"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
La
chiesa che proibisce di GIUSEPPE ALBERIGO Il
documento pubblicato oggi dalla Santa Sede porta la firma di Benedetto XVI
e si presenta come una sintesi degli orientamenti espressi dal Sinodo dei
Vescovi, celebrato qualche mese fa. Vi sono investiti molti e complessi
aspetti della vita della Chiesa, quasi tutti oggetto di vivo dibattito
dentro e fuori il cattolicesimo. Per l´autorevolezza del testo e per la
varietà dei problemi trattati esso impone un´analisi approfondita,
adeguata alla lunga gestazione che l´«esortazione» ha avuto. A una
prima lettura, anzitutto non ci si può non chiedere in quale misura
questo testo rispecchi effettivamente le posizioni espresse nel Sinodo,
che comprendeva prelati di tutto il mondo, inevitabilmente portatori di
esperienze diverse e di orientamenti differenziati.In secondo luogo ci si
interroga sull´accoglienza che potrà avere da parte dei comuni credenti
e del clero in cura d´anime. È infatti noto che molti dei comportamenti
censurati dal Papa sono praticati dalla grande maggioranza dei fedeli (ad
esempio a proposito dell´esclusione dei divorziati dai sacramenti), anche
di quelli "impegnati", né vengono censurati dal clero. Il
pensiero va all´infausto esito di un atto per tanti aspetti analogo, l´enciclica
"Humanae vitae" di Paolo VI, che ha conosciuto un rifiuto
generalizzato in tutta la cattolicità. Naturalmente è facile prevedere
anche che ci saranno ambienti di "teo-con" impegnati a
valorizzare questi orientamenti che sembrano andare tutti, sia pure in
diversa misura, in direzione del rafforzamento della funzione
conservatrice che la Chiesa cattolica svolge in parecchie società
contemporanee. Ma i consiglieri del Santo Padre si sono interrogati sull´impatto
pastorale di un atto come questo? Sono sicuri che esso non introduca germi
di dissoluzione piuttosto che di rafforzamento nel corpo ecclesiale? È
ovvio che non tutto va in modo soddisfacente nella Chiesa cattolica, ma è
proprio l´aspetto etico il più carente e dolente? O non é piuttosto l´appannarsi
della trasparenza evangelica, che rende arduo a tanti riconoscere il
Cristo e il suo annuncio al di là della corposa presenza del corpo
ecclesiastico? L´esortazione ha una portata generale e non focalizza
direttamente nessun problema italiano. Tuttavia non si può ignorare la
parte che tocca nuovamente, dopo le discussioni delle ultime settimane, i
comportamenti di legislatori di fede cattolica. Opportunamente il testo
papale li esorta a essere «consapevoli della loro grave responsabilità
sociale» e aggiunge che «devono sentirsi particolarmente interpellati
dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi
ispirate ai valori fondati nella natura umana». È un richiamo opportuno,
anche se un po´ pleonastico, dato che i legislatori sono sempre
maggiorenni e come dubitare che la loro coscienza non li guidi? Mi sembra
arduo indicare parlamentari credenti - in Italia o altrove - che non
obbediscano alla loro coscienza, talora anche incontrando difficoltà
esterne e lacerazioni interiori. Questi cristiani non meritano maggiore
fiducia e simpatia? A prima vista un lettore sprovveduto potrebbe vederli
come dei peccatori incalliti! Comunque si è ben lontani dalle minacce
ventilate meno di un mese fa dalla presidenza della Conferenza episcopale
italiana. Queste riflessioni non possono essere scambiate - se non in mala
fede - come un invito alla Chiesa e ai suoi Pastori a tacere. È bene e
sano che si parli e si esprimano convinzioni tanto autorevoli. È tuttavia
incerto che la chiave «negativa» delle proibizioni sia la più
convincente e la più adeguata a comunicare l´annuncio evangelico. testo integrale pubblicato da "La Repubblica" - 14 marzo 2007 |