Scott G-Zero |
A prima vista la G-Zeero può
sembrare molto simile a molte altre full dotate del semplice schema
Cantilever, ma rispetto a concorrenti come la Jekyll di Cannondale le
differenze sono molto più marcate di quello che può sembrare a prima
vista. Innanzitutto il telaio: benchè sia disponibile anche la versione
totalmente in alluminio, la full di Scott si è distinta per molti anni in
quanto era una delle poche -se non l'unica- biammortizzata con triangolo
anteriore in composito. Le versioni di punta, infatti, dispongono di una
splendida monoscocca in carbonio sulla quale è infulcrato il forcellone
in tubi tondi di alluminio non verniciati, in modo che il loro
scintillante argento contrasti con il nero della nobile e leggera fibra
che compone il resto del frameset. L'impatto visivo è davvero di notevole
effetto, ed anche le caratteristiche di rigidità torsionale e
longitudinale che si ottengono con una soluzione simile sono di assoluto
rilievo, il tutto abbinato ad un peso decisamente contenuto per una full
che si può adattare tanto ai campi di gara quanto al light freeriding a
seconda del montaggio.
Rispetto allo schema -molto più tradizionale e "motociclistico"- della Jekyll, la G-Zero presenta alcuni accorgimenti che tendono a mitigare dei difetti tipici delle strutture Cantilever, ed altri che invece sono volti a sottolinearne i punti forti. Innanzitutto il materiale con cui è costruito il triangolo anteriore: per il 2004 sono già previste strutture in composito con carri a parallelogramma ed ammortizzatori fissati a telaietti ausiliari in alluminio incollati alla struttura principale, ma ai tempi in cui la G-Zero fu presentata -e si parla di qualche anno fa- espedienti simili erano ancora roba da libri di fantascienza, e l'unico modo per utilizzare il carbonio per un telaio biammortizzato era di fissare l'ammortizzatore in un punto che fosse in grado di sopportarne la spinta. O si sistemava il perno sullo snodo sella come nella Trek STP400, oppure si predisponeva una struttura apposita, come nel caso della G-Zero, in cui l'unità ammortizzante è fissata ad una struttura progettata ad hoc, in modo che sia sollecitata solo a trazione, la fibra di carbonio infatti presenta grossi problemi progettuali nel caso si decida di sottoporla anche a forze di torsione o taglio. |
Per limitare il numero di
perni disposti sul telaio e con esso i problemi in fase di progettazione e
realizzazione si pensò al semplice schema Cantilever, che tra l'altro
esaltava la grande rigidità del triangolo anteriore in composito.
Un sistema simile però era fortemente influenzato dalla pedalata che tende a far chiudere la sospensione ed a generare fastidiose oscillazioni: per ovviare a questo problema in Scott hanno pensato di sistemare il fulcro del forcellone davanti al movimento centrale in posizione leggermente rialzata, e non dietro ad esso come nel caso della Jekyll. Questo espediente porta la sospensione a comportarsi in maniera diametralmente opposta rispetto allo schema "classico": la pedalata tende ad accorciare la distanza mozzo-movimento e quindi ad allineare questi due col fulcro della stessa, aprendo di fatto la sospensione. Più in alto sarà sistemato il punto d'attacco del forcellone, più l'effetto di "apertura" sarà marcato, soprattutto con la catena posta sulle corone da 22 e da 32. |
![]() |
Quando invece si pedala col
44 la sospensione posteriore tende a comportarsi come un Cantilever
"classico", e quindi oscilla ad ogni pedalata se non si dispone
di un'unità ammortizzante dotata di bloccaggio manuale o
"dinamico", ma questo è un problema che certamente è poco
sentito dai proprietari della G-Zero: il telaio è talmente costoso da
venire abbinato in genere alle migliori sospensioni esistenti sul mercato
e quindi sempre bloccabili, inoltre la bici è in grado di offrire corse
posteriori ben superiori ai 100mm, ricadendo così nel settore del trail
biking più accanito, fatto di biker più attenti a caratteristiche come
guidabilità e leggerezza piuttosto che capacità di scatto o sensibilità
alla pedalata.
In conclusione, la Scott G-Zero è stata per molti anni uno dei pochi esempi di biammortizzata in fibra di carbonio, e le sue forme morbide e molto "motociclistiche" sono senza ombra di dubbio ancora molto affascinanti per quei biker che in una mtb non cercano solo i freddi dati ponderali ma che vogliono disporre di un mezzo davvero unico per stile e scelte tecniche. |
|