Fatti nostri Berlusconismo a rovescio di Giorgio Bocca La corsa alla convention americana dei dirigenti della sinistra italiana: la soddisfazione dei nostri ulivisti diessini e margheritini è culminata nella dichiarazione dei capi secondo cui, se vince le elezioni John Kerry, si può anche restare in Iraq da occupanti, sempre armati e a guardia del bottino, ma buoni, non più cattivi come Bush. Parlavo di questo modo di far politica, berlusconiano alal rovescia, con Vittorio Foa, in vacanza a Morgex, e il grande vecchio, come trasognato, mormorava: “Ma non sarà questo il modo di far politica degli anni prossimi, non è questa la politica senza principi a cui tutti tendono?” In questa politica non c’è differenza sostanziale fra Kerry e Bush, come non c’è stata fra democratici e repubblicani negli anni passati: Vogliono tutti un ‘America ricca che sappia conservare , se necessario con le guerre, il suo tenore di vita previlegiato, in altre parole il suo impero. Ora si può capire che una sinistra uscita dal fallimento del comunismo e dalle delusioni socialdemocratiche prenda atto che l’unica scelta possibile è oggi quella del male minore, nella speranza che Kerry si liberi dei modi di essere più brutali della destra globalista e militarista , ma si capisce meno questo entusiasmo per un nazionalista, pronto a continuare la guerra con più efficacia, maritato con una petulante miliardaria della birra, circondato da miliardari “buoni” che si succedono alla tribuna per parlare di tutto fuorché della pace e della giustizia sociale, di cui nel loro potentissimo Paese si fa scempio. Una convenzione che ha parlato di tutto fuorché di un new deal, di un nuovo rapporto fra la politica e il potere. Pare che la politica della sinistra italiana sia sostanzialmente la stessa, di vassallaggio, dei partiti italiani dalla fine della Seconda guerra mondiale. Dice Vittorio Foa: “Ma non pensi che la politica del prossimo futuro sarà questa, degli interessi e della loro anarchia?”. Penso che correre alla reverenza dei ricchi e dei potenti non sia degno di una differenza, penso che coloro i quali non hanno la responsabilità del grande potere debbano avere almeno il coraggio del dubbio e della verità, di vedere nella guerra in Iraq una guerra sbagliata, ingiusta e cercare di liberarsene invece di dire la sciocchezza che con Kerry si può restare ad occupare un Paese altrui, a imporgli un governo fantoccio. Sono sciocchezze che i conservatori di tutti i Paesi hanno ripetuto nel Vietnam, quando già le cannonate della guerra di liberazione cadevano su Saigon e gli uomini del regime correvano all’aeroporto per scappare.
testo integrale tratto da "Il Venerdì di Repubblica" - 13 AGOSTO 2004 |