UNA PROPOSTA DA GENOVA
Nonostante l’attuale rifiorire dell’associa-zionismo più o meno spontaneo come forma di organizzazione e lotta politica e sociale dal basso, le pratiche utilizzate e il livello di analisi prodotte da tali entità risultano nel concreto parziali, simboliche e quindi incapaci di incidere realmente sui problemi presi in esame.
Il primo grosso limite è costituito dalla ricerca di dialogo e compromessi con le stesse istituzioni che sono la causa del disagio che si denuncia. In questo caso, per esempio, è inutile “chiedere” al governo di cambiare una legislazione sull’immigrazione considerata uno dei punti cardine del suo programma politico. La relazione con le istituzioni è inevitabilmente conflittuale, anche quando non violenta, perché si basa su di un rapporto di forza; lo Stato non rinuncia ad un proprio progetto solo perché impopolare (basta riflettere su quanto poco si stia preoccupando Berlusconi del movimento di opposizione all’intervento italiano in Iraq…). Nell’ottica di un reale conflitto con le istituzioni, è necessario produrre analisi approfondite sulla situazione e sulle forze personali e collettive che si possono mettere in gioco, in modo da sperimentare forme di lotta che portino a risultati concreti.
Nel caso del Cpt genovese, piuttosto che aspettarne la costruzione, oltre ad affermare di principio il proprio dissenso al progetto e la propria solidarietà a chi ne subisce le conseguenze, è possibile esercitare pressioni più consistenti che, pur non necessitando di un grande impiego di forze, tempo e denaro, possano convincere chi di dovere a tornare sulle proprie decisioni.
Infatti, se è vero che il potere decisionale sul progetto è in mano al ministero dell’Interno, è perÚ altrettanto vero che questo deve appoggiarsi su altri soggetti per realizzarlo materialmente, organizzarlo e rifornirlo. In mancanza di tali “complici-esecutori”, il progetto subirà per forza un serio colpo d’arresto. Tali “complici” sono essenzialmente entità politiche ed economiche, quindi estranee agli argomenti della solidarietà, dei diritti umani, della tutela ambientale, ma molto più sensibili ai danni economici e alle perdite di consenso e prestigio, determinati dal proprio coinvolgimento nella costruzione del Cpt.
In questo momento l’interlocutore principale del ministero è la Garaventa SpA, proprietaria del sito di via Girato, e contemporaneamente potente impresa edile genovese in trattativa per la costruzione del Cpt. Molteplici possono essere le azioni, anche individuali, di “sensibilizzazione” della Garaventa al problema. Eccone solo alcuni esempi: telefonando più volte, in accordo con più persone, è possibile tenere occupate le linee telefoniche degli uffici con le nostre rimostranze per molte ore, provocando un disservizio, quindi una perdita economica e di immagine; un foglio nero inviato ripetutamente via fax esaurisce il toner del ricevente, provocando rallentamenti e disappunto; è possibile sommergere Garaventa con acquisti per corrispondenza di pentole, enciclopedie, materassi, ecc. (non si spende nulla perché il pagamento è alla consegna ma il rifiuto della merce implica il pagamento delle spese postali di ritorno al mittente); non perdete occasione di esprimere alla Garaventa la vostra opinione su quanto si appresta a fare, a viva voce, per telefono o posta, con scritte, striscioni, volantini, presidi o quant’altro in prossimità dei suoi uffici, dei suoi cantieri, delle case dei suoi dirigenti.
Tutti questi piccoli gesti, e molti altri ancora ispirati dalla fantasia e dalle possibilità personali, al di là del reale danno economico che possono creare, dovrebbero concorrere a mettere in imbarazzo e in difficoltà la Garaventa per farle riconsiderare la propria posizione, oltre a far riflettere eventuali altre ditte di appalto sulla reale convenienza nel fornire mezzi ed opere per un’impresa cosÏ palesemente impopolare.
