MESSINA. Passa
anche da Messina, dalle stanze di padre Fedele Scalia, la presa di
posizione di preti e teologi contro l'atteggiamento assunto dalla
Conferenza episcopale italiana sui Dico. Ovvero il diktat del
cardinal Ruini ai due rami del parlamento, prossimi ad analizzare e
votare il decreto. Una delle email giunte a Scalia proviene da Don
Pino Ruggeri, e riporta un appello alla Cei che può essere firmato
anche on line sul sito http://213.92.85.188/~febb5feb/index.php, e
che già reca l'adesione di Giuseppe Alberigo (professore emerito di
Storia della Chiesa nella Facoltà di Scienze politiche
dell'Università di Bologna), Raniero La Valle (già direttore del
Popolo e dell'Avvenire d'Italia), Alberto Melloni (docente di storia
all'Università di Bologna e membro della Fondazione per le scienze
religiose Giovanni XXIII), Angelina Nicotra (docente universitario),
Giuseppe Ruggieri (Studio Teologico San Paolo di Catania): «La
chiesa Italiana - si legge - nonostante sia ricca di tante energie e
fermenti, sta subendo un'immeritata evoluzione. L'annunciato
intervento della Presidenza della Conferenza Episcopale, che
imporrebbe ai parlamentari cattolici di rifiutare il progetto di
legge sui "diritti delle convivenze" è di inaudita gravità.
Con un atto di questa natura l'Italia ricadrebbe nella deprecata
contraddizione di conflitto tra la condizione di credente e quella
di cittadino. Condizione insorta dopo l'unificazione del paese e il
"non expedit" della Santa Sede e superata definitivamente
solo con gli accordi concordatari. Denunciamo con dolore, ma con
fermezza, questo rischio e supplichiamo i Pastori di prenderne
coscienza e di evitare tanta sciagura, che porterebbe la nostra
Chiesa e il nostro paese fuori dalla storia. Si può pensare che il
progetto di legge in discussione non sia ottimale, ma è anche
indispensabile distinguere tra ciò che per i credenti è obbligo,
non solo di coscienza ma anche canonico, e quanto deve essere
regolato dallo Stato laico per tutti i cittadini. Invitiamo la
Conferenza episcopale a equilibrare le sue prese di posizione e i
parlamentari cattolici a restare fedeli a loro obbligo
costituzionale di legislatori per tutti». E, ai deputati credenti
in parlamento, scrive anche don Vitaliano Della Sala, prete
storicamente "contro": «Come cristiano devo ricordarvi
che la teocrazia non piaceva neanche a Gesù Cristo. "Date a
Cesare quel che è di Cesare, ma date a Dio quel che è di Dio"».
(D.D.J.)
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