Don
Gallo, 36 anni per strada
di
Simone Pieranni
Genova
Più di un bambino genovese, per quasi un secolo, a
fronte di rimbrotti di nonni e genitori prima o poi ha sentito la
terribile minaccia: «ora ti porto da Garaventa!», alludendo alla nave
scuola dove don Andrea Gallo nel 1960, ordinato sacerdote un anno prima,
iniziò la propria vita di sacerdote tra le pieghe del disagio. La
Garaventa di Genova era un riformatorio sull'acqua per minori, dove don
Gallo tentò di applicare forme di autogestione e libertà per i ragazzini
del collegio. Da lì varie peregrinazioni, fino ad arrivare alla
parrocchia di San Benedetto, una specie di Barbiana metropolitana e non
rurale. A San Benedetto nacque l'esperimento della comunità di base che
per 36 anni è stata un riferimento per un'intera città, in nome «dell'emancipazione
da ogni forma di dipendenza, all'interno di una partecipazione e confronto
critici con il politico e il sociale». Un'impostazione ben diversa da
molte comunità di recupero per tossicodipendenti sorte da lì a poco.
Oggi si celebrano i 36 anni di vita con incontri, dibattiti e concerti in
nome del motto di Don Milani - già caro anche a Walter Veltroni - I care,
mi interessa. Don Andrea Gallo non sembra stanco di lottare e occuparsi di
dipendenze: «Da 36 anni ci svegliamo alla mattina e ci chiediamo se sia
possibile un altro mondo e la risposta la diamo insieme, con una
prospettiva di una cultura alternativa, di una vera comunità
partecipativa. Diciamo che siamo l'esatto contrario di chi pretende di
insegnare la legalità, la correttezza dei comportamenti ricorrendo a
moralismi e persecuzioni dei diversi: siamo un passaggio continuo
dall'isolamento alla lotta».
36 anni di proposte ed esperienze vere, per strada e ovunque fosse
possibile - «siamo stati in tutti i movimenti» - per ipotizzare
un'impostazione diversa sull'argomento dipendenze, capace di spostare
l'attenzione dall'individuo alla società, dalla coercizione alla scelta
individuale di concepirsi insieme ad altri. La politica invece, in fatto
di dipendenze, ha spesso dato vita a creature orrende. Fabio Scaltritti
della comunità di San Benedetto è stato l'altro ieri al primo incontro
della Consulta del ministero della solidarietà sociale sulle dipendenze:
buoni propositi, possibili solo in un caso, «la premessa per tutto è che
il governo abroghi la Fini- Giovanardi: non è più solo un priorità, ma
una vera e propria emergenza, anche primari e direttori di dipartimenti
l'hanno definita un vero e proprio bastone tra le ruote per qualsiasi tipo
di intervento da parte dei servizi».
Sulla consulta Don Gallo è ironico: «Hanno deciso di organizzare una
conferenza che si farà ad ottobre prossimo, non proprio domani: siamo
incazzati per questa legge, bisogna abrogarla e in tempi rapidi. Il
ministro Ferrero (che sarà a Genova oggi in uno dei dibattiti previsti
per la ricorrenza, ndr) deve girare molti ministeri prima di riuscire a
rimediare, è una via crucis la sua». In realtà la consulta qualche
merito sembrerebbe averlo. «Siamo rimasti sorpresi positivamente -
aggiunge Fabio Scaltritti - dall'impostazione, gli strumenti e le prese di
posizione di Ferrero, perché rispetto a tutte le altre esperienze
ministeriali abbiamo notato grande discontinuità; l'idea è quella di
lavorare senza pregiudizi, senza posizioni precostituite, cercando di
individuare anche esperienze pratiche di altri paesi, valorizzando quelle
italiane più all'avanguardia». Per la prima volta si parla di dipendenze
in generale: per chi se ne occupa da tanto potrà sembrare naturale, ma
per le istituzioni è un passaggio da un'era all'altra. Il ministro
Ferrero avrebbe anche provato a chiedere alla consulta sull'alcool di
unirsi in quella più generale sulle dipendenze, ma ha ottenuto un
diniego. Poteva essere un'ottima opportunità, «infatti noi rilanceremo
su questo- dicono a San Benedetto - perché se ragionassimo in termini di
dipendenze e consumi sarebbe tutto diverso e poter accostare l'alcool alle
altre dipendenze potrebbe fare uscire molte contraddizioni.
testo
integrale pubblicato da "IL Manifest0" - 7 dicembre 2006