BRECCE DAL MEDIO ORIENTE

Diserzione

Due fratelli israeliani, Sergie ed Aleksey Kornev, hanno chiesto asilo politico alla Norvegia perché si rifiutano per motivi di coscienza di servire come militari nei Territori occupati. "Non vogliamo uccidere i palestinesi", affermano i due fratelli. Il caso ha suscitato un considerevole dibattito pubblico in Norvegia. La richiesta di asilo politico è stata respinta questa settimana, ed è stato emanato l’ordine di deportazione per Aleksey e la sua famiglia. ´Non voglio uccidere donne e bambini innocenti che non possono difendersi", ha dichiarato Kornev in un comunicato pubblicato dall’agenzia norvegese NTB. "E' Israele che vuole la guerra, non i palestinesi".

Daniel Tsal, un giovane israeliano di 19 anni, ha dichiarato, in una lunga lettera al ministro della Difesa, le ragioni per cui non accetterà di svolgere alcun servizio militare. Eccone alcuni stralci.

"Dopo aver visto la routine giornaliera dell’occupazione ho compreso di non vivere in un paese civile che è impegnato in una guerra legittima contro il proprio nemico, ma piuttosto in un paese che segrega etnicamente una popolazione dall’altra, tanto che alcuni godono dei diritti di base, mentre altri sono privati dei diritti più fondamentali.

Il soldato diciottenne che decide, di propria iniziativa, come e quando controllare chi, lo stesso soldato diciottenne che punta il fucile contro una popolazione impotente — questo costituisce il vero crimine, il crimine commesso dallo stato.

Quando un giovane della mia età — o persino più giovane — è pronto a mettersi una cintura esplosiva e a suicidarsi, uccidendo così molte altre persone innocenti, devo domandarmi il motivo. Perché vuole a tal punto uccidere me, un israeliano, e perché è pronto a suicidarsi per questo? Quest’uomo ha ancora tutta la vita davanti. E tuttavia, mentre io posso guardare avanti ad anni in cui potrÚ viaggiare, innamorarmi, fare esperienze ed istruirmi, questo giovane è già privo di speranze. La sua vita è una storia già nota in anticipo. » una vita di sofferenza giornaliera e incessante. Una vita sotto l’occupazione. Non approvo quest’azione in alcun modo, né voglio che sia giustificata. Vorrei che si riflettesse, di fronte al suo stesso esistere, per provare a capire come sia possibile, a capire le origini del grande odio contro di noi fra il popolo di Palestina".

Sciopero

Circa 7.500 prigionieri palestinesi (tra cui un centinaio di donne e 475 bambini al di sotto dei 16 anni), attualmente detenuti nelle prigioni israeliane, hanno iniziato da sabato 14 agosto uno sciopero della fame con le seguenti rivendicazioni:

1. Si esige che le guardie carcerarie cessino immediatamente di percuotere i prigionieri nelle loro celle, nei cortili e durante il trasporto da una prigione all’altra. Si richiede che le guardie carcerarie cessino immedia-tamente di lanciare gas lacrimogeni nelle celle dei prigionieri, all’interno dei cortili e durante il trasporto da una prigione all’altra.

2. Si esige che cessi immediatamente l’uso di sottoporre i prigionieri a ricerche sull’intero corpo ogni volta che entrano o escono dalle loro celle.

3. Si esige la cessazione immediata dell’uso di tenere i prigionieri in isolamento per lunghi periodi di tempo, talvolta per mesi o perfino per anni.

4. Si esige che cessi immediatamente l’uso di sequestrare il denaro dei prigionieri, di annullare le visite e di infliggere una reclusione prolungata nelle celle per “crimini” quali il cantare o parlare a voce troppo alta.

5. Si esige che ai prigionieri ammalati sia concesso un adeguato trattamento medico e che cessi immediatamente l’interdizione dalle medicine indispensabili.

6. Si esige che a tutti i prigionieri siano permesse le visite dei famigliari. Inoltre si esige che siano agevolati ai famigliari dei prigionieri i viaggi per e dalle prigioni. Attualmente fanno viaggi di 16 o 17 ore per una visita di 45 minuti, anche se la distanza è di pochi chilometri. Si esige che cessi l’uso abituale di far spogliare i famigliari per la perquisizione e che ai prigionieri sia concesso ricevere più di un visitatore ogni due settimane.

7. Si esige che migliori il modo di comunicare tra prigionieri e famigliari durante le visite. Attualmente i prigionieri sono separati dai visitatori da due pareti, una di vetro e una di rete metallica, per cui è difficile intravedere e quasi impossibile udire qualcosa da una parte all’altra.

8. Si esige che le diete dei prigionieri siano adeguate a conservare la salute.

9. Si esige che le regole sulle notizie che i prigionieri possono ricevere dai famigliari siano costanti da visita a visita e che non siano possibili cambiamenti a seconda del capriccio della guardia.

