AMBIENTE, PRIMA LA LOTTA ALLA POVERTA’
 

Il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile che inizierà il prossimo 26 agosto a Johannesburg sarà un importantissimo evento globale. Finché «sviluppo sostenibile» suonerà come un concetto specialistico il grosso pubblico avrà ragione di chiedersi a che proposito abbia luogo quest'evento globale, quali potranno esserne le conclusioni e come andranno valutate. L'incontro di Johannesburg è il seguito del «Vertice sulla Terra» che si tenne dieci anni fa a Rio de Janeiro. La conferenza di Rio, che produsse pochi accordi, fece comunque progredire di molto la coscienza ambientale nei dibattiti pubblici; fece anche molto per generare la comprensione del fatto che «ambiente e sviluppo sono inestricabilmente collegati» (parole di Kofi Annan, Segretario generale Onu), ed è questa la nozione sottesa all'idea di «sviluppo sostenibile» al vertice di Johannesburg. Il concetto è stato largamente utilizzato nelle analisi ambientali dello scorso decennio dopo essere stato esplorato nel Rapporto Bruntland, intitolato Il Nostro Futuro Comune.


Il Rapporto Bruntland definiva la sostenibilità dello sviluppo come il requisito per andare incontro «ai bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di assolvere le proprie necessità». L’economista Robert Solow formulò più esattamente l'idea di sviluppo sostenibile insistendo sulla condizione che alla prossima generazione si sarebbe dovuto lasciare «tutto quello che potrebbe servire loro per ottenere una qualità della vita buona perlomeno come la nostra, e perché essi possano agire allo stesso modo nei confronti della generazione seguente».
Mentre si potrebbero sollevare molte domande su queste asserzioni, non si può dubitare che il concetto di sviluppo sostenibile, del quale Bruntland è stato pioniere, abbia fatto da punto di partenza forte ed illuminante per riflettere allo stesso tempo su presente e futuro. La necessità di occuparsi dell'ambiente non può assolutamente essere staccata dal tipo di vita condotta oggi dalla gente, specialmente quella povera. Infatti, chi adesso ha una qualità della vita pessima, difficilmente si emozionerà per la promessa di sostenere in futuro quegli stessi standard di vita miserabili. L'obiettivo dovrà dunque comprendere una veloce riduzione della povertà attuale, mentre dovrà dare la certezza che qualsiasi cosa venga fatta ora potrà essere sostenuta in futuro.
Oggi c'è bisogno della cooperazione globale: questo è precisamente ciò che il vertice di Johannesburg tenterà di realizzare. Ma quanto sono favorevoli le prospettive di una vera collaborazione di questo tipo? E' stata seguita molto attentamente la questione della necessità di finanziare ed assistere lo sviluppo, e della misura con la quale i Paesi più ricchi sarebbero disposti ad aiutare le aspirazioni allo sviluppo di quelli più poveri; su questo fronte, stesse a me dare un parere, le cose non appaiono particolarmente incoraggianti. La Conferenza Internazionale sui Finanziamenti per lo Sviluppo, tenutasi in Messico nel marzo scorso, produsse un documento - l'«Accordo di Monterrey» - davvero ottimista nella sua retorica altisonante, ma quasi elusivo sulla possibile entità dell'assistenza finanziaria. Insomma, da questo punto di vista le prospettive per il vertice di Johannesburg non si possono definire rosee.
Ciononostante, di sicuro i sostenitori di un piano economico migliore a Johannesburg terranno duro, e a ragione. E' pure d'estrema importanza, però, che venga chiarito che una fruttuosa cooperazione globale può assumere molte forme, non solo quella d'una generica assistenza finanziaria. Il terreno perduto per l’ambiente a causa del rallentamento subito dagli accordi internazionali, e anche per il sottrarsi agli impegni firmati in passato (come hanno fatto, per esempio, gli Stati Uniti sugli accordi di Kyoto), va riguadagnato. Quanto all'economia, l'importanza di ridurre le barriere doganali che i Paesi più ricchi impongono ai prodotti di quelli più poveri merita una considerazione pratica assai maggiore; Johannesburg offre ad entrambi un'ottima opportunità.
Inoltre, nonostante il pessimismo circa l'assistenza finanziaria in genere, c'è saggezza nell'acuta osservazione di Kofi Annan che le persone di altre nazioni tenderebbero ad essere molto più «sensibili quando si presenta loro un problema umano significativo ed una strategia credibile per affrontarlo». La risposta alla pandemia dell'Aids/Hiv sta in una necessità più generale di tentativi coordinati per le cure sanitarie principali e per l'educazione di base.
Considerando un'altra area, vi sono molte riforme che occorre siano fatte con urgenza in vista dell'economia globale; per esempio, c'è una questione forte per regolamentare in modo più efficace e meno iniquo i brevetti. Le leggi esistenti non facilitano l'uso effettivo di farmaci disperatamente necessari nei Paesi meno affluenti, perché spesso i diritti per lo sfruttamento dei brevetti costano parecchie volte i costi reali di produzione.
Esistono anche molte azioni positive che le nazioni più povere possono intraprendere a proprio vantaggio, senza nessun aiuto finanziario da parte dei ricchi, che hanno bisogno di non essere percepiti come agenti del cambiamento.
In questo contesto, si può anche mettere in discussione la strategia generica con cui lo sviluppo sostenibile viene definito puramente in termini di soddisfacimento dei bisogni, piuttosto che servirsi della prospettiva più vasta dell’incremento delle libertà umane su basi tollerabili. Le libertà fondamentali, naturalmente, dovrebbero comprendere la capacità di andare incontro alle necessità economiche d’importanza primaria, ma bisogna tenere conto anche di altri fattori, come l’allargamento della partecipazione politica e delle opportunità sociali.
L’Unione interparlamentare ed i Forum della società civile stiano preparando incontri a Johannesburg in contemporanea con il vertice, e si spera che i dirigenti di quest’ultimo presteranno attenzione alle preoccupazioni espresse da queste conferenze alternative. Non è neppure ovvia la ragione per la quale il sostegno e l’espansione delle libertà democratiche non figurano tra i temi centrali dello sviluppo sostenibile.
Queste libertà, già importanti di per se stesse, potrebbero inoltre contribuire a far nascere altri tipi ancora di libertà. Per esempio il dibattito pubblico, tanto spesso soffocato sotto i regimi autoritari, potrebbe rivestire un’importanza capitale per il conseguimento di una vita più pienamente umana ed anche per meglio comprendere l’importanza di conservare l’ambiente e dei suoi effetti a lungo termine. I nostri rapporti col mondo dipendono in maniera cruciale dalla nostra visione di noi stessi.
Traduzione di Laura Toschi
Global

AMARTYA SEN

testo integrale tratto dal "Corriere della sera" - 13 agosto 2002