LIbertà e sicurezza negli Usa
La paura mangia le anime
di Barbara Spinelli
COMINCIATA
Milioni di cittadini sono invitati a vigilare sul vicino
di casa, sui suoi atti sospetti, sui suoi gesti «inusuali». Il
quartiere stesso e la società in quanto tale sono chiamati a divenire
«l’occhio e l’orecchio che rintraccia il pericolo in nome
della patria», dicono i fautori dell’iniziativa. L’indignazione delle
associazioni per le libertà civili è tale che perfino i repubblicani nella
Camera dei deputati si sono sentiti nell’obbligo di fare marcia indietro, nei
giorni scorsi. Chiamato
I prestatori di servizi
a domicilio sono incitati, in blocco, a denunciare comportamenti poco
raccomandabili: dal lattaio al postino, dall’idraulico all’impiegato incaricato
di verificare un contatore. Tutto è sotto gli occhi di tutti, come già avveniva
nelle società totalitarie e nelle case comunitarie dei tempi sovietici. C’è chi
denuncia quest’ultima mossa dell’amministrazione Bush ricordando i servizi
segreti della Germania comunista (la Stasi che lacerò famiglie, affetti,
amicizie di una vita). C’è chi cita Orwell e il
Una società che sull’altare della sicurezza sacrifica le libertà del singolo
individuo e il suo diritto alla vita privata.
La paura sta prendendo il posto del mito
dell’uguaglianza assoluta, nelle menti dei cittadini e di tanti loro
rappresentanti. E’ refrattaria anch’essa alle differenze fra individui, e al
conflitto che è la stoffa delle democrazie: ha lo stesso effetto uniformante,
livellatore.
Ma come spesso accade
quando le virtù straripano, è il loro contrario che si instaura.
Un dispotismo virtuoso sale sul trono, e con la sua
forza rivoluzionaria infrange i fondamenti veri della morale: morale fondata
sull’esperienza, e sugli usi e costumi che nascono da tradizioni.
Lattai e postini sono figure classiche di tale tradizione, in America: sono
l’emblema della sua vocazione a stringere con il vicino o con il visitatore
occasionale relazioni superficiali, e tuttavia caratterizzate dall’amabilità se
non dall’amicizia. E’ quest’antico
Gli europei seguono con fatica, perché i loro costumi sono differenti. Il controllo esercitato in diretta dai quartieri è più timido che in Inghilterra o America. E lo Stato ha ancora il monopolio del controllo sociale sulla criminalità, anche se tende a perderlo con l’estendersi delle associazioni cittadine e lo spalancarsi ripetuto dell’occhio televisivo. Nel 1996-1997, la Francia insorse spaventata quando il governo Juppé propose una legge che invitava i cittadini alla delazione nei confronti degli immigranti clandestini. Chiunque ospitasse in casa un immigrato senza carta di soggiorno, era invitato a segnalarlo al commissariato. Si inalberarono gli intellettuali, che assieme alle associazioni scesero in piazza manifestando a due riprese, nel febbraio e marzo ‘97. Juppé dovette in gran fretta ritirare un dispositivo che era stato paragonato alle leggi concepite per il controllo degli ebrei, nella Repubblica di Vichy. Sicurezza e libertà entrano in conflitto quando ci sono conflitti militari, ed è uno sviluppo che ha la sua logica: ogni battaglia è esigente verso l’individuo, e l’efficacia del patriottismo è anche a questo prezzo.
Ma le guerre in cui
oggi siamo immersi sono radicalmente diverse da quelle che hanno conosciuto
l’America o l’Europa, nei secoli scorsi.
La guerra contro le centrali del terrore è non solo
mondiale, ma permanente. La prima operazione in
Afghanistan fu battezzata
Eppure queste differenze vengono ormai sistematicamente
trascurate, occultate. A partire dagli attentati contro le Torri
tutte le guerre sono legittimate: anche la ferocia
distruttrice contro gli inermi musulmani nel Caucaso.
La paura del delitto domina i sentimenti dei cittadini, e per fronteggiarla si privatizzano le professioni di controllo, si aboliscono o si denaturano gli organi intermedi, e si stabilisce per questa via una connessione diretta tra Stato e individui.
E’ una singolare privatizzazione della violenza, quella che di fatto esalta lo Stato tutore, onnipresente.
Una
privatizzazione che scommette sui vizi dell’uomo, molto più che sulle
sue virtù. «Sempre più si restringono gli orizzonti di amabilità, nell’appena
spuntato terzo millennio», hanno scritto su questo giornale Carlo Fruttero e
Franco Lucentini, evocando la figura del lattaio nel cinema americano. Ma non è
solo l’amabilità a esser minacciata. E’
attorno al segreto d’ogni individuo che si stringe un nuovo cerchio. Un segreto
senza il quale non esiste neppure in democrazia né uomo amabile, né uomo
libero.
testo integrale tratto da "LA STAMPA" - 21 luglio 2002