TEMPO PERSO
Alla ricerca di senso nel quotidiano
Movimento
di ricerca appassionata per la crescita e l'approfondimento
TEMPO PERSO ...PERCHE'
TEMPO PERSO
perché in un mondo
frenetico, spesso teso esclusivamente a una esasperante produttività e ad un
efficientismo vuoto, fermarsi per ascoltare, riflettere, dare spazio alla
propria Anima (iniziando dagli interrogativi fondamentali
dell'esistenza) senza un concreto tornaconto, e non alla ricerca esclusiva
del proprio
equilibrio (degli altri non mi interessa!),, ma per
cercare veri percorsi di
cambiamento,
personali ma non solo, é considerato:
TEMPO PERSO.
TEMPO PERSO
perché non
è il caso di prendersi troppo sul serio, siamo
"piccoli" e non
"puntiamo tutto sul
virtuale", ma per sviluppare questo sito cercheremo delle preziose e
competenti collaborazioni.
TEMPO PERSO
perché bando alle ipocrisie, sappiamo quali sono i siti più "cliccati"
nella rete,ma anche noi, a nostro modo, cercheremo di essere (H)arditi
! Tenteremo di utilizzare il "mezzo internet" nelle sue valenze positive.
TEMPO PERSO
perché sappiamo che nessuno è padrone del
proprio tempo, ma crediamo che il tempo sia l'opportunità concessa ad
ognuno: un'opportunità da "vivere pienamente e con
responsabilità".
TEMPO PERSO
perché è perdendo la propria vita, e quindi il
proprio tempo che ...
TEMPO PERSO
perché forse sarà "solo
tempo perso" ma ...
"non c’è tempo
senza significato"
Thomas Eliot
L'uomo è irragionevole, illogico, egocentrico
NON IMPORTA, AMALO
Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini
egoistici
NON IMPORTA, FA' IL BENE
Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi
amici e veri amici
NON IMPORTA, REALIZZALI
Il bene che fai verrà domani dimenticato
NON IMPORTA, FA' IL BENE
L'onesta e la sincerità ti rendono
vulnerabile
NON IMPORTA, SII FRANCO
E ONESTO
Quello che per anni hai costruito può essere
distrutto in un attimo
NON IMPORTA, COSTRUISCI
Se aiuti la gente, se ne risentirà
NON IMPORTA, AIUTALA
Dà al mondo il meglio di te, e ti prenderanno
a calci
NON IMPORTA, DA' IL
MEGLIO DI TE
(da una scritta sul muro a Shishu Bhavan,
la Casa dei bambini di Calcutta)
...Sono
molti quelli che restano fermi al passato ("ai miei tempi era così, le cose
non cambiano"), oppure prigionieri del loro passato, della loro esperienza.
Ci deve essere uno sforzo di tutti di guardare e leggere i cambiamenti e
le trasformazioni e di attrezzarci per non rimanere prigionieri. Questo
vuol dire non perdere mai la memoria (la memoria del passato, delle
esperienze già fatte prima): la storia grande, seria, non deve mai perdersi.
Poi c’è la lettura e la consapevolezza del presente, il dovere di analisi
attento, per guardare il futuro e costruire. Noi dobbiamo oggi abitare il
tempo per ragionare sul futuro, non possiamo improvvisare o ripiegare su
un fare, che poi non tenga conto della memoria, degli sbagli, e del grande
bagaglio di ricchezza, di profondità e di stimoli che ci permette di
ragionare sul futuro. Possiamo ragionare sul futuro, costruendo nel nostro
presente. ... Ragionare sul futuro vuol
dire mai come in questo momento uscire dai propri recinti per confrontarsi e
lavorare insieme, ognuno con le sue competenze e i suoi ruoli, per ragionare
sul futuro. Abitare il tempo vuol dire darci tempo e dare tempo (il silenzio
e la riflessione aiutano molto). La storia non fa salti, la storia cammina.
Non bisogna temere le cose nuove.La ricerca non è mai
facile. Sul tema della legalità, della giustizia, della lotta alle legalità,
alle mafie, ma non solo rispetto a questo. Non è però scontata. Per cercare
occorre mettersi in gioco, coltivare il dubbio, anziché le verità
preconfezionate. Il coltivare il dubbio nel nostro operare ci ha aiutato a
costruire le cose. Nel momento in cui ti sembra di aver capito, devi
ricominciare daccapo. Io l’ho vissuto in questi trent’anni di Gruppo Abele,
del mondo della marginalità, delle carceri, della prostituzione, della
droga, dell’Aids, con gli amici forestieri. ... Io credo che allora dobbiamo
coltivare il dubbio, che ci aiuta molto. Abitare il tempo, leggere l’oggi
per costruire il futuro, non perdere la memoria, attrezzarci per leggere il
cambiamento e le trasformazioni. ...
