"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"

Piace ai laici l'appello di Pera 

sui rischi della deriva clericale

di Giacomo Galeazzi

Ieri, in un editoriale su «La Stampa», il grido d'allarme dell'ex presidente del Senato, Marcello Pera: «Rischia di rinascere un movimento neo­clericale per tentazione profana da parte ecclesiastica e per calcolo elettorale da parte politica. Sarebbe una sconfitta anche per i laici non laicisti». Un'analisi condivisa da Pierluigi Castagnetti, vicepresidente diellino della Camera, che però individua anche nel senatore di Forza Italia uno dei principali ispiratori di questa dinamica. «E' stato il professor Pera a importare in Italia dall'America l'orientamento clericale "teocon", cioè un cristianesimo senza Cristo, una fede divenuta "instrumentum regni" e pregiudizio ideologico - evidenzia -. E, infatti, adesso la politica, deresponsabilizzata, rincorre sempre più le posizioni clericali, tanto che al vuoto di "laici maturi" hanno supplito due credenti come Ciampi e Scalfaro per salvare l'autonomia delle istituzioni. Gli atei devoti sono delusi perché pretendevano un incasso politico e una copertura ecclesiale che non hanno avuto».

 

Il radicale Daniele Capezzone, presidente della commissione Attività produttive della Camera, intende consegnare a Pera «la raccolta dei suoi interventi 2001-2007». E non è questione di laici e cattolici. «In una politica italiana terrene delle convenienze più che delle convinzioni, merita grande rispetto la riflessione del senatore Pera – sottolinea Capezzone -. Mi sembra, però, che anche lui abbia giocato a lungo la carta neo-clericale che ora contesta». Nel panorama europeo, Ferdinando Adornato, deputato di Forza Italia e presidente della fondazione Liberal, non vede il pericolo clericale: «Anzi, domina un'ideologia anti-religiosa. La maggioranza dei leader europei si rifiuta di riconoscere le radici cristiane del continente, si tende a espellere la religione dalla vita pubblica e a confinarla nella sfera privata». Ciò che è emerso negli ultimi anni, «anche grazie a Pera», è un tentativo di reazione alla dittatura culturale del laicismo: «Una reazione niente affatto clericale. La Chiesa fa il suo mestiere ma non mette in discussione la laicità dello Stato». Del resto, «il presupposto teorico del liberalismo è identico a quello del cristianesimo: la centralità della persona». Ciò che emerge ora è che Pera continua a far discutere.

 

 testo integrale pubblicato da  "La Stampa" - 6 aprile 2007