Rapporto Annuale 2002
•*Capo dello stato: Carlo Azeglio Ciampi
•*Capo del governo: Silvio Berlusconi (ha sostituito Giuliano Amato in giugno)
•*Capitale: Roma
•*Popolazione: 57,5 milioni
•*Lingua ufficiale: italiano
•*Pena di morte: abolizionista per tutti i reati
Sono pervenute ulteriori segnalazioni di uso eccessivo della forza e maltrattamenti, talvolta assumendo forma di tortura, da parte di agenti delle forze dell’ordine e agenti di custodia. Diversi arrestati e detenuti sono morti in circostanze controverse. Centinaia di persone sono state vittime di violazioni dei diritti umani nel corso di operazioni di polizia conseguenti a manifestazioni di massa. In violazione ai propri obblighi internazionali, l’Italia si è rifiutata di ottemperare a un mandato di cattura internazionale emesso dal Tribunale penale internazionale per il Ruanda per l’arresto di un cittadino ruandese incriminato di genocidio e crimini contro l’umanità. Per scontare una sentenza a 22 anni di reclusione e in attesa dei risultati di un’istanza contro l’Italia presentato alla Commissione europea per i diritti umani, è rimasto in carcere uno dei tre uomini condannati nel 1995, al termine di procedimenti penali di dubbia equità, con l’accusa di aver partecipato a un omicidio politico avvenuto nel 1972.
Le elezioni politiche svoltesi a maggio hanno portato al potere l’alleanza di centro-destra della Casa delle libertà, guidata da Silvio Berlusconi. Nel nuovo governo è presente come vice primo ministro il leader del partito di destra Alleanza nazionale, ed è stato nominato ministro responsabile della devoluzione del potere alle regioni e delle riforme istituzionali il leader della Lega Nord, partito contrario all’immigrazione e, in passato, favorevole alla secessione. Il nuovo primo ministro, coinvolto in alcune inchieste penali riguardanti i suoi vasti interessi economici, e altri membri del governo hanno ripetutamente accusato la magistratura di avere tendenze politiche di sinistra e di perseguire procedimenti giudiziari per motivi politici. La tensione pubblica tra il governo e la magistratura ha avuto un’escalation nel mese di dicembre dopo che il governo ha annunciato la propria intenzione di varare entro sei mesi provvedimenti di larga portata nel sistema giudiziario. Sebbene l’eccessiva lentezza e l’inefficienza del sistema giudiziario siano state ampiamente riconosciute, sono stati espressi timori che alcune delle riforme in progetto possano erodere la separazione costituzionale dei poteri tra l’esecutivo e la magistratura.
Continuano a pervenire segnalazioni secondo le quali gli agenti delle forze dell’ordine avrebbero sottoposto criminali delinquenti ad aggressioni fisiche, impiego eccessivo della forza e insulti di matrice razzista, insieme a segnalazioni di sparatorie, talvolta fatali, in circostanze controverse.
*A marzo cinque giovani, di cui tre albanesi, hanno sporto denuncia contro alcuni agenti di polizia di Pistoia e un buttafuori di una discoteca. Essi hanno denunciato che, dopo un litigio con il buttafuori, sono stati arrestati da alcuni agenti fuori dalla discoteca e condotti in una stazione di polizia in cui sono stati aggrediti da almeno cinque agenti e dal buttafuori. Uno degli arrestati ha dovuto sottoporsi a cure mediche ospedaliere per la frattura del setto nasale, la rottura di un timpano e un testicolo tumefatto. Gli agenti hanno sporto denuncia contro i giovani per oltraggio a pubblico ufficiale e lesioni. Essi hanno affermato di aver arrestato i giovani dentro la discoteca e di essere intervenuti per fermare una rissa tra i giovani e il buttafuori all’interno della stazione di polizia. In seguito all’episodio cinque agenti sono stati incriminati per lesioni, falso ideologico e calunnia; uno di essi è stato incriminato anche per ingiurie e sequestro di persona. A dicembre, dopo il patteggiamento della pena, tre agenti sono stati condannati a periodi di reclusione tra 11 e 14 mesi, mentre due sono stati rinviati a giudizio.
