Ancora sul Grassano e sulle sue nutrie - 08-05-03 - Vittorio Pagliarulo  

 

 

Ancora sul Grassano e sulle sue nutrie

(la vendetta della natura oltraggiata)

 

Molto interessante il servizio dettagliato dell’amico Giovanni sulle nutrie alle sorgenti del Grassano; altrettanto interessante – appena letto su vivitelese – l’articolo “Rio Grassano, il parco…delle nutrie” apparso sul “Sannio Quotidiano del 6 maggio u.s. a firma di Vincenzo Palmieri.

Personalmente ho pochissimo da aggiungere a quanto si è scritto, salvo fare alcune considerazioni di carattere ambientale allorquando la mano dell’uomo, come il solito, interviene per guastare tutto quello che la natura ha prodigiosamente “cesellato”.

Le ricordo le sorgenti del Grassano; tanti anni fa, accompagnato da un mio collega che conosceva bene quei posti veramente incantevoli, Mario Girolamo Conte, Sansalvatorese d’adozione: era un intrico fittissimo di vegetazione lussureggiante; acque limpide e cristalline sgorganti dalle viscere della terra e placidamente confluenti verso il fiume Calore, dopo pochi chilometri. Vi erano i resti di un’antica centrale elettrica e null’altro.

Poi intervenne l’uomo, il progresso, la speculazione, gli “insediamenti produttivi” (così si chiamano ora a spese dell’ambiente tutte le opere che servono a fini speculativi) e quindi la devastazione della natura: qualche corso d’acqua scompare sotto il cemento, tanto spazio liberato dalle piante per consentire alla gente di arrivare con la macchina, tanta illuminazione, buste di plastica piene e vuote. Tanta sporcizia, insomma.

E ci meravigliamo delle nutrie?

Lo dico sempre a mio figlio: quando affetti il pane fai in modo di non far cadere briciole sul pavimento. Lui no, testardo e noncurante. Qualche giorno fa abbiamo dovuto mettere a soqquadro la cucina per liberarla dall’invasione di formiche.

Come si dice…”meditate gente, meditate”.

Una cosa la devo dire al dr. Bove, Consigliere di minoranza al Comune di San Salvatore, che mi duole non conoscere; molto sommessamente: le “oasi”, per essere definite tali, non possono subire alcuna violenza dalla mano dell’uomo, proprio per non perdere le loro peculiarità naturali. Il Grassano, quindi, oasi lo è stata, ma solo qualche tempo prima dello scempio.

Un mio ex amico, restando in tema d’ambiente, quando nel 1985 mi chiese cosa avrei fatto per salvaguardare il laghetto telesino, senza esitazioni gli risposi che avrebbe dovuto avere il coraggio di precludere ogni intervento umano intorno ad esso, almeno per un lustro. Egli non ascoltò.

All’amico Giuseppe dico invece che le sue lagnanze sui marciapiedi antistanti il vecchio campo sportivo compreso i “loculi” ove saranno messe a dimora le piante, sono più che giustificate.

Quando sul Viale Minieri furono messi a dimora i liriodendri, vent’anni fa, anche allora i “loculi” furono predisposti prima e, addirittura, con le delimitazioni di travertino in rilievo per far inciampare la gente. Le buche furono realizzate con la trivella (pensa un po’ tu! Ne facemmo di baccano all’epoca!).

Come pensi che faranno vent’anni dopo?

Circa il sistema di potatura che hanno adottato sul viale, invece, ti assicuro che a mio parere fanno benissimo perché devi sapere che il liriodendro è una montagna di verde: pensa che nel suo ambiente naturale, il Nord America, è un’immensa piramide che raggiunge anche trenta metri d’altezza con un diametro basale della chioma che raggiunge anche dieci metri.

Tornando al 1985, dal mio ex amico mi fu chiesto se si poteva escogitare qualcosa per sostituirli.

Scomodai un caro amico, il prof. Antonio Quacquarelli, all’epoca direttore dell’Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale con sede a Roma che invio a Telese una sua collaboratrice per un sopralluogo (la relazione dell’Istituto è agli atti del Comune). Non fummo capaci, con due assessori dell’epoca, di convincerla a dichiarare per iscritto che quelle piante dovevano essere sostituite e magari trasferite nel parco delle terme. Non fummo creduti, pensava che pur di sostituirle saremmo stati capaci anche di abbatterle: per allora sarebbe stato almeno da dimostrare. Ora, invece, le piante, le abbattono allegramente.

Vittorio Pagliarulo