MODESTA
PROPOSTA AI LEADER
di
MIKHAIL
GORBACIOV
Dieci anni fa, quando cambiai il centro dei
miei interessi, passando dalla politica nazionale allo sviluppo
internazionale e all'ambiente, il mondo era pieno di promesse. La
guerra fredda era finalmente conclusa e potevamo aspettarci la pace
dopo un secolo di conflitto. Tuttavia ero già convinto che
rimanevano due grandi minacce alla sicurezza e prosperità future:
l'incessante distruzione delle nostre risorse naturali di base e il
nostro sistema di valori, sempre più insostenibile. Dopo il
summit di Rio nel 1992 fondai la Green Cross International
, al fine di mettere a fuoco tre problematiche fondamentali per
il mantenimento della pace globale: liberare il mondo dall’eredità
ambientale della guerra fredda e della corsa agli armamenti,
prevenire i conflitti per le risorse naturali e incoraggiare una
trasformazione dei valori sociali con una maggiore attenzione
all'ambiente.
A Rio c’era un'atmosfera di travolgente entusiasmo e di autentica
convinzione che potessimo cambiare il corso dello sviluppo; dopo 10
anni l'atmosfera è molto diversa e si profilano minacce anche più
scoraggianti.
Mentre scrivo questo, più di un miliardo e 200 milioni di persone
non hanno acqua potabile; 800 milioni sono malnutrite; la
deforestazione sta causando inondazioni che distruggono intere
comunità; l'inquinamento sta profanando la nostra aria, acqua e
campi e gli impatti previsti del riscaldamento terrestre sono quasi
troppo allarmanti da prendere in considerazione. A poco a poco,
stiamo distruggendo la Terra, la nostra casa.
Il terrorismo ha scosso il mondo e ha portato con sé il rischio
di una diffusa rimilitarizzazione. Il grande capitale dispone di
un potere senza precedenti, mentre i debiti strangolano gli sforzi
delle nazioni povere di far progredire i servizi sanitari e
scolastici e la rovina economica ha messo in ginocchio persino le
grandi nazioni.
Il
mondo si deve occupare dei tre aspetti della sicurezza: conflitto e
intolleranza; povertà e sottosviluppo; degrado ambientale.
Ci
saranno sempre conflitti finché esisteranno disuguaglianze e
ingiustizie così profonde, e la nuova proliferazione di armi per la
distruzione di massa amplifica questa minaccia.
Povertà e sottosviluppo dovrebbero essere affrontati in termini di
accesso all'educazione e alle risorse essenziali, combattendo la
scarsità di vedute e la mancanza di coraggio che sta impedendo a
coloro che hanno sapere e benessere di cambiare i loro modelli di
consumo e fornendo maggiore assistenza alle persone e agli
ecosistemi che ne hanno bisogno. Mentre ci allontaniamo dallo scopo
della solidarietà internazionale - con le economie delle nazioni in
via di sviluppo stagnanti e i potenti gruppi industriali che fanno
di tutto per impedire che le cure contro l'Aids siano accessibili a
una platea più vasta di persone contagiate dalla malattia -
la
necessità di rivedere il nostro sistema etico non è mai stata così
impellente.
Abbiamo urgente bisogno di una governance più forte a tutti i
livelli, che ci guidi verso uno sviluppo sostenibile, e abbiamo
necessità di leader che abbiano coraggio e idee in grado di andare
oltre la prossima scadenza elettorale e i limiti personali. Alcune
volte è necessario prendere provvedimenti impopolari nell’interesse
di quanto è giusto. Quando ero a capo del mio Paese, ho visto di
prima mano ciò che succede quando
le conseguenze ambientali a lungo termine vengono messe in disparte
a causa di guadagni economici o politici più immediati.
L'Unione Sovietica ha ospitato le origini di una delle peggiori
catastrofi ambientali del mondo, causata proprio dalla cattiva
gestione dei fiumi del bacino del mare d'Aral, che ha avuto come
risultato decenni di miseria umana. Abbiamo anche subito le
conseguenze del disastro nucleare di Chernobyl, un'altra svolta
decisiva nella mia percezione che le misure retroattive sono
inadeguate per salvaguardare l'ambiente. Ancora molti governi sono
colpevoli di una mentalità «aspetta e vedrai», in modo particolare
per quanto riguarda i cambiamenti climatici. La risposta che è stata
data da alcuni tra i più grandi Paesi consumatori d'energia è quella
di adattarsi alle circostanze che mutano piuttosto che raccogliere
la sfida di cambiare la nostra dipendenza dal combustibile fossile.
In questi tempi turbolenti, i politici non possono permettere che il
desiderio di ottenere oggi il sostegno popolare li distolga dal
fare scelte responsabili per domani.
Comportarsi come si è sempre fatto non è più possibile. Dobbiamo
trovare un sistema per dividere benefici e oneri della
globalizzazione e dobbiamo identificare cosa fare per avere la
garanzia che siano capovolti gli attuali modelli di consumo e
produzione che stanno minacciando il pianeta. Dovremmo essere
ingenui per immaginare che la nostra prosperità nell'emisfero
settentrionale possa continuare o che si possa raggiungere qualsiasi
grado di sicurezza globale senza perseguire questi scopi.
(Traduz.
di C. Molatore e S. Beretta)
testo integrale tratto il "Corriere della Sera" - 24 agosto 2002
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