*Ad aprile tre carabinieri sono stati posti sotto indagine per omicidio. Alcuni abitanti di Ladispoli hanno riferito di aver visto, in marzo, salire su una vettura dei carabinieri il cittadino tunisino Edine Imed Bouabid, immigrato illegalmente in Italia, circa 30 minuti prima che il suo cadavere fosse rinvenuto ai bordi di un’autostrada. L’autopsia e gli esami forensi hanno chiaramente stabilito che Edine Imed Bouabid è morto per tre colpi inferti con un oggetto pesante che hanno provocato la frattura del cranio.
Sono pervenute denunce riguardo all’impiego di forza eccessiva da parte delle forze dell’ordine durante dimostrazioni di massa svoltesi a Brescia, Napoli e Genova e per aver sottoposto numerosi manifestanti, compresi alcuni minorenni, ad aggressioni gratuite, tra cui percosse con manganelli e detenzione arbitraria. Sono state segnalate anche altre violazioni dei diritti umani fondamentali.
Più di 200.000 persone hanno preso parte a manifestazioni antiglobalizzazione durante il summit dei G8, svoltosi in luglio a Genova. La maggior parte dei dimostranti ha manifestato pacificamente, ma alcune dimostrazioni sono degenerate in violenza causando notevoli ferite alle persone e gravi danni alle cose. Il bilancio alla fine del summit contava centinaia di persone ferite, più di 280 arrestati, di cui molti stranieri, e la morte di un manifestante italiano, ucciso dai colpi sparati da un agente che prestava il suo servizio militare nell’arma dei carabinieri.
Alcuni manifestanti, dalle intenzioni apparentemente pacifiche, non sono stati autorizzati a entrare in Italia per raggiungere Genova, violando così il loro diritto alla libertà di espressione e di riunione.
Sono pervenuti rapporti ben documentati di aggressioni di agenti delle forze dell’ordine ai danni di dimostranti non violenti e di giornalisti e personale sanitario impegnati nella propria opera professionale e chiaramente identificabili come tali. Durante un raid notturno condotto in un edificio legalmente occupato dal Genova social forum (Gsf), l’organizzazione che raccoglieva i vari gruppi e che coordinava le dimostrazioni, gli agenti hanno inflitto percosse che hanno provocato ferite a circa 62 persone, alcune delle quali sono state urgentemente ricoverate in ospedale. Decine di persone sono state arrestate arbitrariamente e illegalmente e sono state numerose le segnalazioni di trattamenti crudeli, inumani e degradanti a cui le forze dell’ordine e gli agenti di custodia hanno sottoposto gli arrestati all’interno delle strutture detentive. Sono stati sistematicamente negati ai detenuti il diritto ad avere le famiglie prontamente informate delle circostanze e del luogo dell’arresto e il diritto ad accedere immediatamente all’assistenza legale e, nel caso dei cittadini stranieri, dei funzionari consolari.
Pur avendo accolto con favore l’immediato l’avvio di un certo numero di indagini penali per il trattamento delle persone nelle strade, durante il raid al centro del Gsf e nelle strutture di detenzione, AI ha ritenuto che tali indagini non sarebbero state in grado di fornire una risposta adeguata. Nel mese di settembre un’indagine conoscitiva parlamentare sui fatti di Genova si è conclusa tra il disaccordo e l’astio dei parlamentari che vi avevano preso parte. Alla fine dell’anno non era ancora stata istituita alcuna commissione d’inchiesta efficace e indipendente, come richiesto da AI.
Nel corso dell’anno sono stati avviati o sono proseguiti numerosi procedimenti penali per i presunti maltrattamenti, che in alcuni casi costituirebbero tortura, e per alcuni decessi avvenuti in circostanze controverse. In diversi casi sono perdurati gli eccessivi ritardi nel condurre a giudizio gli agenti responsabili, contribuendo così a un apparente clima di impunità. Il cronico sovraffollamento delle carceri è proseguito, spesso accompagnato da segnalazioni di assistenza medica inadeguata, scarse condizioni igieniche e altri problemi connessi, tra cui alti tassi di suicidio o di tentato suicidio.
