Omaggio al Cabaret degli anni '20 e '30
le foto dello spettacolo del 9 giugno 2002
Trentadue allievi hanno lavorato insieme alla realizzazione di questo spettacolo
gli allievi del laboratorio teatrale dell'Accademia Culturale,
gli allievi di Teatro & Contorni di Santa Margherita Ligure
e gli allievi dell'Accademia della Musica di Genova
Quando nel chiasso di una qualsiasi birreria di Monaco di Baviera, tra i rumori confusi dei boccali di birra, delle cantanti e delle gambe delle sedie entrava Karl Valentin con la sua faccia funerea, si aveva immediatamente la netta sensazione che quell'uomo non avrebbe fatto dello spirito. Lui stesso è una battuta di spirito.Quell'uomo è davvero un'autentica, complessa freddura. Possiede una comicità del tutto asciutta, interiore, di fronte alla quale si può fumare e bere ed essere scossi da una incessante risata interiore, che non ha nulla di particolarmente bonario: giacché si tratta dell'inerzia della materia, dei più sottili godimenti che mai si possano suscitare. Viene messa in chiaro l'inadeguatezza di tutte le cose, compresi noi stessi. Quando quest'uomo, uno dei personaggi culturalmente più penetranti del nostro tempo, incarna agli occhi della gente semplice la connessione che esiste tra placidità, stupidità e gusto di vivere, le vecchie rozze ridono e lo avvertono in profondità. Non si capisce perché non si dovrebbe mettere Karl Valentin sullo stesso piano del grande Charlie, con il quale ha in comune ben più della quasi totale rinuncia alla mimica ed agli psicologismi a buon mercato, a meno che si voglia dare eccessiva importanza al fatto che è tedesco.
Bertolt Brecht, ottobre 1922
Achille
Campanile (1900-1977) Considerato uno dei più acuti umoristi del nostro
secolo, C. si è dimostrato, sia nelle opere narrative sia in quelle teatrali
(e la sua professione di giornalista non fece che aiutarlo), anche un
attento osservatore della vita quotidiana, abilmente sfruttata come piattaforma
per l'invenzione. Il successo però non gli arrise: raramente il pubblico
fu in grado di capire appieno i suoi testi, contrassegnati da un alto
e raffinato coefficiente di paradossalità. La sua formazione avvenne nel
clima culturale della Roma degli anni Venti e Trenta, trascinato dall'esempio
del padre, giornalista e regista del muto. Il debutto si ebbe con gli
sketch delle Tragedie in due battute, rappresentate da A.G. Bragaglia
al Teatro degli Indipendenti (1924). Considerate tra le sue opere migliori,
le Tragedie evidenziano il forte legame di C. con
l'avanguardismo futurista, ma soprattutto il suo istintivo amore per il
nonsenso, il calembour e l'irriverente rovesciamento del prevedibile.
… C. ha dovuto attendere a lungo per ottenere il giusto riconoscimento
letterario, che gli è giunto soprattutto grazie al sostegno di Carlo Bo
(con l'introduzione al Manuale di conversazione , nel 1973) e alla conseguente
vittoria al premio Viareggio, riverberatasi anche nel recupero dell'opera
teatrale, come testimonia la frequenza degli allestimenti negli ultimi
anni.
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