II cuoco prigioniero, "favola gastronomica e filosofica" come la
definisce l'autore, è ambientata in un periodo storico determinato sommariamente
"al tempo dei Borboni". Il suo mondo è in realtà quello dell'immaginario: la
vicenda si sviluppa tra Re, Regine, Nobili, Popolani, che non hanno una dimensione
realistica. Tutti i personaggi, fatta eccezione per il protagonista (che contiene,
seppur leggeri, elementi di tensione "drammatica"), sono figure fantastiche
e non definite: eppure tutti sono golosi, litigiosi, generosi, insomma umani,
per nulla astratti o lontani. Verso dopo verso la commedia propone un mondo
immaginario e insieme tenero ed affettuoso attraverso un linguaggio che genera
immagini su immagini, le sostanzia, le contrasta. Il garbato gioco poetico colora
le figure della storia delineandone le sagome. Mondo della corte e mondo del
popolo sono i due temi contrapposti che crescono e si definiscono a poco a poco,
tratteggiati dalle battute. La trama è incalzante, i mutamenti dell'azione si
sviluppano con ritmo avvincente. Il narratore, fa da tramite fra scena e scena
come un ponte tra il racconto e la rappresentazione teatrale.