NESSUN
DORMA
«Non dovete dormire tranquilli,
bastardi».
Pare
che questa sia stata una delle frasi rivolte ai collaborazionisti del Cpt di
Lecce nel corso di improvvise telefonate notturne. Vero o falso che sia, essa
esprime in poche parole il senso di un’azione che non va confusa con una
petizione.
Di
fronte a un lager, di fronte a una qualsiasi infamia com-messa da esseri umani
sulla pelle di altri esseri umani, c’è poco da chiedere il rispetto di
diritti o l’osservanza di regole. Se chi è in alto si macchia le mani di
sangue, se chi è in basso distoglie lo sguardo per non vedere, allora che
nessun dorma. Che nessuno si culli nell’alibi del ruolo sociale, che nessuno
assuma il sonnifero dell’irresponsabilità del siste-ma, che nessuno indossi
il pigiama della divergenza di opinioni. Dopo l’orrore niente può più essere
come prima. E l’orrore ha un nome e un cognome.
Nei
Cpt si rinchiude, si umi-lia, si tortura, si deporta, si uc-cide. I loro
cancelli sono forse troppo alti per essere scavalcati, le loro mura sono forse
troppo protette per essere abbattute, ma gli aguzzini che vi lavorano vivono in
mezzo a noi. Sono magari nostri vicini di casa, frequentano i soliti bar, vanno
al cinema, partecipano a incontri pubblici...
Render loro la vita impossibile è il minimo che si possa fare a chi rende impossibile a centi-naia di stranieri poveri la mera sopravvivenza. La lotta contro i Cpt condotta a Lecce ne è un esempio. Non ha avuto bisogno di programmi e orga-nizzazioni, né di esperti e di militanti, ma solo di testardaggine e determinazione, di fantasia e astuzia. È solo grazie a ciò che non è stato dato un attimo di respiro a chi pensa che l’aguzzino sia un mestiere come un altro. Sotto le mura del lager e nelle strade della città — non nelle sale dei palazzi o nei corridoi di studi televisivi — la rabbia contro i carnefici e la solidarietà nei confronti delle loro vittime sono state talmente forti da non poter essere taciute.
COSA
FACEVANO?
In
tutta Italia migliaia di esseri umani vengono braccati, arrestati ed
imprigionati perché colpevoli di essere stranieri e poveri. Sono
gli immigrati. Disperati in fuga da guerre e carestie, quando non annegano
durante il viaggio vengono accolti con manette e manganelli. Lo Stato ha infatti
deciso di rinchiuderli in quei moderni lager chiamati Centri di Permanenza
Temporanea. Nella «ricca e benestante» Italia non c’è posto in cui possano
vivere, che se ne tornino a morire là dove sono nati.
In
quest’ultimo periodo, contro i CPT, dentro e fuori i CPT, esplode la rivolta.
In rivolta sono i reclusi che a Torino sono scesi in sciopero della fame
autolesionandosi per non essere espulsi, in rivolta sono gli internati che a
Milano sono saliti sui tetti, dopo aver devastato i locali in cui erano
incarcerati.
Per
tutti: botte, processi, espulsioni. In rivolta sono anche coloro che, pur avendo
in tasca il documento giusto, non possono tollerare. Ma anche per chi si batte
contro questi lager ci sono solo botte, processi, galera (come dimostra il
recente arresto di cinque anarchici a Lecce).
Neri
incazzati e incazzati neri si trovano entrambi nel mirino dell’apparato
repressivo dello Stato.
Nel
mondo alla rovescia in cui viviamo, mentre a Torino la polizia applica la legge
marziale contro gli immigrati, a Kabul viene decretata la pena di morte per chi
uccide uno straniero. Nel mondo alla rovescia in cui viviamo, chi è
responsabile dell’istituzione dei CPT si vuole unire alla protesta contro i
CPT. Questi avvoltoi travestiti da colombe sono i partiti della (estrema?)
sinistra – Rifondazione e Verdi — che vengono oggi a piangere le loro
lacrime di coccodrillo per tutti gli immigrati, deportati e ammazzati anche grazie
a loro.
