DA MILANO...
• Il 4 Dicembre 2002, l’Italia è attraversata dal lurido stivale dei servi in divisa che, non contenti dell’assassinio e dei pestaggi perpetrati durante le giornate del G8, vengono dopo oltre un anno di distanza a chiedere il conto della rivolta generalizzata che ha risvegliato il paese.
A Milano vengono effettuate tre perquisizioni: a un compagno dell’Antifa-Milano, alla casa occupata di via Raimondi e alla Villa occupata.
In via Raimondi vengono arrestati Vincenzo e Marina, che faranno un anno di custodia cautelare, prima d’essere sottoposti a restrizione della libertà personale (costretti a firmare una o due volte alla settimana).
Dalla Villa viene portato via Dave, di Sacramento (USA), il quale è condotto nel Centro di via Corelli. Dopo il 24 ottobre 1998, non ci sono più state grosse iniziative contro l’ex-centro di prima “accoglienza”, diventato poi “centro di permanenza temporanea e di assistenza”.
Nel corso delle iniziative in solidarietà con gli arrestati per i fatti di Genova, viene pubblicizzato un presidio contro il Cpt. Durante il presidio, uno striscione appeso al guardrail della tangenziale e visibile dall’interno del lager grida 'Tutti liberi'. Dal Centro, apparentemente tranquillo, si levano le urla di chi si è accorto dello striscione.
Dave ci racconterà poi che qualche giorno prima del suo arrivo un internato si era dato fuoco per protesta.
• A Milano, in via Adda, vivono 80 famiglie di origine rumena, che più di due anni fa erano state sgomberate dal campo di via Barzaghi dove la stessa amministrazione comunale le aveva relegate.
Dopo un rimbalzo di competenze tra il Comune di Milano e la Provincia, Albertini e De Corato (sindaco e vice-sindaco del capoluogo) hanno deciso che, anche se non avevano nessun altro posto dove andare, queste 80 famiglie dovevano sloggiare.
Questa volta, invece di “accontentarsi” di un parcheggio dove mettere auto e roulotte per viverci dentro, le famiglie decidono di occupare un caseggiato sotto il Pirellone (sede della Regione). I tentativi di sgombero falliscono grazie alla strenua resistenza degli occupanti che salgono sui tetti brandendo bombole del gas (dando un esempio che sarà seguito anche da occupanti italiani di case popolari), nonché al loro rifiuto di comprare le frottole vendute dall’assessore Manca.
All’inizio dell’inverno 2003, da via Triboniano (dove si è accasato il campo di via Barzaghi, stretto tra una nuova discarica dell’AMSA da una parte ed un parcheggio dall’altra) vengono portate via altre famiglie. Sull’esempio della comunità di via Adda, le famiglie occupano in via Polidoro. Palpando l’esplosività della situazione, le Forze dell’ordine sgomberano lo stabile e deportano un’ottantina di persone.
Prima, durante e dopo questi avvenimenti, i mass media fanno a gara a chi riporta più notizie di delitti commessi da rumeni. Il capo della mobile di Milano dirige il coro, affermando che 'l’etnia rumena ha superato quella marocchina per numero di crimini commessi'.
Intanto, sull’onda della criminalizzazione xenofoba dei rumeni, i commercianti di via Fara, adiacente a via Adda, organizzano una raccolta di firme chiedendo 'ordine e pulizia'.
V.B.