L’icona della “Vergine del Segno
L’iconografo riattualizza in prospettiva mariana ed ecclesiale la pagina profetica di Is 7,14, dopo averla letta, meditata e pregata alla luce di tutta la S. Scrittura e della fede della Chiesa. Is 7,14 annuncia: “Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (cfr. Mt 1,23). L’icona presenta una figura femminile a mezzo busto (in altre icone è in piedi) in atteggiamento orante con le braccia simmetricamente levate. Nel petto ha il Cristo fanciullo-adulto, racchiuso dentro il diagramma a “cerchio” (o, a volte, a “mandorla”), indicante la presenza di Dio, la Gloria, la Luce divina. Notare la figura geometrica del triangolo capovolto che racchiude il diagramma a cerchio il cui vertice viene a collocarsi sotto il cerchio, le diagonali tratteggiate dalle pieghe del manto, la base è formata dalla linea che idealmente unisce le palme delle mani. È la raffigurazione della Vergine Maria che annuncia l’Avvento dell’Incarnazione del Verbo. Il gesto della mano con il palmo orientato verso l’alto dice l’attesa del dono e, nel contempo, la totale ricettività per essere “colmata da Dio”. Maria è la “nuova arca dell’Alleanza” che porta dentro di sé il Figlio che ha generato prima nella fede e poi nella carne (cfr. Lc 1,39-45). Ella lo ha generato perché ha accolto con fede la Parola, si è fatta discepola della Parola (cfr. Lc 8,21; 10,39.42), è diventata quella terra bella/buona che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore buono e perfetto, la custodisce e produce frutto con perseveranza (cfr. Lc 8,15). Infatti il Figlio che porta dentro di sé, in quel diagramma pieno di Luce, ha il volto adombrato dallo Spirito, ha nella mano destra il rotolo del vangelo, mentre con la sinistra benedice. Questa presenza interiore e reale del Figlio rende Maria luminosa dal di dentro. Infatti il mantello (omophórion o maphórion) e la tunica (chiton) della Vergine risplendono della stessa luce del Figlio che porta dentro di sé. Ella porta tre stelle: una sulla fronte e due rispettivamente sulla spalla sinistra e sulla spalla destra, indicanti la sua verginità prima, durante e dopo il parto. Ma parlare di Maria significa parlare anche della Chiesa, della quale è immagine. Perciò, come Maria, anche la Chiesa è chiamata a riflettere la Luce di Cristo nella propria esistenza (cfr. Mt 5,14-16). Come scrive Paolo: “Dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita” (Fil 2,15-16). Così canta la Liturgia bizantina: “È compiuta la parola di Isaia: ecco che la Vergine porta in grembo l’infinito, circoscritto in un corpo, e si prepara a partorirlo prodigiosamente. Stai pronta, o grotta che accogli Dio, preparati, Betlemme: il Re ti ha scelto come sua abitazione. Ricevi, o greppia, come fanciullino in fasce, il Cristo che viene a sciogliere nella sua bontà le catene delle colpe degli uomini. […] La Vergine porta, rivestito di carne mortale, te, che tutto porti, e che ti compiaci di albergare in una piccola grotta” Egidio Palumbo
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