AI BANDITI
Le attuali condizioni di vita e di lavoro possono essere imposte solo con un uso sempre più massiccio del terrore. Terrore di rimanere disoccupati, terrore di non poter pagare gli affitti sempre più esorbitanti, terrore della polizia, terrore del carcere. Perché in fondo, ultima carta e ultima dea, è sempre la repressione la garante dei presenti rapporti sociali. Anche quando questa si abbatte su individui ben precisi, è all’insieme della popolazione che lancia i suoi messaggi. Sbaglia i suoi conti chi pensa di non essere coinvolto: di fronte all’indifferenza, i padroni pretendono sempre di più (salari ancora più bassi, contratti ancora più precari, controllo ancora più diffuso, ecc.).
Un esempio è quello che sta succedendo a Rovereto. Dopo ripetuti sgomberi di spazi occupati, arresti e condanne, autorità e forze dell’ordine arrivano ora alle misure tipiche del Ventennio. Due anarchici, uno spagnolo e l’altro svizzero, sono stati raggiunti da un decreto di espulsione a vita dall’Italia. Altri dodici compagni, tutti residenti in comuni limitrofi, si sono visti notificare un foglio di via di 3 anni da Rovereto. Non spieghiamo neanche cosa vuol dire concretamente un simile divieto di permanenza e di transito (affetti, lavoro, corvé burocratiche, vita sociale, spostamenti in treno, ecc.). La polizia sa perfettamente che tali misure di “ordine pubblico” rischiano di cadere di fronte ai ricorsi amministrativi, anche perché nella foga i birri hanno leggermente esagerato, estendendo i fogli di via a un ragazzo che va a scuola a Rovereto e a un’altra compagna incinta il cui medico ha lo studio in città. Ma i ricorsi costano milioni e durano mesi o addirittura anni. Intanto, si mettono al bando gli indesiderabili che non piegano la testa. Nella loro assoluta discrezionalità, questi provvedimenti possono colpire chiunque, anche in assenza di reati precisi. Poco tempo fa un’anarchica statunitense è stata raggiunta, in Spagna, da un decreto di espulsione da tutta l’Unione Europea. Mentre i fogli di via vengono notificati sempre più spesso, si tratti di dissidenti o di semplice gente che vive in strada. E questo ci ricorda che la sorte dei tanti immigrati senza documenti rinchiusi ed espulsi su sola decisione della polizia si allarga a tutti gli individui scomodi (per ciò che dicono, per chi frequentano, ecc.). Questo ci ricorda che viviamo tutti in regime di libertà vigilata, che la ´guerra di bassa intensità al terrorismoª è ovunque perchÈ i suoi Nemici — dall’Iraq ai paesini delle Alpi — sono dovunque: nemico è chiunque ostacoli, in un modo o nell’altro, il radioso cammino del capitale, degli eserciti, dei petrolieri in Iraq o dei costruttori di un inceneritore sopra Trento.
Ecco allora che inceppare la macchina delle espulsioni non vuol dire creare una forma di solidarietà dall’esterno, più o meno umanitaria, bensì attaccare un meccanismo repressivo che ci coinvolge tutti, il cui sfondo è la giustificazione di ogni controllo, di ogni vessazione, di ogni privazione della libertà. Gli Stati dimostrano ed organizzano una solidarietà senza falle contro gli sfruttati di tutto il mondo, all’esterno come all’interno dei confini dei singoli paesi. Perché dovremmo accettare noi le loro frontiere sociali, nazionali o legali?
Anarchici roveretani
Volantino distribuito a Trento, nel dicembre scorso, in occasione di un concerto di Goran Bregovic a sostegno della Croce Rossa
SPARARE SULLA CROCE ROSSA?
Non è certo facile attaccare la Croce Rossa (si conosce l’adagio, sembra di prendersela con le persone più buone e indifese del mondo). Ma è proprio così?
Se non c’è dubbio che molti lavoratori e volontari di questa organizzazione sono animati da intenzioni rispettabili, è altrettanto vero che stanno chiudendo gli occhi su cosa fa (magari altrove) la struttura di cui sono parte. Li invitiamo ad aprirli. E invitiamo gli altri a riflettere.
