Consiglio porta pure la sua sollecitudine. Il Concilio Vaticano II, a tale riguardo, indica l'atteggiamento evangelico da assumere e invita a purificare la memoria dalle incomprensioni del passato, a coltivare i valori comuni e a chiarire e rispettare le diversità, senza rinuncia dei principi cristiani. Le comunità cattoliche sono dunque invitate al discernimento. Si tratta di distinguere, nelle dottrine e pratiche religiose e nelle leggi morali dell'Islam, ciò che è condivisibile da quello che non lo è.”

66) “La credenza in Dio, Creatore e Misericordioso, la preghiera quotidiana, il digiuno, l'elemosina, il pellegrinaggio, l'ascesi per il dominio delle passioni, la lotta all'ingiustizia e all'oppressione, sono valori comuni, presenti anche nel Cristianesimo, peraltro con espressioni o manifestazioni diverse. Accanto a queste convergenze, ci sono anche delle divergenze, alcune delle quali riguardano le acquisizioni legittime della modernità. Tenendo in considerazione specialmente i diritti umani, auspichiamo perciò che avvenga, da parte dei nostri fratelli e sorelle musulmani, una crescente presa di coscienza che è imprescindibile l'esercizio delle libertà fondamentali, dei diritti inviolabili della persona, della pari dignità della donna e dell'uomo, del principio democratico nel governo della società e della sana laicità dello Stato. Si dovrà altresì raggiungere un'armonia tra visione di fede e giusta autonomia del creato.”

67) “ In caso poi di richiesta di matrimonio di una donna cattolica con un musulmano - fermo restando quanto è espresso al numero 63, pur tenendo presenti i giudizi pastorali locali - per il frutto anche di amare esperienze, si dovrà fare una preparazione particolarmente accurata e approfondita durante la quale i fidanzati saranno condotti a conoscere e ad "assumere" con consapevolezza le profonde diversità culturali e religiose da affrontare, sia tra di loro, sia in rapporto alle famiglie e all'ambiente di origine della parte musulmana, a cui eventualmente si farà ritorno dopo una permanenza all'estero. In caso di trascrizione del matrimonio presso un Consolato dello Stato di provenienza islamico, la parte cattolica dovrà però guardarsi dal pronunciare o dal firmare documenti contenenti la shahada (professione di credenza musulmana). I matrimoni tra cattolici e musulmani, avranno comunque bisogno, se celebrati nonostante tutto, oltreché della dispensa canonica, del sostegno della comunità cattolica, prima e dopo il matrimonio. Uno dei servizi importanti dell'associazionismo, del volontariato e dei consultori cattolici, sarà quindi l'aiuto a queste famiglie nell'educazione dei figli ed eventualmente il sostegno verso la parte meno tutelata della famiglia musulmana, cioè la donna, nel conoscere e perseguire i propri diritti.”

68) “Per il battesimo dei figli, infine, le norme delle due religioni sono come si sa fortemente in contrasto. Il problema va posto quindi con grande chiarezza durante la preparazione al matrimonio e la parte cattolica dovrà impegnarsi su quanto la Chiesa richiede. La conversione e la richiesta del Battesimo di musulmani adulti esigono pure una ponderata attenzione, sia per la natura particolare della religione musulmana che per le conseguenze che ne derivano.”

Come è evidente anche da queste piccole sezioni, il documento affronta temi di particolare attualità e complessità; per riassumerne lo spirito che lo informa, il cardinale Fumio Hamao aveva così concluso la sua presentazione ai giornalisti: “La Chiesa non guarda solo a se stessa, ma al mondo intero, contemplando il volto di uomini e donne, di ogni colore, razza, nazionalità e religione. Con la nuova Istruzione "Erga migrantes Caritas Christi", la comunità ecclesiale è convocata a prendere sempre più coscienza della sua missione universale nel mondo e nella storia, davanti a Dio e agli uomini, fiduciosa che i migranti saranno, alla fine, strumento di unità e di pace, in un mondo sempre più unito e solidale.”   (a cura di Pietro Mariano Benni)

 dal sito www.misna.org