"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
ASSASSINI E VITTIME
Questo
21 marzo è stato per me molto particolare. Per anni ho vissuto questa
giornata lavorando per organizzarla, come vicepresidente nazionale di
Libera prima, da presidente onorario dopo. Ieri l'ho fatto privatamente,
rimanendo in strada, in mezzo alla gente e per me è stata un'esperienza
molto intensa. Un'esperienza che mi ha fatto sentire, forte come non mai,
il senso di responsabilità per le persone che restano, per i familiari
delle vittime e per chi non vuole voltare le spalle a tanta ingiustizia e
violenza. In un momento particolare: in cui si vota il nuovo governo del Paese e c'è, si avverte nelle strade, nelle piazze, tra la gente una nuova coscienza politica e sociale. In un momento in cui anche il mio percorso personale è cambiato per diventare progetto di governo. E in un momento in cui la mafia è tornata a lanciare segnali: l'auto bruciata a Dino Paternostro giornalista e sindacalista di Corleone, l'intimidazione a Sonia Alfano nel messinese, quella alla cooperativa Lavoro e non solo che in provincia di Agrigento gestisce terreni confiscati alla mafia e tanti altri episodi che testimoniano il nervosismo della criminalità organizzata rispetto ai cambiamenti in corso. Rispetto a questa nuova coscienza civile che adesso vuole diventare e affermarsi come progetto. Ho sempre pensato che lo scandire uno per uno i nomi delle vittime di mafia, avesse in se qualcosa di magico. Una sorta di canto propiziatore: ricordare non per piangere ma per costruire. Per far crescere qualcosa di nuovo, nel giorno in cui tutto rinasce: il primo giorno della primavera. Ieri, per tutte le ragioni che ho già detto, questa sensazione è stata ancora più forte. Ed ho pensato alla formica, simbolo di questa undicesima edizione. Al suo essere tanto piccola e tanto instancabile. Un simbolo importante come i temi in discussione: economia, politica, informazione, migranti e sport. Temi concreti che per diventare risposta concreta hanno bisogno di ritrovare l'etica e il senso della giustizia sociale. Ed hanno bisogno di tante formiche, ognuno con la sua piccola mollica da portare al formicaio. Guardando dietro e avanti a me ho visto centinaia, migliaia di persone convinte della stessa cosa. Pronte a rimboccarsi le maniche. Senza differenze di razza, di età, di religione. Convinte che legalità, solidarietà e giustizia per essere vere devono tenersi assieme e devono calarsi nella realtà: diventare materia attorno alla quale costruire una nuova economia, una nuova politica, una nuova informazione. Io credo che rispetto ad 11 anni fa quando ci fu la prima giornata della memoria, questa coscienza sia infinitamente più forte. Al Sud come al Nord ci sono battaglie comuni sui diritti. Penso all'acqua che oggi è diventata la materia su cui milioni di persone in tutto il mondo si confrontano organizzando manifestazioni e comitati civici contro la privatizzazione e portando in piazza lo stesso manifesto: un manifesto che mette accanto paesi ricchi e paesi poveri. Ma penso anche ai movimenti che nel nostro Paese sono sorti spontaneamente contro scelte calate dall'alto come il Ponte sullo Stretto. Si è capito che non basta fare, ma bisogna fare bene, altrimenti il futuro resta dietro l'angolo. E ad essere più forte è anche il senso di unità del Paese, la voglia di tenerlo unito nonostante tutto: devolution, lega, crisi economica. Nel mio percorso verso la presidenza della regione siciliana ho trovato accanto a me tanti giovani, uomini e donne di tutt'Italia. Persone che non potendo votare in Sicilia perché sono emiliani, piemontesi, laziali, toscani organizzano cene di finanziamento per contribuire come possono al percorso di cambiamento dell'isola dove la mafia è sempre stata forte. Formiche del cambiamento che portano al formicaio la loro piccola, grande mollica. TESTO INTEGRALE TRATTO DA "IL MANIFESTO" - 22 MARZO 2006 |