Lo sportello del credito cooperativo potrebbe essere attivato già all'inizio del prossimo anno
Anche la Curia nella banca di Messina


 

di Graziella Mastronardo

Antonello da Messina. La denominazione è suggestiva, impegnativa. E poi richiama subito la città, dove ormai da qualche anno non esiste più una banca espressione di un gruppo locale. L'idea di “Antonello da Messina” (ma non è detto, comunque, che il nome definitivo sia proprio questo) è sorta qualche anno addietro su iniziativa di un gruppo promotore, che ha cominciato a contattare diversi ambienti per verificarne disponibilità progettuali e finanziarie. E adesso si sta concretizzando. La Banca di credito cooperativo (Bcc) Antonello da Messina potrebbe infatti essere operativa già all'inizio del prossimo anno. In Sicilia, infatti, sembrano tornare di moda le Bcc, le piccole banche di credito cooperativo che danno soldi al minuto e fanno della clientela locale il loro core business . Gli uffici regionali di Bankitalia stanno esaminando una decina di piani industriali presentati da “comitati per il credito cooperativo” sorti in tutta l'Isola. Un polo attorno al quale si riuniscono professionisti, ex dirigenti bancari, imprenditori, artigiani, organizzazioni cattoliche e associazioni dei consumatori. La prima a vedere la luce potrebbe essere proprio la “Antonello da Messina”. Tra i circa 600 soggetti che potrebbero farne parte (organizzazioni artigianali e professionali di categoria, Lega delle cooperative, Confesercenti, Banca etica, Fondazione siciliana antiusura don Pino Puglisi, imprenditori, singoli professionisti), anche la Curia arcivescovile. E nonostante il sodalizio sembri singolare, in realtà non deve stupire. Originariamente, nel periodo a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo successivo, infatti, le Bcc sono nate come casse rurali e artigiane per iniziativa di cooperatori ispirati al magistero sociale della Chiesa cattolica, che allora ebbe un ruolo determinante nello stimolare le fasce umili delle popolazioni delle campagne (soprattutto agricoltori e artigiani, categorie particolarmente fragili) ad affrancarsi dalla miseria e dal fenomeno diffuso dell'usura. Oggi lo scenario è mutato, ma i principi ispiratori della Bcc restano, soprattutto in un'area particolarmente depressa come quella messinese. La “Antonello da Messina”, infatti, si prefigge di dare risposte ai problemi di sottocapitalizzazione delle piccole e medie imprese, di difficoltà di accesso al credito, di mancanza di assistenza economico-finanziaria all'imprenditore. Spiega Paolo Saglimbeni, presidente della Lega delle cooperative: «Il progetto è nato da un'esperienza diretta e dalla constatazione di una difficoltà costante nell'attuare progetti d'impresa proprio a causa dell'impossibilità, in alcuni casi, di accesso al credito. La procedura per gli impieghi si è enormemente dilatata. A Messina e, in generale, in tutta la Sicilia, le banche ormai chiedono garanzie reali anche dieci volte superiori rispetto al Nord e chi vuole mettere su un'attività si trova così tagliato fuori. Non possiamo permetterci di correre questo rischio, soprattutto in questa fase di attuazione del Patto territoriale, dei sette Pit che sono stati finanziati a Messina e provincia, di Agenda 2000: ma se non si creano le condizioni per attuare questi strumenti, che peraltro prevedono tutti scadenze ben precise, perderemo il treno dello sviluppo». Ecco il punto. «La Bcc – sottolinea un altro dei promotori, Giuseppe Molonia – pur essendo un'impresa a tutti gli effetti, guarda alle persone, alla piccola impresa, alla famiglia e risponde alle esigenze di sviluppo dell'economia locale». L'attuale legge bancaria, infatti, conferma il vincolo territoriale all'operatività delle Bcc, che investono il denaro dove lo raccolgono, contribuendo in tal modo direttamente alla crescita dell'economia locale. «In una realtà povera di tessuto imprenditoriale e di cultura d'impresa – prosegue Molonia – la Bcc può contribuire a recuperare progettualità e sviluppo e contrastare la pratica di un sistema creditizio che ha visto finora nel risparmio siciliano solo un'occasione per un aumento dei volumi di raccolta a vantaggio dell'economia di altre aree più forti. Tra i nostri obiettivi vi è quello di stimolare la cultura d'impresa nel nostro territorio, perché la Bcc risponderà soprattutto al bisogno di credito dei soci». Ed è proprio perché lo hanno sentito vicino a questa “filosofia” che i promotori (tra i quali molti bancari) hanno contattato anche l'arcivescovo Giovanni Marra. «In più d'una occasione – rileva Molonia – egli ha lanciato messaggi per invitare a essere promotori di sviluppo e ha sottolineato come il nostro territorio abbia tutte le potenzialità e le professionalità per poter crescere economicamente. Su questa linea ci siamo incontrati e la Curia ha aderito al progetto». Il gruppo dei promotori, «proprio per non dare adito ad ambiguità di sorta, ci tiene a precisare che non è espressione di una particolare coloritura politica, né di un solo orientamento culturale o professionale». Insomma, «un'alleanza – come recita la carta dei valori del credito cooperativo – per lo sviluppo con la comunità locale, aderendo a un codice etico fondato sull'onestà, la trasparenza, la responsabilità sociale, l'altruismo». Pur essendo, principalmente, un'impresa.

testo integrale tratto dalla "Gazzetta del Sud" - 15/9/2002