10. Si esige che i bambini prigionieri vengano tenuti separati dai prigionieri adulti e che ci sia una divisione tra prigionieri politici e criminali. Queste condizioni violano la legge israeliana, le regole che sono all’origine delle prigioni israeliane, così come la legge internazionale.

Solidarietà

24 agosto, Damasco. Le famiglie del villaggio di Majdal Shams, nel territorio occupato del Golan siriano, hanno eretto tende per dimostrare la loro solidarietà con i prigionieri palestinesi e arabi detenuti nelle carceri israeliane.

24 agosto. Sullo sciopero palestinese ha preso posizione anche il comitato esecutivo dell’Ejjp, la rete degli Ebrei Europei per una Pace Giusta: ´Noi sosteniamo le richieste e la protesta dei prigionieri palestinesi per un reale cambiamento delle loro condizioni di detenzione. Nel farlo, vogliamo sottolineare la nostra condanna dell’uso che le autorità israeliane fanno della cosiddetta “detenzione amministrativa” imprigionando persone per lunghi periodi senza processo, così come del fatto che minorenni vengano detenuti insieme con adulti e di altre pratiche umilianti e arbitrarie imposte ai prigionieri stessi ed ai loro parenti".

I residenti palestinesi del villaggio cis-giordano di Kafr Zeita insieme ad alcuni attivisti contro il muro (del pro-palestinese International Solidarity Movement e del gruppo israeliano Anarchici Contro il Muro) hanno buttato giù un cancello della barriera che separa il villaggio dai suoi terreni agricoli. L’azione è avvenuta mentre i militari della Forza di Difesa Israeliana (IDF) non erano presenti. Quando il primo veicolo di pattuglia è arrivato, il cancello era già spalancato.

Già in precedenza, nel 2003, Gil Na’amati degli Anarchici Contro il Muro è stato ferito dai militari dell’IDF che gli hanno sparato addosso nel corso di un tentativo di fare una breccia nel muro.

Sabotaggio

15 Luglio, Iraq. Un’esplosione ha danneggiato l’oleodotto che collega Kirkuk, nell’Iraq settentrionale, alla Turchia. Interrotte quindi le esportazioni di petrolio, base dell’economia irachena. Questa struttura è soggetta a continui sabotaggi. Anche una struttura a 20 km da Bassora, nell’Iraq meridionale, ha subito danni. Sconosciuti hanno forato in più punti i tubi che trasportano il greggio.

27 Agosto. Due oleodotti, che collegano il giacimento petrolifero di Rumaila ai depositi nel sud dell’Iraq, sono stati sabotati. Lo hanno riferito fonti dell’Ente energetico iracheno. Ieri, sempre nella stessa zona, erano stati sabotati altri otto oleodotti.

14 Settembre. Sabotato un altro oleodotto in Iraq. Un gruppo di ribelli ha danneggiato una struttura a Beiji, città a nord di Baghdad, che trasporta il petrolio dalla raffineria di Kirkuk.

Le associazioni sindacali delle due maggiori compagnie aeree sudcoreane hanno annunciato che i loro iscritti si rifiuteranno di trasportare truppe in Iraq.

Occupazione

5 settembre, Gaza. Hanno occupato l’ufficio del governatore palestinese a Khan Yunes, nel sud della striscia di Gaza, per chiedere risarcimenti per i danni provocati dai raid israeliani. Gli uomini, armati e mascherati, dicono di non appartenere a nessun gruppo armato, ma di provenire dalla zona dove i miltari di Sharon hanno demolito la settimana prima un gruppo di case, col pretesto che da lì sarebbero partiti alcuni attacchi contro gli israeliani. Uno degli occupanti ha dichiarato all’agenzia Reuters di volere un risarcimento dall’Autorità palestinese perché "C'è bisogno di case per i senzatetto".

Servizi

30 luglio 2003. Associated Press: il Shin Beth (l’FBI israeliano) riconosce l’esistenza di un centro di detenzione segreto, battezzato “Deposito 1391”. I prigionieri vi sono rinchiusi in celle senza finestre, nella totale oscurità. Quando chiedono ai secondini dove si trova il carcere, la riposta invariabilmente è: "Sulla luna".

Costi

Quanto costa agli Usa l’occupazione dell’Iraq secondo i dati del Pentagono?

Un mese: 4 miliardi di dollari.

Una settimana: 1 miliardo di dollari.

Un giorno: 142.857.142 dollari.

Un’ora: 5.953.809 dollari.

Un minuto: 99.206 dollari.

Un secondo: 1.653 dollari.

A quanto ammontano le spese militari complessive dell’Italia nel 2003?

A 19.614.800.000 euro.

Affari

Imprese presenti al padiglione italiano dell’esposizione Rebuild Iraq 2004, tenutasi a Kuwait City dal 19 al 23 gennaio 2004:

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