"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"

LA CRISI DELLA SCUOLA ITALIANA

Un fronte comune contro la violenza
di GIUSEPPE FIORONI*

Caro direttore,

 ho letto l´accorato appello di Umberto Galimberti nel pezzo a commento di uno dei tanti terribili episodi di sopraffazione dal titolo "Botte al down, spopola il video". Scuola, scuola, scuola: come non rilanciare questa vera e propria invocazione? In questi sei mesi ho girato scuole e ho letto temi tra i tanti in concorso ai premi letterari per gli studenti e, prima dello stile, mi hanno colpito gli argomenti dei quali tanti ragazzi parlano quando sono soli davanti a un foglio: morte, solitudine, abbandono, paura.Sentimenti e senso di vuoto che poi, raddoppiando il danno, si cerca di riempire con surrogati edonistici di breve durata anziché con duraturi valori. Che il video di cui si parla fosse vero o "finto" fa purtroppo poca differenza perché è tanta la violenza che aggredisce la scuola da fuori ed è altrettanta quella che reagisce da dentro. È questo il motivo per il quale ho istituito un tavolo nazionale sulla legalità - dopo aver anche firmato una Direttiva in tal senso - all´interno del quale per la prima volta è già operativo un gruppo di lavoro sul "bullismo" chiamato a elaborare un piano organico di interventi. La scuola non si tira indietro e attorno a quel tavolo lavorano insieme i vertici delle forze dell´ordine, associazioni, amministratori, genitori, insegnanti, dirigenti e operatori scolastici perché è solo creando un fronte comune che potremo affrontare il fenomeno con successo. Scuola, scuola, scuola. Lo confermo. Ma non basta. I ragazzi passano cinque ore a scuola e dieci in ostaggio di videofonini, televisione, dvd e videogiochi di tutti i tipi. È come svuotare il mare con un cucchiaio. L´educazione è un processo che ha bisogno di tanti attori e con questa sproporzione di forze l´azione educativa della scuola per quanto appassionata e incisiva rischia di essere insufficiente. La scuola ha bisogno della famiglia, dell´apporto indispensabile dei genitori alla vita scolastica e per questo abbiamo dato il via in finanziaria anche alla formazione permanente degli adulti e della famiglia, per rafforzare la partecipazione attiva e consapevole di tutti. Non possiamo poi confinare l´umanizzazione delle nuove generazioni e la trasmissione dei valori, del rispetto delle leggi e del prossimo - cioè i fondamenti che tengono unita una Nazione - solo in un´ora di educazione civica o in cinque di scuola se poi basta un´ora di videogioco sul bullismo o sulla camorra per vanificare mesi di lavoro. La scuola intende fare la sua parte a 360°, dall´aggiornamento degli insegnanti all´integrazione con il territorio e lo farà anche tenendo le aule aperte il pomeriggio per dare un´alternativa alla strada e all´esclusiva delle sale gioco. La scuola ha dalla sua parte la forza dirompente della cultura, della letteratura, della poesia, dello stupore e della meraviglia delle scienze e ha come armi la parola e la testimonianza, la prima per trasmettere patrimoni comuni e la seconda per i valori. Ma la pervasività dell´immagine, abbandonata a se stessa, sta trasformando la vita dei ragazzi in un grande videogame. È ora, per alcuni videogiochi, di dire game over. E credo sia infine anche ora che tutta la televisione generalista, a partire da quella pubblica, superi la stagione del "bollino" per passare dall´Auditel della quantità a quello della qualità, soprattutto quando sceglie e produce programmi per ragazzi. Sono scelte che riguardano i nostri figli e sono convinto che questo è un impegno rispetto al quale governo e Parlamento non faranno mancare la propria voce. Una voce che non può essere né di destra né di sinistra perché è la voce della responsabilità.

                                 *L´autore è ministro della Pubblica Istruzione.

 testo integrale pubblicato da  "La Repubblica" - 13 novembre 2006