BIO..PSIA

Lo scorso dicembre il Consiglio dell’Ue ha approvato un regolamento che prevede l’introduzione entro tre anni di passaporti contenenti su microchip sia la fotografia che le impronte digitali del suddito europeo. Il tutto – inutile dirlo – in nome della sicurezza, della lotta al terrorismo, blablabla.

Il governo inglese di Tony Blair si è subito adeguato al nuovo corso, per altro avviato dai soliti Stati Uniti. Anche in terra d’Albione verranno quindi prese le impronte digitali, che verranno poi archiviate in appositi schedari elettronici già in funzione in via sperimentale. E per i sudditi non europei? cioè per gli immigrati, i dannati della terra che vengono a disturbare la quiete occidentale? Entro il 2008, chi fra loro metterà piede sull’isola britannica dovrà come prima cosa lasciare le proprie impronte digitali.

E non è finita. Entro pochi mesi in alcuni aeroporti inglesi verranno installati dei terminali per la scansione dell’iride. Fra i sudditi europei, chi si sottoporrà anche a quest’ennesimo sopruso riceverà un bel premio: potrà imbarcarsi sugli aerei più in fretta, seguendo una sorta di corsia preferenziale.

Invece negli Stati Uniti alla scansione dell’iride si preferisce quella dell’intero volto, oltre alla mappatura dell’indice di entrambe le mani. » questo il sistema adottato nei 50 punti di frontiera più frequentati, che si trovano lungo i confini con il Canada ed il Messico.

Grazie a questi controlli, per cui sono stati spesi finora 700 milioni di dollari, pare che le autorità statunitensi siano riuscite a respingere o ad arrestare ben 372 persone su quasi 17 milioni controllate, nessuna delle quali comunque sospettata di essere un aspirante kamikaze. Eppure la montagna è felice di aver partorito il topolino, tant’è che presto questi dispositivi biometrici saranno installati in tutti i confini statunitensi, compresi 115 aeroporti e 15 porti marittimi.

Per il futuro è prevista la creazione di un archivio dati federale in grado di contenere tutte le informazioni sugli stranieri che hanno messo piede negli Stati Uniti. Un progetto faraonico che richiederà diversi anni di lavoro e che costerà una bazzecola: almeno 10 miliardi di dollari.

Intanto anche una giurisdizione canadese, la Colombia Britannica, ha acquistato un sofisticato sistema per il riconoscimento facciale. Per la cronaca è costato 800.000 dollari, per la memoria è in vendita dalla Imagis Technologies.


PRONTO, CHI ASCOLTA?

A quanto pare il famigerato Echelon, il superorecchio elettronico capace di ascoltare qualsiasi conversazione sulla faccia della terra, è uno scatolone nero largo mezzo metro e alto 15 centimetri. Il suo “cervello” ha un nome, SAM-650, ma soprattutto ha un nome la ditta che lo ha creato: la Texas Memory Sistems di Houston, il cui fatturato è aumentato del 40% l’anno negli ultimi tre anni.

Non si conoscono invece le dimensioni di Enigma, versione italica di Echelon. Si sa solo che si trova in una stanza della Procura di Campobasso e che sarebbe in grado di captare tutto, dalle voci alle telefonate, dagli sms alle e-mail. A partorire una simile mostruosità è stata la Telecom, che si è aggiudicata una regolare gara d’appalto.

Va per altro ricordato che noi italiani godiamo di un triste primato. Siamo il popolo più intercettato d’Europa. Ogni anno lo Stato spende oltre 300 milioni di euro per sorvegliare i propri sudditi. Le cifre, per quanto approssimative, parlano chiaro. La Telecom intercetta ogni anno almeno 100.000 utenze. La Tim intercetta 140.000 linee e fornisce alla magistratura almeno 120.000 tabulati (il traffico completo di un cellulare) e due milioni di “anagrafici” (cioè i nominativi di chi ha un cellulare). In pratica circa il 10% dei suoi abbonati è nel mirino della magistratura. Si può presumere che la percentuale sia analoga per quanto riguarda gli abbonati delle altre compagnie telefoniche.


UNA VITA DA CODICE A BARRE?

Educare significa, etimologicamente, «condurre fuori» (ex-ducere), cioè aiutare qualcuno ad esprimere ciò che ha dentro. Un sapere degno di questo nome dovrebbe dunque essere tutt’uno con la vita, i desideri, i sogni. Una conoscenza finalizzata ad esprimere la propria individualità (e non a diventare dei cittadini manipolabili, dei cretini alfabetizzati) dovrebbe essere l’incontro dell’impegno e del piacere, del rigore e della leggerezza. La cultura dovrebbe essere, soprattutto oggi, uno schermo contro la massificazione e il conformismo.

