OPERA-MONSTRE SULLO STRETTO
PER LA SICILIA ASSETATA
Bevetevi il ponte
di Leonardo Zega
LI
ho incontrati lo scorso aprile a Sanremo, ove il piccolo team guidato da Milena Gabanelli era venuto perché segnalato e premiato per il suo programma televisivo
Report, uno dei dieci più importanti dell’anno.
Il gruppo, a prevalenza femminile, è di una disarmante modestia nel senso più bello del termine, ma il suo programma - in onda il martedì su Raitre in prima serata - affronta gli argomenti con ostinata pignoleria, uno alla volta, procedendo nello scavo di fatti, antefatti e risultati con l’inesorabilità del bulldozer e la puntualità del bisturi.
Fanno tutto da soli, dall’a alla zeta, poi provvede la Gabanelli, che conduce in studio, a marcare il passo della trasmissione, con interventi mirati e asciutti, senza un’ombra di retorica, per non sminuire l’impatto della notizia nuda e cruda e influenzare il giudizio dello spettatore: guarda, ascolta e concludi, pare dirti la conduttrice, che accentua il suo distacco nulla concedendo alla spettacolarità, sottotono persino nell’abbigliamento, che più sobrio non si potrebbe immaginare.
Non dico cose nuove, lo so, e forse non le dico neppure con l’acuzie di un critico televisivo, quale la nostra Alessandra Comazzi; ma due ragioni mi spingono a interessarmi di
Report.
Una di carattere generale: nella rituale deprecazione del livello sempre più basso della programmazione televisiva, pubblica e privata, c’è qualcosa che merita attenzione.
Report è sicuramente nella lista del poco di buono da salvare e... guardare.
L’altra si riferisce all’ultimo numero di
Report, quello di martedì scorso dedicato alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, operazione-monstre, con più di trent’anni di esercitazioni retorico-propagandistiche alle spalle, l’icona-simbolo più esibita dai sostenitori della «rivoluzione strutturale» annunciata dall’attuale governo.
Chi è mancato all’appuntamento di martedì ha perso un’occasione per riflettere su come vanno le cose in questo nostro paese.
Come da sempre la pessima manutenzione dello Stato, l’impossibilità di risalire ai veri responsabili quando obiettivi e programmi non sono rispettati, l’insostenibile leggerezza delle scuse addotte da politici e amministratori riescono a frustrare ogni buona intenzione e ad affossare ogni serio progetto.
Anche i più ovvi, qual è ad esempio quello di assicurare finalmente l’acqua ai siciliani. L’acqua c’è ed è abbondante, ma si perde per strada a beneficio di mafie e signorotti, al punto che nel breve spazio di un chilometro quadrato c’è chi non ha da bere e chi si bea nella piscina, alimentata da condotte pubbliche, pubblicamente violate sotto gli occhi di tutti.
Che c’entra tutto questo con le magnifiche prospettive del Ponte promesso? C’entra eccome, e
Report ce l’ha fatto toccare con mano, senza troppi riguardi per il ministro interessato e il presidente della Regione che si sono negati ai suoi giornalisti.
Per cui la botta più decisa all’orgoglio della «grande impresa» l’ha assestata un contadino, smarrito di fronte allo spettacolo del suo terreno arido, delle coltivazioni stente e del bestiame sfinito da fame e sete: «Ma che se la buttino sulla testa, la prima pietra del Ponte!».
leonardo.zega@stpauls.it
testo integrale tratto da "La Stampa" - 26 settembre 2002