Indifferenti alla febbre dengue

di PAOLA DESAI

Ci sono malattie importanti e altre poco importanti. La febbre dengue ad esempio importa poco. Non che sia in sé irrilevante, al contrario:

l'Organizzazione mondiale per la sanità segnala che un numero imprecisato tra 50 e 100 milioni all'anno di persone si ammalano, e già il fatto che la stima sia così imprecisa dice che si tratta di una malattia che colpisce il mondo povero.

C'è anche il fatto che i sintomi della dengue spesso sono scambiati per altro, così le diagnosi sono fuorvianti. La dengue è causata da uno dei quattro ceppi di virus del tipo flavivirus, che prospera in un ciclo che include gli umani da un lato, e una certa zanzara dall'altro: la aedes aegypti, una zanzara che prolifera nelle acque pulite e punge di giorno - la sua area di diffusione include ampie sone dell'America centrale e Brasile, l'Africa centro-meridionale, il subcontinente indiano e il sudest asiatico. Le persone infettate sviluppano una serie di malattie tra cui delle terribili febbri emorragiche, spesso fatali. La malattia non è nuova, ma negli ultimi cinquant'anni la sua incidenza si è moltiplicata per trenta volte. Una delle ragioni è probabilmente l'urbanizzazione, che ha concentrato umani da pungere in zone predilette dalla zanzara.

Il mese scorso il goverso di El Salvador ha dichiarato addirittura lo stato d'emergenza sanitaria per l'aumento - quasi un'epidemia - di casi di dengue.

E l'assemblea generale tenuta di recente dall'Oms (World Health Assembly) ha approvato una risoluzione che chiede alla comunità internazionale di spendere di più e mettere più sforzi nella ricerca su questa malattia. Già, perché non esistono vaccini contro la dengue, né cure - a parte gli antidolorifici o le intravenose di fluidi e plasma (per sostenere l'organismo del malato, nei casi gravi). Ad aggravare il male, chi prende la dengue una volta non è per questo immunizzato, anzi un'infezione sembra facilitare quelle successive. Finora la dengue è stata controllata soprattutto con misure di prevenzione, cioè disinfestazioniu dalla zanzara che trasmette il virus. E però, con il taglio dei bilanci per la spesa sanitaria un po' ovunque nel mondo anche le misure di prevenzione si sono allentate. Insomma: la dengue resta una malattia da poveri, e la ricerca medica si indirizza di preferenza a mali che colpiscono pazienti di paesi ricchi. Così, il Centre for Disease Control and Prevention (Cdc) di Atlanta, negli Stati uniti (forse il maggior centro di ricerca sulle malattie infettive al mondo, istituto pubblico) stimava nel `98 che nel mondo si spendono 84 milioni di dollari all'anno per la ricerca sulla malaria (altra malattia da poveri, che però ricomincia a interessare anche i ricchi) , ed appena 5 milioni per la ricerca sulla dengue.

La mancanza di fondi per la ricerca è grave, ma non è tutto.

Di recente, il Centre for Science and Ecology indiano ha pubblicato un servizio (sulla sua rivista Down to Earth) per accusare gli amministratori pubblici di inerzia. Nessuno si preoccupa di disinfestazioni e misure di prevenzione finché non ci sono i morti, accusa, e fa notare che durante l'ondata di dengue che ha colpito Delhi nel 1996 sono morte 410 persone, il 4,5 delle persone colpite: un tasso di mortalità ben più alto che in Thailandia, ad esempio (dove è attestato sullo 0,5%): il motivo, secondo gli ambientalisti indiani, è stata l'inerzia, il fatto che disinfestare le zanzare non è tra le priorità. Accuse anche alla comunità scientifica: si concetrano sullo studio del patogeno, invece di puntare gli sforzi su some controllare gli episodi epidemici. Proprio in Thailandia invece la ricerca su un possibile vaccino è all'avanguardia - è cominciata negli anni `70. Alcuni veccini in effetti sono stati messi a punto; uno sviluppato all'Università Mahidol di Bangkok a partire da un ceppo di virus vivo ma indebolito è stato concesso in licenza all'azienda farmaceutica Aventis (francese).

Ma nulla è ancora arrivato sul mercato, e torna il problema iniziale: chi investirà soldi in vaccini per la febbre di dengue, visto che i potenziali acquirenti sono squattrinati? Intanto l'Oms raccomanda: rallentare l'urbanizzazione selvaggia, raccogliere la spazzatura, eliminare le acque stagnanti dove proliferano le zanzare.


 interamente tratto da "Il manifesto - 18 Luglio 2002