FONTE: MISNA
AFRICA  26/5/2005 8:18

DOPO LA GIORNATA DELL’AFRICA,

SEMI-LAMENTO DI UN GIORNALISTA CHE LA AMA

di Pietro Mariano Benni

Ad amare l’Africa, almeno a parole, siamo in tanti. Sempre di più. Qualche anno fa, quasi quasi ci conoscevamo tutti. Ormai, invece, non riusciamo nemmeno a contarci. Giornalisti, uomini di sinistra e di destra, liberi pensatori, giovani e vecchi, organizzazioni governative e non governative, turisti semplici o “solidali”, governi nazionali, sopranazionali e più o meno imperiali, giovani, donne, nonni, militari e ragazzi…E per un giornalista, il fatto che possa essere un amore fatto prevalentemente o solo di parole può essere forse una vaga attenuante, visti gli strumenti dello specifico mestiere. E alcune medaglie al “valor africano” – per carità, nessuno equivochi – vanno pure appuntate soprattutto sul petto dei tanti che hanno testimoniato e testimoniano il loro vero amore per il grande continente in condizioni spesso molto dure e difficili, anche a rischio o con perdita della vita. Valga un nome solo per tutti, al confine tra laici e consacrati: Annalena Tonelli. Ma ieri quanto vuoto ‘bla-bla’, quanta ipocrisia, quanto narcisistico compiacimento e quanti malcelati doppi e tripli interessi, quanto affarismo individuale e collettivo, quanto penoso pietismo in questo sbracciarsi e sgolarsi intorno all’Africa nel giorno per essa comandato. Rispuntano qua e là antichi soloni pontificanti, pseudo-saccenti politici e presunti esperti o autonominati analisti mentre nell’ombra mandano mefistofelici bagliori occhi lustri di cupidigia e speranzosi di nuovi e finora trascurati ‘business’. In fondo è nelle umane cose che sia così. Eppure cogliere i segni di queste cospicue tracce inquinanti, nuovi seguaci più o meno coscienti di coloro che spudoratamente da tempo abusano in ogni modo dell’Africa, vedere ingrossarsi e sentir rumoreggiare le schiere di chi poi è pronto ad ingigantire le pur grandi piaghe del continente per scopi più o meno confessabili, tutto questo fa pensare. E può generare sconforto, tristezza. Certe volte, per intristirsi, basta sentire i toni superficiali, sciatti o roboanti con cui taluni parlano d’Africa, soprattutto con insopportabili luoghi comuni e frasi fatte come quelle di molti afro-pessimisti, ma anche di alcuni afro-ottimisti dell’ultimora. Tra le grandi voci genuine e convincenti sentite ieri, levatesi alte e cristalline sul fastidioso brusio degli africanologi e africanofili ‘della mutua’, a parte quella di Kofi Annan, in questa notte post-africana (ma ce n’è mai davvero una così definibile?) mi consolo con quelle pacate ma ferme, serie e concrete del presidente Carlo Azeglio Ciampi (“Va infine affrontato il problema del debito….” - vedi anche notizia e “pensiero del giorno” della MISNA). Che facevano eco, dall’altra parte del Tevere, a quelle di Benedetto XVI che in pochi giorni di papato ha già fatto più volte riferimento all’Africa e ieri, oltre a ricevere alcuni uomini di stato africani, ha aggiunto “pensieri e preghiere” per l’”amato popolo africano”, incoraggiando le istituzioni cattoliche a “prestare generosa attenzione” alle necessità dell’Africa e la comunità internazionale a occuparsi “sempre di più dei problemi del continente africano”. Ecco perché forse, nonostante tutto, proprio come Daniele Comboni scriveva dal Cairo già nel 1870, “favorevoli circostanze sorte di questi dì senza essere state previste, pare vogliano assicurarci da parte della Provvidenza che l'ora della salute è suonata anche pella povera Nigrizia”. E allora, messi da parte i lamenti, almeno a Roma, avviamoci tutti a vivere questi ultimi giorni di gran finale di “Italia-Africa 2005”, una manifestazione d’amore unica al mondo nel suo genere, fortemente voluta sì dal sindaco Walter Veltroni ma rimasta in gran parte genuina, spontanea e partecipata come nella prima edizione. Quanti saremo sabato prossimo in piazza del Popolo per il concerto e la manifestazione finale? Ma sì, venite tutti…anche i meno genuini forse, tra musica e sorrisi, si convertiranno.

(Pietro Mariano Benni)[MB]