Nove
anni fa moriva a Roma Alfredo Ormanno, lo scrittore siciliano
che per protestare contro il rifiuto sociale ed ecclesiale
dell´omosessualità si era lasciato bruciare a Roma in Piazza
San Pietro alcuni giorni prima, il 13 gennaio 1998. Ormanno
era nato nel profondo Sud, a San Cataldo in provincia di
Caltanissetta il 15 dicembre del 1958 da una famiglia
semplice: genitori analfabeti, sette fratelli e condizioni
economiche disagiate. Dopo avere conseguito la licenza media a
vent´anni come privatista e successivamente la maturità
magistrale, si era anche iscritto alla facoltà di Lettere e
Filosofia dell´Università di Palermo. Viveva in via delle
Magnolie e si arrangiava per pagarsi gli studi. Ormai Palermo
era diventata la sua città. Qui scriveva, cercava, sperava,
lottava.
Qui aveva scritto diversi testi, per lo più manoscritti non
pubblicati. A sue spese aveva pubblicato il romanzo "Il
Fratacchione" nel quale, al culmine di una crisi mistica,
descriveva il silenzio della sua vita conventuale. Ma, pur
lontano dall´entroterra, pur in una grande città, per
Ormanno il peso della solitudine e dell´emarginazione era
grande. E così, a soli 40 anni, aveva deciso di togliere il
disturbo. Le ragioni del suo disperato gesto sono tutte
scritte nella lettera lasciata per i posteri, per noi. In
quello scritto sofferto così si esprimeva: «Chiedo scusa per
essere venuto al mondo, per aver appestato l´aria che voi
respirate con il mio venefico respiro, per avere osato di
pensare e di agire da uomo, per non avere accettato una
diversità che non sentivo, per aver considerato l´omosessualità
una sessualità naturale, per essermi sentito uguale agli
etero-sessuali e secondo a nessuno, per aver ambito diventare
uno scrittore, per aver sognato, per aver riso. Il mostro se
ne va per non recarvi più disturbo ed offesa. Non riuscivo più
ad ingannare la mia biologica voglia di vivere, a farmi una
ragione sulla mia emarginazione, sulla mia sconfinata
solitudine».
A nove anni da quella evitabile fine di una giovane vita cosa
è cambiato? Forse nella nostra società, anche in Sicilia, c´è
un po´ più di tolleranza verso le persone omosessuali. «Tollerare»
vuol dire sopportare con pazienza, senza lamentarsene più di
tanto, ammettere la presenza di qualcosa di poco gradito. E,
in effetti, forse oggi, rispetto al passato, si usa più
indulgenza di fronte alla presenza delle omosessuali. Sì,
forse si è un po´ meno cattivi, meno violenti e
dispregiativi di un tempo.
Ma tolleranza ed indulgenza non significano ancora rispetto
profondo, accettazione convinta. Non significano, infatti, «inclusione».
Nella società, e nella chiesa cattolica, le persone con
orientamento omosessuale non hanno ancora la cittadinanza e il
rispetto che Alfredo Ormanno chiedeva e sognava (nella chiesa
si dovrebbe parlare di amore).
Oggi c´è chi vuole «convertire» gli omosessuali, presi
come si è da una ideologia, o da una teo-ideologia, che non
fa lo sforzo mite ed umile di partire dalla realtà, dalla
esistenza reale, dai volti reali delle persone. Si innalzano
barriere, si pongono divieti, si costruiscono rimozioni ed
esclusioni ma senza partire dalla vita. Così può accadere
che si elogi la relazione umana, ma in astratto e sul piano
puramente teorico.
Ci si sporge oltre il Mediterraneo, oltre gli oceani, facendo
appello all´apertura alle culture lontane e alle altre
religioni, e ci si spaventa del fratello, e ci si chiude alla
sorella, vicini e diversi da sé. Si predica amore e nello
stesso momento si condanna l´amore. Come è possibile tutto
ciò? Questo deve avere pensato Alfredo Ormanno per tanti anni
prima di compiere quel tragico gesto.
No, negare la vita, negare l´amore, oggi come ieri non è
quello che serve. Agli occhi di Dio ciò che conta, come
scrive il vescovo anglicano Robinson, non è «restare fedeli
a ciò che sapete essere vero»? Ciò che conta non è non
avere paura di essere «fatti esattamente nella maniera in cui
Dio ha voluto e dovete gioirne»?
Il tempo sarebbe meglio valorizzato se ci si spendesse di più
per spingere tutti e tutte ad esseri più liberi dall´annebbiamento
del consumismo, dall´omologazione qualunquista, dall´abbraccio
svilente e mortifero da "grande fratello".
La vita spezzata di Alfredo Ormanno, su questa strada, può e
deve ancora oggi scuotere le coscienze, rinnovare
comprensioni, fare posto alla compassione, aprire gli occhi.