"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
La chiesa dei palazzi e le voci cancellate
di FILIPPO GENTILONI
Stiamo
vivendo un capitolo parzialmente nuovo dell'eterna vicenda stato-chiesa.
Dall'altra sponda del Tevere una nuova aggressività, animata e rafforzata
dal timore di scomparire dalla vita pubblica e di essere ridotti al
privato (sacrestia e camera da letto). Da questa sponda, quella statale,
un certo imbarazzo, a dir poco, accompagnato da forti divisioni sul tenore
della possibile risposta. In
questo quadro in movimento, sta cambiando la struttura stessa del
cattolicesimo italiano. Non è facile indicare quali siano le direttive
del cambiamento: fra le possibili indicazioni, ne sottolineerei alcune che
sembrano già sicure. Almeno per un certo tempo. La
prima è l'accentramento. Sempre più importanti i «palazzi»: Vaticano e
presidenza della Conferenza episcopale. Il resto sembra insignificante,
anche se proprio questo resto rappresenta la forza, non soltanto numerica,
del cattolicesimo italiano. Dai bambini del catechismo e delle prime
comunioni fino ai cappellani degli ospedali. Un ricco pluralismo di
esperienze e di voci che oggi appare silenzioso. Le voci che si fanno
sentire sono tutte, più o meno, ripetitive. Grazie, anche, ai mass media
che sembra che si siano sostituiti alle varie voci, che, fino a ieri,
esprimevano una certa varietà e un certo pluralismo (si pensi al ruolo
della Tv in questi giorni che precedono l'espressione dell'otto per
mille). E'
vero che il centralismo è stato sempre caratteristico della chiesa
cattolica - a differenza delle altre chiese cristiane - ma lo spazio per
il pluralismo era stato sempre mantenuto, Anche lo spazio per un certo
dissenso (si veda il bel volume, appena uscito, per le edizioni La
Meridiana, di Antonio Thellung, Elogio del dissenso). Ma oggi il
centralismo si è irrigidito al punto che non esiste più che un solo .
parere, quello ufficiale. Anche su questioni non strettamente dogmatiche,
come la questione del testamento biologico. Il
centralismo è accompagnato e rafforzato - seconda osservazione - dalla
forza e dal numero delle associazioni. Dall'Azione cattolica di un secolo
fa fino a quelle moderne e potenti come Comunione e liberazione, Sant'Egidio,
i Focolarini e centinaia di altre (se ne può vedere un elenco nella lista
delle adesioni al famoso Family Bay del 12 giugno scorso). Oggi queste
associazioni e questi gruppi costituiscono la vera forza del
cattolicesimo. Le vecchie parrocchie contano meno: sono meno combattive,
più disperse, meno accentrate intorno alla gerarchia. Sembrano un residuo
di un vecchio cattolicesimo: la stessa divisione di tipo territoriale
appare ormai insignificante. Sta avvenendo anche per il laicato quello che
è avvenuto secoli fa con gli ordini religiosi nei confronti delle
diocesi. Un rafforzamento o un indebolimento? Lo stesso interrogativo che
ci dobbiamo porre a proposito dell'accentramento vaticano. Un'altra
osservazione non può non riguardare lo spostamento a destra del
cattolicesimo italiano. Berlusconi è arrivato a dire che un cattolico non
può essere di sinistra. I palazzi non arrivano a questo punto, ma in
buona sostanza concordano. Lo si può constatare da tutti punti in
discussione, dalla famiglia, alla scuola, hi buona o in mala fede, la
destra non fa che accettare e sostenere le posizioni cattoliche più
ufficiali, proprio quelle dell'accentramento vaticano. I palazzi
cattolici registrano e quindi approvano, anche se continuano a ripetere
che non fanno politica. Non c'è più quella Democrazia cristiana che permetteva di evitare schieramenti decisi e parziali. Il cattolicesimo di oggi contribuisce a dividere in due il paese e a rendere più difficile la vita della sinistra. Un bel guaio per chi ha a cuore sia il cattolicesimo che la democrazia del nostro paese
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