«L’amore deve essere il motorino d’avviamento di un rapporto che dà spazio poi alla stima e alla solidarietà. Un legame che si rafforza con la storia comune che è fatta di difficoltà e di sofferenza»

La censura sull’educazione

«Se manca la critica non si dà processo all’istruzione, e se non si intravvedono difetti o la necessità di costruire comportamenti nuovi, non si pongono seriamente finalità formative»

di Vittorino Andreoli
 

E' un errore pensare che esista un’età dell’educazione dopo la quale questo problema non si presenta più. E altrettanto sbagliato è credere che l’educazione sia unidirezionale, dunque vada dai genitori ai figli e non abbia anche un effetto e una direzione tali per cui anche padri e madri vengono educati dai figli. Non si vuole sostenere nessuna equivalenza, ma ribadire che pur essendo chiari i doveri di educare e i diritti ad avere un’educazione, il fenomeno ha effetti su entrambi i poli. E per dare corpo a queste due affermazioni, vogliamo parlare della coppia, marito e moglie, compagno e compagna, come scenario o luogo educativo. Una maniera inconsueta se solo si tiene conto che si parla della coppia sempre all’interno delle problematiche d’amore e semmai del confronto di idee e di visioni del mondo. Tutto vero, ma solo in parte. È difficile che una coppia resista nel tempo se non viene messa in conto un’educazione reciproca, con lo scopo di saper capire l’altro, di saper crescere l’uno accanto all’altro e dunque di cambiare entrambi: e il cambiamento è sempre frutto di un’educazione.
L’educazione presuppone una relazione di stima e di riconoscimento dell’autorità e dell’autorevolezza e dunque anche la coppia per alcuni aspetti è una vera relazione educativa. La novità semmai è che per alcuni aspetti l’educatore si fa educando e l’educando educatore. Ciò, a dire il vero, accade anche tra un padre e un adolescente: se il padre si mostra attento ai suggerimenti, ai punti di vista del proprio figlio, magari su un problema paterno, di lavoro supponiamo, acquisterà tra l’altro maggiore credibilità quando tenterà di mostrare che un comportamento del figlio è inadeguato e proporrà un’alternativa.
Innanzitutto, se l’amore è una condizione eccezionale in cui ci si sente parte dell’altro e disposti a fare qualsiasi cosa, come se l’altro fosse una parte di se stesso, ebbene, occorre ammettere che l’amore non è una condizione ideale di educazione. Si tende a privilegiare sempre e solo la coppia senza un confronto con il resto del mondo. Si è portati a capire l’amato e dunque a giustificarlo e ad assecondarlo. L’amore rende prezioso anche il carbone e lucente come l’oro anche un pezzo di ferro arrugginito.

Ciò vale, allo stesso modo, anche per un rapporto educativo genitori-figli, laddove un padre veda il figlio come perfetto non sarà teso a elaborare strategie di cambiamento, ma solo a usare parole o pensieri di elogio. Se manca la critica non si dà processo dell’educazione, e se non si intravvedono difetti o comunque la necessita di costruire comportamenti nuovi, non si pongono seriamente finalità educative. L’educazione si fonda su ciò che non c’è. L’amore mostra invece sotto una luce della perfezione, anche ciò che manca e trasforma in stranezza e originalità ogni difetto.
L’amore non è il centro attorno cui si regge una coppia. L’amore, quello forte, è il punto di partenza, talora una fase acuta che ritorna, ma è sempre temporaneo. Per fortuna, poiché l’amore è anche limitativo e non permette nemmeno di confrontarci con gli altri, portati a chiudersi e fare della coppia il mondo. Se questo è il solo collante dell’unione, si può stare certi che la coppia durerà poco. L’amore deve essere il motorino d’avviamento che dà spazio poi alla stima, alla solidarietà, a un sentimento persino di complicità. Un legame che si rafforza con la storia comune che è fatta di difficoltà e di sofferenza persino, che permettono di apprezzare un aiuto mostratosi efficace e fondamentale. È proprio in questo clima di relazione, di fiducia e di stima, che uno crede nell’altro e che ciascuno, in un proprio campo e per certe capacità di affrontare i temi della vita, diventa importante per l’altro: la relazione si fa a doppio binario, tale da permettere a ciascuno di essere educato e contemporaneamente di venire educato.
È bellissimo scoprire che nella vita di coppia si è imparato a superare la paura, a vincere le reazioni magari troppo istintive e aggressive. Che si è appreso ad avere fiducia, a poter contare sulla propria compagna. Insomma a sentirsi dentro un legame.