Ciò
che molti non sanno, ciò che molti hanno dimenticato, è che tutta la sinistra
ha votato a favore della legge Turco-Napolitano che ha istituito i CPT. Anche
Rifondazione Comunista e i Verdi hanno contribuito alla costruzione di quei
lager la cui esistenza oggi pare indignarli.
Oggi,
per cercare di racimolare qualche voto, tentano di cavalcare la tigre della
rivolta, tingendo le loro sbiadite bandiere col sangue dei migranti versato
dalle forze dell’ordine.
Ecco
come hanno votato i deputati di Rifondazione Comunista e dei Verdi in quel
lontano 1997.
VOTAZIONE
NOMINALE DEL DDL n. 3240 - DISCIPLINA DELL’IMMIGRAZIONE E NORME
SULLA
CONDIZIONE DELLO STRANIERO (in relazione alla creazione dei CPT)
seduta del 19/11/1997 presieduta da VIOLANTE LUCIANO
Rifondazione
Comunista: BERTINOTTI
FAUSTO - Assente BOGHETTA
UGO - Favorevole BONATO
FRANCESCO - Favorevole CANGEMI
LUCA - Assente DE
CESARIS WALTER - Favorevole GIORDANO
FRANCESCO - Favorevole LENTI
MARIA - Favorevole MALAVENDA
MARA - Assente
MALENTACCHI
GIORGIO - Favorevole MANTOVANI
RAMON - Favorevole NARDINI
MARIA CELESTE - Favorevole PISAPIA
GIULIANO - Favorevole ROSSI
EDO - Favorevole SANTOLI
EMILIANA - Assente VALPIANA
TIZIANA - Favorevole VENDOLA NICHI - Favorevole |
Verdi: BOATO
MARCO – Favorevole CENTO
PAOLO – Favorevole CORLEONE
FRANCO – Assente DE
BENETTI LINO – Favorevole GALLETTI
PAOLO – Favorevole GARDIOL
GIORGIO – Favorevole LECCESE
VITO – Favorevole MATTIOLI
GIANNI FRANCESCO – Assente PECORARO
SCANIO ALFONSO – Assente PROCACCI
ANNAMARIA – Favorevole SCALIA
MASSIMO – Favorevole TURRONI SAURO – Favorevole
|
Tutti
i deputati presenti di Rifondazione Comunista e dei Verdi hanno votato a favore
dell’istituzione dei CPT. Eccole qua, le anime belle della sinistra, ridicole
nella loro costernazione, disgustose nella loro ipocrisia, immonde nel loro
opportunismo, infami nelle loro responsabilità. Capaci solo di esigere un po’
di moralità nell’orrore. E mentre questi avvoltoi reclamano “più
diritti”, chi lotta direttamente contro i CPT viene accusato di eversione
dell’ordine democratico.
Proprio
così. Quest’ordine che si basa sul denaro e sul potere, quest’ordine che
stabilisce la segregazione e la deportazione degli immigrati, noi lo vogliamo
far scomparire.
SOLIDARIETA’
ATTIVA CON GLI IMMIGRATI RINCHIUSI NEI LAGER DI STATO!
CHIUDERE
I CPT, SCHIACCIARE TUTTI I PARASSITI DELLA POLITICA!
alcuni
Nemici di ogni frontiera
ACCADE
A GENOVA
19/5 Genova - Bloccate serrature della Metropolitana per i fratelli ammazzati, contro carceri e CPT
METRO
CHIUSA
FRONTIERE
APERTE
La notte di Giovedì 19 Maggio, ignoti e arrabbiati hanno bloccato le serrature d’ingresso delle stazioni della metropolitana di Genova. Il flusso metropolitano che scorre solitamente incurante si è dovuto quel giorno fermare:
-
per Ibrahima e Mamadou, due fratelli senegalesi morti ammazzati dalle ‘forze
dell’ordine’ del terrore
-
per tutti i rinchiusi nelle carceri e nei CPT che si rivoltano e lottano
Contro
la pacificazione imposta dallo Stato
noi siamo in tempi di guerra
L’incubatrice dei sovversivi
L’ennesima
sveglia anticipata, gli ennesimi titoli sui quotidiani online, l’ennesimo
scalpore mediatico. Carne da cannone.
