PASQUA 2007
Resurrezione per la giustizia
nella
città di mafiosi e violenti
di
Nino Fasullo
La più grande e significativa festa
cristiana è un evento per tutti gli uomini. E lo è ancor più in
un'epoca nella quale si mischiano i popoli e le carte della storia, nella
quale si intravedono rischi pesanti ma anche tante speranze nuove.
La resurrezione sta lì a dirci che mai, alla fine, prevarranno veramente
le oscurità dell'uomo e le sue negatività, perché l'uomo è anche
capace di cambiamenti, di redenzione, e per questo è ansioso di
spiritualità. Per comprendere questo messaggio non ci si deve distaccare
dalla storia, o nasconderne le brutture, ma bisogna saper guardare alla
realtà con gli occhi dello spirito e della speranza.
Il nostro pianeta soffre ancora oggi di una divisione spaventosa delle
ricchezze e delle possibilità, perché parte ampia dell'umanità è
spogliata di quei beni e diritti che rendono umana la vita di ciascuno di
noi. Ma non dobbiamo dimenticare che si è riusciti anche a sconfiggere
avidità che generavano ingiustizie, violenze, patimenti senza fine. Oggi
gli uomini sanno che sono responsabili del proprio destino, possono
limitare le sofferenze altrui e dare giustizia a quanti non l'hanno,
possono impegnarsi per un mondo pacificato, almeno nelle sue aspirazioni
fondamentali.
Le popolazioni che si spostano da un continente all'altro, provocano
paure, reazioni negative, a volte scatenano istinti razzisti. Ma questa
realtà non riesce a nascondere il fatto che tante di queste persone sono
accolte bene, con equità, a volte con amore, e si possono porre le basi
per un mondo più ricco di giustizia e di umanità, fatto di mille colori
e di mille sensibilità. Un traguardo faticoso da raggiungere, ma
entusiasmante.
Restiamo stupiti perché esistono ancora guerre motivate con la religione,
e alcuni praticano la violenza in nome della religione. E' uno stupore
legittimo. Però non si deve tacere che le stesse religioni si incontrano
oggi come mai era avvenuto, cominciano a dialogare, a dirsi verità che un
tempo erano velate: che la religione non pu ò mai essere violenza, che può
arricchire gli uomini, migliorarli ed elevarli.
Viviamo problemi e angosce anche nella parte del mondo nel quale viviamo,
quello più opulento e sazio. Si mettono da parte le nostre radici
religiose, si cerca solo l'appagamento immediato, si tenta di ferire la
nostra concezione antropologica proprio nelle terre che sono state le
terre dell'umanesimo. Tanto questo è vero che altri popoli, meno ricchi e
più tormentati, ci guardano senza capire perché proprio noi, più
fortunati, regrediamo su temi come quelli della vita, della famiglia,
delle relazioni umane, e restano quasi attoniti di fronte alla solitudine
morale e spirituale che si va aprendo dinanzi all'Occidente. Eppure, in
mezzo a questo declino ci sono persone che hanno coraggio e tornano a
parlare all'uomo occidentale con parole dimenticate come quelle di
impegno, amore, spiritualità.
La Pasqua in questo mondo carico di problemi e di rischi, di bellezze e di
grandezze, ha un significato particolare, spirituale ma incarnato nella
storia. La Pasqua dice a tutti, non soltanto ai cristiani, che quel
sacrificio che è stato consumato e tramandato nella passione dei Vangeli
rappresenta e riassume il sacrificio di tanti uomini, di chi è
perseguitato come lo sono oggi molti cristiani e di chi patisce
ingiustizie, di chi soffre, di chi ha perso il senso della vita e forse
per questo soffre ancora di più. Dice a chiunque che quel sacrificio è
un passaggio verso una possibilità di resurrezione che interessa tutti,
nessuno escluso.
La persecuzione si trasforma in esempio per gli altri e seme per il
dialogo, la sofferenza aiuta a capire meglio la mente e il cuore
dell'uomo, il vuoto dell'esistenza fa avvertire bisogni più alti,
richiede parole più profonde. La resurrezione diventa, allora, una
possibilità per tutti coloro che vogliono sentire e vivere quel
messaggio, anche nel nostro momento storico, per affrontare i drammatici
problemi materiali, e per affermare valori più alti che hanno nella
trascendenza una fonte inesauribile.
La universalità della Pasqua cristiana non sta nell'esigere che tutti
pensino e agiscano allo stesso modo ma nell'offrire a tutti gli uomini
l'evento di duemila anni addietro come luogo e strumento di rinascita per
la coscienza e come mezzo per mandare avanti la storia umana dentro un
orizzonte di solidarietà verso ogni persona, a cominciare da chi ha meno
voce e per questo ha più bisogno di speranza.
Testo integrale tratto da “Avvenire” – 08.04.2007