La scuola — intesa come luogo deputato dell’apprendimento del sapere — non offre nulla di tutto ciò. Quello che gli studenti conquistano, in termini di consapevolezza, spirito critico e personalità, lo conquistano malgrado la scuola. Essa è organizzata come il lavoro salariato e come il resto della società (ore 7 sveglia, ore 9 matematica, ore 11 geografia, eccetera). È normale quindi che molti giovani a scuola vadano malvolentieri, o che la “marinino” assai spesso. E cosa si fa, allora? Invece di interrogarsi sul rapporto fra scuola e vita, fra professori e studenti, si perfezionano gli strumenti per controllare poliziescamente i ragazzi.

La proposta di un libretto con codice a barre, di un sito telematico in cui i genitori possono verificare «in tempo reale» presenze e andamento dei propri figli (sostituibile con caselle vocali o con sms per i genitori sprovvisti di internet) è semplicemente agghiacciante, degno esempio del delirio a cui ci sta portando questa società: telecamere ovunque, schede magnetiche, schedature di massa per migliorare il mercato, eccetera. Ci stiamo abituando ogni giorno di più ad essere sorvegliati, spiati, mercificati. Il tutto, va da sé, in nome della «trasparenza» e nel rispetto della «privacy» (l’esistenza di per sé di questo risibile concetto ci informa assai bene sul controllo a cui siamo sottoposti). Se oggi il fascismo si vede meno è perché è incorporato negli oggetti che ci dominano (al posto della camicia nera c’è un codice a barre).

Un dirigente scolastico, Pietro Buccellato, ci assicura che non si tratta di un metodo poliziesco, bensì di uno strumento che faciliterà ai genitori «il monitoraggio costante del loro figlio» (L’Adige di mercoledì 20 ottobre). Il concetto di monitoraggio (da monitor) si riferisce di norma a fenomeni fisici, chimici e ambientali. Si monitorano cose e situazioni. Il linguaggio di questo burocrate che si spaccia per educatore è fin troppo rivelatore. Gli studenti sono ridotti a cose, a merci, a dati.

Per una tragica ironia della storia molti genitori che, a quanto pare, non trovano nulla da ridire rispetto all’introduzione di un simile sistema, hanno vissuto, se non il Sessantotto, almeno il Settantasette (cioè periodi in cui la cultura autoritaria e manageriale è stata violentemente criticata). Ora lasciano monitorare i loro figli... Un tempo si chiedevano a che mondo avrebbero consegnato i loro figli, ora non si preoccupano di sapere a che figli lasceranno il loro mondo.

Studenti, rifiutate la scuola cibernetica, rifiutate di farvi robotizzare (solo le pecore si fanno contare) e prendetevi gli spazi e i tempi per discutere di ciò che stanno organizzando sulle vostre teste. Un dibattito reale — non quelle buffonate con esperti da un lato e pubblico ammaestrato dall’altro — in classe, a casa, in piazza. Ne va della libertà di tutti.  

alcuni nemici del Grande Fratello


CENSURA E CONTROLLO IN RETE

L’Fbi ha recentemente inviato due mandati di comparizione all’amministratore del server flag.blackened.net. Il server è un punto di riferimento per anarchici di tutto il mondo e ospita numerosi siti internet e forum di discussione. In due occasioni differenti l’Fbi ha intimato la consegna degli indirizzi IP dei visitatori di alcuni siti internet ospitati sul server tra cui il popolare Infoshop News giustificando tale richiesta con la presenza di messaggi di “istigazione alla violenza” su tali siti. Almeno uno dei messaggi incriminati presente su uno dei forum a pubblicazione aperta, a detta degli stessi utenti dei siti, sembra essere stato costruito ad arte per rendere il server “vulnerabile a intrusioni del governo”.

Negli ultimi anni le amorevoli cure dell’Fbi sono state dispensate a molti siti “dissidenti”, i casi più noti a livello internazionale riguardano la chiusura del sito Raise the Fist e il successivo imprigionamento del webmaster Sherman Austin e l’accanimento contro molti nodi del network Indymedia tra cui quello di Indymedia Italia.

Ma anche tra i siti italiani intimidazioni e sequestri preventivi sono una costante e, per ricordarsene, basta citare quelli di accadeinsicilia o di due siti RdB/CUB sul lavoro precario o quello di analisi storica brigaterosse.org, fino ad arrivare al grottesco sequestro che ha riguardato un sito dei carabinieri.

(dalla rete)


SOTTOPELLE

Mai dimenticare la carta d’identità: è obbligatorio portarla sempre con sé. » quanto afferma la legge. Ebbene, ci sono buone notizie per gli smemorati. La Applied Digital di Delray Beach, in Florida, ha creato la VeriChip, una specie di carta d’identità in miniatura. Grande come una capocchia di spillo, va impiantata nell’avambraccio. Pare che il governo messicano ne abbia già munito un migliaio di persone, tra cui 200 funzionari del Ministero di Giustizia. Negli Stati Uniti per adesso viene usata solo nel settore medico, per indicare il gruppo sanguigno di un paziente o informazioni analoghe, ma si sta già progettando di estenderne l’uso fino a sostituire le attuali patenti.

CosÏ, un domani, chi di dovere non avrà più bisogno di domandare "documenti, prego!". Gli basterà captare il chip sottocutaneo.