Il signore della guerra
Dick Cheney,
il «falco» vice presidente Usa, continua a far dare appalti militari alle società che ha diretto per anni
di FRANCESCO PICCIONI
Il bello del capitalismo è che fa regolarmente il contrario di quello che teorizza. Prendiamo ad esempio le famose regole «rigidissime» che dovrebbero distinguere tra affari pubblici e affari privati: i migliori opinionisti italiani si affannano a insegnarci che «solo in America» quelle regole sono applicate in modo esemplare. Sarà pure così, ma certe notizie non sembrano per nulla una conferma. Si tratta di questo: la società di servizi Brown & Root, già discussa titolare di numerosi contratti per forniture all'esercito statunitense, ha vinto anche - su 44 concorrenti - l'appalto per la costruzione e messa in opera, nella base militare di Guantanamo (residua enclave mantenuta a Cuba), delle gabbie d'acciaio in cui sono stati rinchiusi i presunti uomini di Al Qaeda e i talebani catturati durante il conflitto in Afghanistan. Tutto regolare, giurano al Pentagono.
Non c'è motivo di dubitarne. Mica ci indigneremo per il fatto che la Brown &R è una controllata dalla Halliburton, diretta dall'attuale vice-presidente Dick Cheney fino al giorno in cui si è insediato alla Casa Bianca insieme a George Bush? Coincidenze, pure coincidenze. Qualcosa da obiettare però ce l'aveva trovato anche la Commissione di controllo del Congresso Usa, quando aveva messo sotto inchiesta la Brown&R per aver gonfiato le fatture all'esercito di alcune decine di milioni di dollari, raccomandando infine di escludere questa società da qualsiasi altro contratto militare. Solo per dirne una: la fornitura di energia elettrica alle truppe Usa in Kosovo costa 17 milioni di dollari l'anno, il doppio di quel che sarebbe giusto (stando ai calcoli della Commissione).
Ma la Brown&R ha ormai in mano un contratto decennale rinnovabile automaticamente, a condizioni decisamente di favore: nessun limite di costo, basta non far protestare i militari. Una pacchia. Forse è per questo, si dice, che le pulizie, nelle basi in cui gli ex dipendenti di Cheney sono all'opera, vengano effettuate addirittura quattro volte al giorno. Nelle basi dei Balcani l'inchiesta è scattata solo quando gli addetti Brown&R erano diventati il doppio del necessario e risultavano costare come se avessero lavorato 24 ore al giorno.
Trucchetti, banalità presenti in ogni appalto pubblico, si dirà. Proprio il fatto che vengano fuori pubblicamente testimonierebbe perciò della «salute» dell'etica americana. Il problema è che però che questa società ha avuto i primi contratti col Pentagono poche settimane dopo che Cheney aveva lasciato il posto di ministro della difesa - con Bush padre - per assumere quello di amministratore delegato di Halliburton (e quindi di Brown&R). Impossibile non vedere la combine, specie quando - un anno e mezzo fa - fa il percorso inverso e diventa vice-presidente degli Stati uniti.
Ma soprattutto impressiona questo rapporto proprietario con la più «intangibile» delle proprietà pubbliche: la macchina militare più potente del mondo. Un dirigente d'azienda (un uomo d'affari che pensa solo a fare affari) si siede spesso sulle poltrone pubbliche da cui può decidere quali affari far fare alle sue aziende. E lo fa. In barba a tutte le «regole» che pure esistono e ai controlli parlamentari, che pure ci sono stati. Ora questi padroni della macchina militare - Bush padre è socio influente del Carlyle Group, specializzato in acquisizioni di industrie di armamenti - si apprestano a muovere guerra all'Iraq. E anche in America molti si chiedono quanti e quali contratti, le varie Brown & Root, riusciranno a spuntare: a spese del contribuente Usa, di quanti sono costretti a pagare qualcosa in dollari, delle popolazioni aggredite, ma... a favore delle proprie tasche. Nessuno può dubitare che tra Berlusconi, Bush e Cheney sia stato davvero amore a prima vista.
testo integrale tratto da "Il Manifesto" - 27 settembre 2002