Don Luigi Ciotti
Che il tempo sia il riflesso privilegiato della Gloria divina sulle creature
è convinzione profonda nella Bibbia: "E' nella dimensione del tempo che
l'uomo incontra Dio e diventa cosciente che ogni istante è un atto di
creazione, un Inizio, che schiude nuove vie per le realizzazioni ultime. Il
tempo è la perenne novità del dono che l'Eterno fa alla creatura
dell'esistenza, dell'energia e della vita, l'atto della continua creazione,
l'eternità che si proietta nello spazio: esso è la partecipazione allo
spazio creato del dinamismo dell'amore eterno, l'inserzione
dell'esteriorità del mondo nell'interiorità di Dio, l'atto sempre nuovo
per il quale ciò che é avvenuto nel primo mattino degli esseri si compie ed
é accolto in ogni istante del loro esistere. E' Agostino che ha avuto
l'intuizione grandiosa del tempo come dimensione dell'interiorità, in
cui si riflette il movimento dell'amore eterno: solo il presente
esiste riflesso fugace dell'eternità, attimo sempre nuovo in cui il futuro
trapassa nel passato, l'uno e l'altro trattenuti nel presente nella
forma rispettivamente della memoria e dell'attesa. Fra provenienza e
avvenire, il tempo è avvenuto sempre nuovo, istante in cui si riflette
l'eternità come origine e come patria nella fugacità fragile del divenire
creature. Se lo spazio rinvia alla Kènosi del Dio vivente, perché si offre
come l'esteriorità del creato davanti al Suo amore umile, il tempo rinvia
insomma allo splendore della Trinità, perché rivela la nascosta
profondità di tutto ciò che esiste come partecipazione al
dinamismo di provenienza, di venuta e di avvenire della vita divina. La
creazione, proprio perché è creazione del tempo e non nel tempo, non basta a
se stessa : essa dimora in Dio, mistero del mondo, ed è chiamata a divenire
sempre più la dimora di Dio, fino all'ottavo giorno, la Domenica senza
tramonto, in cui Lui sarà tutto in tutti (cf. 1 Cor 15,28). Se lo spazio
rimanda alla "terra" nella sua autonomia e nella sua pesantezza dinanzi al
Creatore, il tempo rimanda allora al "cielo", come origine, grembo e destino
del mondo come dimensione ineliminabile dell'interiorità e della profondità
della vita creata. Terra e cielo sono metafore dell'esteriorità e
dell'interiorità del creato, e perciò dello spazio e del tempo nella
loro distinzione e nel loro indissolubile rapporto. Ed è per questo
che solo il tempo vivifica lo spazio , pervadendolo col "gemito della
creazione" che tende a superarne la costitutiva caducità, liberandolo dalla
schiavitù della corruzione per la via dell'interiorità aperta al mistero del
Creatore, che conduce alla libertà della gloria dei figli di Dio (cf. Rom
8,18ss). Il problema, allora non è fuggire le forme dello spazio, ma
redimerle dal di dentro vivendo la profondità della vita nel tempo,
santificando il tempo con la nostalgia e l'attesa dell'eternità. Non è il
tempo quantificato che darà l'anima al mondo, e cioè il mero succedersi
cronologico degli istanti legati allo spazio (chrÓnos),
ma il tempo qualificato, l'ora della decisione e dell'accoglienza della
grazia(kairÓs),
che trasforma l'esteriorità dello spazio in interiorità della vita,
l'istante cronologico del tempo "pesante", misurato spazialmente, nel tempo
lieve della salvezza, "oggi" dell'eternità: "Ecco ora il momento favorevole,
ecco ora il giorno della salvezza!" (2 Cor 6,2).
E' questo tempo "lieve" della decisione
interiore a qualificare il giorno che passa con lo spessore
dell'eternità: esso fa uno con l'amore, amore della vita eterna, coscienza
di un destino che vince il dolore e la morte. E' il tempo come memoria e
come attesa, di cui dà testimonianza altissima l'imperativo "non
dimenticare", caro alla tradizione ebraica: è il tempo come grazia e come
dono, cui solo può corrispondere la grata letizia del cuore. E' il tempo
dell'uomo interiore: tempo delle emozioni, tempo della passione e del
desiderio, dell'amore e della nostalgia, della sofferenza e della tenerezza.
Conoscere questo tempo destinandosi all'altro nella responsabilità
liberamente assunta è per la tradizione ebraico-cristiana la forma
meno imperfetta per conoscere Dio in questo mondo: anticipo d'eterno, questo
gusto del Sabato atteso e promesso o della Domenica senza tramonto pervade
l'esperienza di chi vuol farsi ostaggio dell'eternità nell'inesorabile
svolgersi del tempo. In questo senso, la vita della fede, vissuta come sete
dell'eterno nella fedeltà a ogni istante del tempo, è testimonianza d'un
tempo lieve, d'una leggerezza gravida della futura, nascosta bellezza di
Dio. E' il tempo di chi vive i giorni feriali col cuore della festa, e fa
dell'attimo donato anticipo d'eterno. E' il tempo della santità, del
separarsi per destinarsi all'altro da sé, all'amore più grande che vince la
caducità e la morte: non a caso, nell'opera dei sei giorni, l'unica cui è
attribuito la qualificazione della santità è il Sabato (cf. Gn 2,3). Nello
spazio del giardino delle origini, la santità è legata al tempo: nello
spazio del mondo decaduto sarà perciò ancora il tempo a essere la forma
della santità, dove la decisione per l'eterno qualifica l'istante e lo volge
dalla caducità della morte alla promessa della vita.
Bruno Forte
Ora invece la terra
si fa sempre più orrenda;
il tempo è malato
i fanciulli non giocano più
le ragazze non hanno
più occhi
che splendono a sera.
E anche gli amori
non si cantano più,
le speranze non hanno più voce,
i morti doppiamente morti
al freddo di queste liturgie:
ognuno torna alla sua casa
sempre più solo.
Tempo è di tornare poveri
per ritrovare il sapore del pane,
per reggere alla luce del sole,
per varcare sereni la notte
e cantare la sete della cerva.
E la gente, l'umile gente
abbia ancora chi l'ascolta,
e trovino udienza le preghiere.
E non chiedere nulla.
David Maria Turoldo