*A febbraio dieci tra agenti di custodia e sanitari in servizio nel carcere di Potenza sono stati iscritti nel registro degli indagati in relazione a possibili accuse di lesioni gravi e gravissime e falsa certificazione medica. Nell’agosto 2000 era stata avviata un’indagine penale dopo che Tbina Ama, un detenuto tunisino, era salito sul tetto del carcere per protestare contro un pestaggio di cui, a suo dire, era stato vittima il giorno precedente a opera di alcune guardie carcerarie. Un esame forense effettuato su richiesta della Procura aveva concluso che le ferite sul suo corpo erano coerenti con quanto aveva denunciato. Tbina Ama si è suicidato nel maggio 2001.
*A ottobre il giudice per l’udienza preliminare ha iniziato a esaminare la richiesta del sostituto procuratore per il rinvio a giudizio di 95 persone a seguito dell’inchiesta penale sulle denunce secondo le quali oltre 40 detenuti del carcere di Sassari, sarebbero stati maltrattati. Il 3 aprile 2000 sarebbero stati sottoposti a trattamenti crudeli, inumani o degradanti, in alcuni casi configurantisi come tortura, da parte di decine di agenti di custodia in servizio in varie istituzioni penali sarde. Tra gli accusati figuravano anche l’ex direttrice del carcere di Sassari, l’ex provveditore regionale per gli istituti di pena della Sardegna, vari medici in servizio nelle prigioni di Sassari, Macomer e Oristano, nonché i direttori delle carceri di queste ultime due città.
A luglio la procuratrice capo del Tribunale penale internazionale per il Ruanda (Tpir) ha espresso il proprio sconcerto per il rifiuto dell’Italia di ottemperare a un ordine di cattura internazionale per l’arresto di un cittadino ruandese residente in Italia. Il rifiuto è stato motivato con l’assenza, nella normativa interna italiana, di principi legali per effettuare tale arresto. Il cittadino ruandese era stato incriminato dal Tpir con l’accusa di genocidio e crimini contro l’umanità e il suo arresto era stato richiesto come misura preliminare per il successivo trasferimento presso il tribunale stesso. AI ha chiesto all’Italia di adempiere immediatamente ai propri obblighi internazionali e di garantire che ogni persona responsabile di gravi violazioni dei diritti umani sia condotta in giudizio. A fine anno, un disegno di legge sulla cooperazione con il Tpir, presentato dal governo ad agosto, era ancora in attesa dell’approvazione del parlamento.
A febbraio la Corte Suprema di Cassazione ha annullato un verdetto della Corte d’Appello di Roma, emesso nel settembre 2000, con cui si ordinava il rilascio dell’ex ufficiale dell’esercito argentino Jorge Olivera. Egli era stato arrestato a Roma nell’agosto 2000 in seguito a un ordine di cattura internazionale emesso dalla Francia per il sequestro aggravato da torture di una cittadina francese, avvenuto nel 1976 in Argentina durante il governo della giunta militare. Quando la Corte d’Appello ha ordinato il rilascio di Jorge Olivera, motivandolo con la prescrizione per i reati di cui era accusato, l’esame della richiesta di estradizione francese era ancora in corso. Jorge Olivera è tornato immediatamente in Argentina.
Altri cinque militari argentini sono stati oggetto di indagine per il sequestro e l’omicidio di tre cittadini italiani avvenuto in un centro di detenzione segreto in Argentina durante il periodo del governo militare. Nel mese di giugno la magistratura italiana ha presentato, senza esito, una richiesta di estradizione dall’Argentina per uno degli ufficiali. Sono proseguite ulteriori inchieste penali in merito a denunce di violazioni dei diritti umani commesse contro cittadini italiani in seguito alla passata collaborazione tra le forze di sicurezza argentine e quelle di vari altri paesi sudamericani.
Italy: Letters to the Italian government concerning the G8 policing operation (AI Index: EUR 30/008/2001)
Italy: G8 Genoa policing operation of July 2001 – a summary of concerns (AI Index: EUR 30/012/2001)
Concerns in Europe, January-June 2001: Italy (AI Index: EUR 01/003/2001)