Rassegna Teatro Giovane 2001
ALFABETO DI AUSCHWITZ
Premio
Speciale della Giuria
regia, multimedia e grafica Patrizia Ercole
poesie scritte dagli allievi: Carlotta Bosetti, Lorenzo Brighenti, Luca Canessa, Lorenzo Carota, Giulio Ferrari, Valentina Finievoli, Laura Floris, Alessio Grana, Riccardo Leoncini, Manuela Meloni, Elena Menocci, Marco Nataletti, Francesca Orsi, Chiara Pensa, Matteo Ricci, Andrea Sangiorgi, Francesca Vernazza, Andrea Viacava
disegni realizzati dagli allievi: Giorgio Barbieri, Valentina Bisso, Carlotta Bosetti, Lorenzo Brighenti, Carlotta Calabrese, Elisa Cassinelli, Michele Costa, Alessio Grana, Manuela Meloni, Chiara Pensa, Michele Pizzi, Riccardo Suriano, Roberto Tomei, Francesca Vernazza, Andrea Viacava, Michael Zanfretta
voci dei testimoni: Emilia Cazzani, Angela Gemelli, Antonio Giannelli, Nives Sini Santi
filmati e immagini tratte dal CD Rom Destinazione Auschwitz - Proedi Editore e dal Word Wide Web
Teatro delle Clarisse - 7 giugno 2001 – Rapallo
Adattamento teatrale realizzato dalle classi 2° A e B scuola media G. Rossi con la supervisione dell’autrice teatrale Patrizia Monaco, assistenti alla regia Prof. Albertina Corticelli e Prof. Bianca Gozzi
Lo spettacolo s’ispira all’"Alfabeto di Auschwitz", versione italiana di "An Auschwitz Alphabet" di Jonathan Wallace. Si tratta di un pregnante ed esaustivo lavoro sull’Olocausto degli ebrei, e sul lager di Auschwitz in particolare, che Wallace ha costruito quale tributo a Primo Levi, indimenticabile voce dalla Shoah.
Il testo di Wallace è stato utilizzato come griglia, entro le cui voci (da A: Arbeit Macht Frei fino a Z: Zyklon B), i ragazzi sono stati sollecitati a scrivere le loro impressioni che si sono estrinsecate non tanto in un testo dialogato, quanto nell’immediato ed emotivo mezzo espressivo della poesia e del disegno. Il risultato è un montaggio di testi originali dei ragazzi inseriti nelle testimonianze e documentazioni dell’"Alfabeto di Auschwitz", con un supporto audiovisivo.
A noi tutti interessava una riflessione dei ragazzi su un soggetto storico: lo sterminio finale di ebrei, zingari, partigiani ed omosessuali, che, per sua natura valido ed attuale, lo diventa sempre più per l’incalzare di altri genocidi e di fatti non simili ma assimilabili, quali il latente razzismo in una società che sta diventando necessariamente multietnica.
Lo spettacolo non intende proporsi come una macabra elencazione di orrori bensì come un monito a ricordare, attraverso il passaggio del testimone alle più giovani generazioni, affinché alcuni grandi capisaldi dei valori umani non vadano perduti, valori e riflessioni che si riassumono in frasi su cui i ragazzi hanno dovuto soffermarsi a pensare: “Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue della vita, è stato inutile” (dai diari di Etty Hillesum); “E’ possibile, anche laddove sembra che l’uomo sia sommerso, conservare la dignità” (Primo Levi), ed in ultimo, vero fulcro del nostro progetto, le parole del filosofo Santayana: “Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”.
Patrizia Ercole e Patrizia Monaco