Consapevoli comunque che il problema è di ben altra portata, e che il reale nemico non è Garaventa, ma la repressione e lo sfruttamento dei pochi sui molti, la speranza è che anche l’insieme dei passi piccoli ma decisi possa essere il campo di prova e l’avvio di lotte sempre più ampie e risolute.
B.G.
Garaventa SpA - via Corsica 2 - Genova - Tel. 010/545301 - www.garaventa.it
Presidente del Consiglio di Amministrazione: Gianfranco Garaventa (viale Gambero 9 - Tel. 010/317347)
Consiglieri delegati: Federico Garaventa (via Bayron 1 - Tel. 010/3625136) e Franceso Garaventa (salita S.F. di Paola 30 - Tel. 010/256365)
Direzione Tecnica: geom. Renaldo La Rosa (via Minetti 8 - Tel. 010/2758738)
Attualmente alcuni dei suoi cantieri sono siti in: Sarzana (SP), Porta di Luni e Pallodola; Camogli (GE), via Ruffini; Genova Nervi, via del commercio e via Somma; Genova centro, piazza di Garzano; Genova Lido, via Giordano Bruno; Milano, via Tonale.
DA BOLOGNA...
Il 12 Luglio 2004 sono ripresi i tentativi di fuga dal Cpt di Via Mattei a Bologna. Purtroppo solo due dei detenuti sono riusciti a sfuggire all’inseguimento dei “cani da guardia” che si danno il cambio nell’edificante compito di tenere fuori dalla società per bene queste pericolose persone senza il lasciapassare giusto. In quel momento il lager era in “ristrutturazione”, al fine di fortificare le misure di contenimento dopo le numerose evasioni avvenute nei mesi precedenti. I lavori sul muro di cinta interno hanno portato alla costruzione di una vera e propria gabbia, tipo stia per animali, con le sbarre ai lati ed in alto, con grate che ora delimitano e sovrastano tutto lo spazio per il passaggio e per il tempo d’aria dei prigionieri fino alle cancellate esterne sormontate dal filo spinato. Al momento di questa fuga il Centro rinchiudeva quindi “solo” 30 persone, non potendo garantire la solita sorveglianza su un numero più elevato di reclusi. I giornali hanno riferito di 25 immigrati coinvolti nella rivolta, quindi quasi tutti i presenti, alcuni dei quali sono saliti sul tetto per creare confusione e consentire agli altri di allontanarsi. Per quello che si sa non sono stati ripresi. Un altro piccolo soffio di libertà.
Ancora, il primo settembre altri cinque sequestrati maghrebini sono riusciti a fuggire sollevando uno dei pesanti cancelli interni appena installati e beffando cosÏ le nuove misure di protezione dalle evasioni. Una volta raggiunti i campi, si sono dileguati lasciandosi alle spalle guardie e lager.
Infine, sebbene la stampa preferisca non parlarne, sembra che pressoché ogni notte qualcuno tenti di evadere, a volte con successo.
S.A.
IL LAGER DI BOLOGNADirettore: Roberto Sarmenghi
Direttore sanitario: Dott. Pasquale Paolillo (via Allende15 - Calderino Monte S.Pietro - BO - Tel. 051/6760116 - 338/1466999)
Lavori di ristrutturazione iniziale: CO.GE Costruzioni generali - strada dei Mercati 9 - Parma - Tel. 0521/942594 -- CO.GE S.p,A. - via Nobel Alfredo 15/A - Parma - Tel. 0521/60703
Servizio mensa: Dorando Estense S.r.l. - Via Vespucci 40 - Cassana (FE) - Tel. 0532/733123 -- Gruppo Argenta S.p.A - via Primo Maggio 33 - San Giorgio di Mantova (MN) - Tel. 0376/374741
Trasporto merci: Agenzia CNN, Autonoleggio con autista - Centergross 40050 Argelato (BO) - Blocco gall.A 124 B - Tel. 051/6646666 - Fax 051/6646398