E' esattamente ciò di cui ha bisogno il proprio figlio: sapere che ci sono a casa una madre e un padre che gli vogliono bene e su cui può contare. Un punto di riferimento e un’ancora nei momenti in cui c’è bisogno di ormeggiare in porto per un po’ di bonaccia. Un esempio nella coppia deriva dalle "espressioni del corpo", e dunque dalla sessualità, che sono spesso il termometro della sua decadenza. Ebbene, la relazione sessuale non può reggere nel tempo se non la si pone all’interno di un’educazione sessuale, di una scoperta dell’altro, di un adeguamento dei riti personalizzandoli e caratterizzandoli sulla coppia, lontano spesso dai canoni stereotipi o teorici dei manuali. Serve anzi in questo campo una "educazione continua" proprio per non generare stanchezza. Ed è straordinario scoprire che ci sono delle innovazioni che riescono ad attivare la voglia di stare insieme, che è sempre della persona e mai una ginnastica di organi.
La coppia è una realtà educativa e, se la si vede così, allora molti dei conflitti distruttivi vengono elaborati come stimoli o aiuti di cambiamento, non critiche disaffettive o mancanza di rispetto. Insomma, se si verificano queste condizioni, quelle di un rapporto educativo a due vie, allora si è certi dell’esistenza della stima reciproca, dell’interesse dell’uno per l’altro, del bisogno di essere difesi mentre si dà sicurezza. La differenza dei ruoli sociali, di quelli legati alle necessità di denaro, non promuoverà antagonismo e gradi di potere contrastanti, ma semplice divisione di compiti. I ruoli non si misureranno al ventisette del mese e così una rinuncia per l’educazione dei figli può avere un "valore" straordinario, anche se non un riconoscimento in carta moneta.
Il tempo speso per l’educazione è svalutato in questa società, mentre ha un valore, anche economico, straordinario. Quante famiglie con dotazioni economiche forti, di fronte a un figlio disadattato, sentono la follia di aver dedicato il tempo alla ricchezza piuttosto che a valori invisibili, ma preziosi anche economicamente. Suona ancora come degradante il termine di "casalinga", perché non sostituirlo con "educatrice"? Si dedica ai figli non solo alla casa, intesa come luogo da pulire o ai fornelli da tenere accesi.

Questa è la coppia ordinaria, il resto è una favola, utile da raccontare, ma non rinvenibile nel quotidiano, fortunatamente poiché questo clima utopico d’amore è al contempo magico e tremendamente diseducativo e non fonda un rapporto di sicurezza. Insomma l’educazione e l’amore fanno sovente a pugni. Bisognerebbe veder anche altri rapporti in questi termini, cioè come educazione. Anche le relazioni di lavoro, quella tra chi insegna e chi sta apprendendo. Se li si riduce a un rapporto padrone-dipendente, cambia tutto e il clima è sgradevole e di sospetto. Le stesse parole "padrone" e "dipendente" sanno di opposizione, di antagonismo, spesso cercato e promosso dalle stessa appartenenza all’uno o all’altra categoria.
Nella scuola, che ha un compito educativo primario, bisogna che i termini "insegnante" e "alunno" non indichino due posizioni contrastanti, sindacali, ma una relazione di stima per quanto possibile e di reciproca fiducia. Lo abbiamo detto: la bidirezionalità dell’educazione non deve annullare i ruoli, ma non saranno mai così rigidi da pensare che uno dia e l’altro riceva educazione.
Così deve esser il rapporto tra sacerdote e giovane. Non di paura o di inferiorità e nemmeno di parità, ma appunto di ruoli che mettono insieme competenze e autorevolezza, per uno scambio che è apprendimento. Se una madre non impara nulla dal proprio bambino o adolescente, se non è interessata alle sue esperienze, è certo che sarà un’educatrice incostante e affaticata.

testo integrale tratto da"Avvenire" - 27 agosto 2002