La Croce Rossa non è un'organizzazione umanitaria. E’ un'istituzione paramilitare che affianca - dunque legittima - gli eserciti nelle loro operazioni internazionali di guerra. Contribuisce ad umiliare le popolazioni colpite dai massacri, scoraggiando la loro ribellione, gestendo, sotto il controllo delle varie polizie, il problema dei sopravvissuti, degli sfollati, dei profughi. non denuncia mai, per evidente complicità, le cause reali delle sofferenze che è pagata per lenire. la croce rossa rappresenta la faccia dolce del militarismo.
Un esempio chiarissimo: ci sono al mondo milioni di persone che migrano a causa delle guerre (5 milioni di profughi si sono riversati nel mediterraneo in seguito alla sola prima guerra del golfo). come accoglie questi immigrati la croce rossa? E’ presto detto.
In Italia essa gestisce vari centri di permanenza temporanea (ad esempio quelli di via Corelli a Milano e di corso Brunelleschi a Torino), cioè i lager dove vengono rinchiusi gli immigrati colpevoli solo di non avere i documenti in regola.
Non è retorico definire lager questi luoghi. come i campi di concentramento, sono anch'essi centri in cui vengono reclusi uomini e donne che non hanno commesso alcun reato, semplicemente perché stranieri e poveri. sottoposti a pestaggi e vessazioni, questi internati sono al più completo arbitrio della polizia, in attesa di essere espulsi.
La Croce Rossa costituisce un anello fondamentale nella macchina delle espulsioni. Si preoccupa forse di quale sorte attende gli immigrati ricacciati nei loro paesi (la fame, la disperazione, la morte)? nei c.p.t. che gestisce ci sono spesso rivolte brutalmente represse. diversi immigrati si sono suicidati o sono stati uccisi. la croce rossa ha del sangue sulle mani.
Non sostenete, spettatori, questa ingiustizia. ritirate la vostra partecipazione, e andate in pace.
CHIUDIAMO I C.P.T. - BASTA ESPULSIONI - SOLIDARIETA' CON I 140 IMMIGRATI SGOMBERATI A CASIER (TREVISO)
SE NON ORA, QUANDO?
Negli anni ottanta c'era uno slogan che diceva: "Oggi non è tanto il rumore degli scarponi che dobbiamo temere, quanto il silenzio delle pantofole". Ora stanno tornando entrambi. Con un linguaggio da guerra santa (le forze dell'ordine quale "esercito del bene" che protegge i cittadini dagli immigrati, "l'esercito del male" come ha affermato qualche mese fa il presidente del Consiglio), lo Stato sta organizzando quotidianamente retate ai danni degli immigrati. Le loro case vengono devastate, i clandestini vengono rastrellati per strada e deportati, rinchiusi nei lager ed espulsi nella più totale indifferenza. In numerose città sono in costruzione nuovi centri di detenzione.
La legge Bossi-Fini prevede di limitare i permessi di soggiorno alla durata esatta del contratto di lavoro, di schedare tutti gli immigrati e di trasformare la clandestinità in reato. Anche nelle campagne vicino a noi (come è successo qualche giorno fa a Brentonico) gli sbirri hanno cominciato ad arrestare uomini la cui unica colpa è di non avere documenti.
Ora che ritorna, sfruttando un diffuso sentimento di precarietà, l'ignobile slogan "straniero è nemico; ora che diventa un reato essere poveri costretti ad errare in cerca di condizioni di vita meno odiose; ora che le deportazioni si fanno quotidiane e che lo Stato ci vorrebbe ancora una volta o delatori o complici nell'indifferenza, occorre inceppare la macchina delle espulsioni, occorre organizzare la resistenza.
Per discutere di tutto questo vi invitiamo a un incontro pubblico con un partecipante al movimento francese contro le espulsioni e le lotte dei sans-papiers.
BASTA CON IL RAZZISMO SOCIALE E DI STATO! BASTA CON I RASTRELLAMENTI DELLA POLIZIA E CON I LAGER PER CLANDESTINI!
INCEPPIAMO LA MACCHINA DELLE ESPULSIONI!
ASSEMBLEA PUBBLICA
GIOVEDI 3 OTTOBRE 2003, A TRENTO, ORE 20.30 PRESSO LA FACOLTA' DI SOCIOLOGIA (AULA 20), VIA VERDI 6