Per
il carrierismo di magistrati in vena di scoop, per la volontà d’azione e
d’adrenalina di gendarmi in missioni sotto copertura, per l’audience
televisiva di qualche cronista d’assalto, per i sociologi che devono fornire
al Paese per bene il segno tangibile del Male che morde le caviglie della nostra
società, del demonio che lavora instancabilmente per abbattere il senso comune
di convivenza civile.
In
celle frigorifere: una vita di apparente normalità pedinata e seguita come
fosse la scia di un crimine; un reality-show denso d’umanità da marchiare col
bollo del reato associativo.
Per
gli accusatori, niente da provare: nessun “crimine” specifico, ma una
deviazione complessiva dalla “normalità” servile e obbediente. Il più
infamante dei reati per i nostri feudatari, insomma. È sotto accusa un modo di
vedere la società. Un’idea di cambiarla. Una sete di dissenso mai sopita.
Soltanto
sabato scorso un giornalista si permetteva pubblicamente
di definirci “terroristi” per aver osato pensarla in maniera diversa
dai missini di Stato, senza sentenze né indagini (come se pure queste potessero
bastare). Stamane ci hanno comunicato dell’arresto di Luca (attualmente ai
domiciliari), un compagno che abbiamo potuto conoscere in questi mesi, con cui
abbiamo convissuto gomito a gomito.
Mossi
da questo, e dal più complessivo sentimento pratico della solidarietà, noi non
ci perderemo in analisi onnicomprensive, nella definizione del “grande
piano” contro gli anarchici e i sovversivi in genere; non aggiungeremo altro
“interessante materiale cartaceo”.
Ricapitoliamo,
piuttosto, quello che è il clima nero di questi giorni di maggio. Gli arresti
di Lecce e di Cagliari, le perquisizioni, la lettera scarlatta sul dorso di
compagni additati e sempre lì, utili per ogni evenienza, che tornano buoni
quando bisogna montare il tendone del circo mediatico e dare aria alla fanfara
dell’informazione. Le cinquantasei perquisizioni dell’alba di oggi, 19
maggio. Tutte figlie di un’illazione giuridica fascista, mussoliniana …alla
faccia di chi dice che il fascismo è lungi dall’essere riabilitato!
Con
questo bagaglio saremo a Lecce sabato prossimo, per tutti i compagni reclusi e
inquisiti.
I
soldati di Sua Maestà hanno due giorni pieni per impedircelo.
Laboratorio
Politico “Jacob” di Foggia
Collettivo
Comunista AgitProp
la redazione di “Quarantacinque”
DA
UN LAGER ALL’ALTRO
Finalmente
chiuso il Cpt di San Foca “Regina Pacis”, la lotta non si arresta.
Ricordiamo che nel Salento è in funzione il Centro di Prima Identificazione
“Don Tonino Bello” di Otranto. Centri come questo sono comunque strutture
detentive dove chi richiede asilo è tratte-nuto finché una commissione statale
non deciderà della sua sorte: sono quindi sempre in-granaggi fondamentali nel
per-verso meccanismo delle espul-sioni. Quello di Otranto, in particolare, ha
finora funzionato in pratica come “zona d’attesa” per il Regina Pacis, in
quanto oltre ai richiedenti asilo vi venivano rinchiusi anche coloro che erano
in attesa di espulsione ma a cui ancora non era stato notificato il decreto,
nell’attesa che si liberassero posti al Cpt di San Foca dove, una volta
trasferiti, il decreto veniva notificato.
Quello che segue, è un primo piccolo contributo in tal senso.
Nemici
di ogni frontiera
Centro
di Identificazione
“Don
Tonino Bello”
via
Uggiano la Chiesa
73028
Otranto (LE)
Tel.
0836/806183
Gestore
del Cdi:
Comune
di Otranto
Municipio,
via Rocamatura
Tel.
0836/802240
Centralino,
P.za Basilica, 1
Tel.
0836/871111
Fax
uffici: 0836/801683
e-mail:
otranto@mail6.clio.it
Tel.
Sett. Affari Generali: 0836/871308
Sindaco
di Otranto:
Francesco
Bruni
abitazione:
v. Porto Craulo, 17
73028
Otranto (LE)
Tel.
0836/802684
studio:
v. Vittorio Emanuele, 10
Tel.
0836/802703