Viviamo in tempi di guerra. Se in alcune parti del mondo lo urlano le bombe e gli eserciti, in altre lo sibila il terrore di non avere di che sopravvivere, di finire in carcere, di dover lasciare le proprie terre in cerca di migliori condizioni di vita, per poi essere sfruttati e derubati della propria esistenza allo stesso modo, ma altrove. Questo altrove è allora dovunque. Ma se siamo in grado di riconoscerne le cause e nominarne gli artefici, può cessare di essere un’odiosa e inevitabile realtà, per tramutarsi in mille possibilità di riscatto, aprendo prospettive di lotta e angoli d’attacco. Quelli di questo bollettino sono i lager per gli immigrati e il meccanismo delle espulsioni. Tenteremo di fornire più materiale possibile su tutto ciò che li fa esistere e funzionare - strutture e ingranaggi, gestori e collaborazionisti - senza mai perdere di vista il mondo che li ha generati.

Ma molto più che un prezioso elenco di informazioni per conoscere un meccanismo al fine di incepparlo, Tempi di guerra vuol diventare una corrispondenza fra chi non tollera che un individuo possa venir internato perché è senza un pezzo di carta o perché non accetta di diventare uno schiavo. Vuol diventare il luogo dove far emergere, dal silenzio in cui vengono volutamente costrette, le molte esperienze di rifiuto di questa realtà e metterle in rapporto, perché si stimolino, si confrontino e trovino nuovi modi di esprimere l’insofferenza che le accomuna. Per questo invitiamo tutti gli interessati ad inviarci cronache di lotte, volantini, considerazioni, notizie, informazioni, anche attraverso semplici ritagli di giornale, e quant’altro possa fornire nuovi spunti.

Il bollettino vivrà soprattutto delle lotte e delle storie che potrà raccontare. Queste dipendono da voi come da noi.